Si chiama MedFeminiswiya ed è un network professionale dedicato alle giornaliste e comunicatrici che producono contenuti nel Mediterraneo. La sua piattaforma virtuale sostiene il lavoro delle donne promuovendo i valori di diversità, libertà di espressione, solidarietà, fiducia tra le giornaliste. Ma non ci sono solamente la Rete e la tecnologia digitale a dare forza al progetto: dall’8 al 13 novembre MedFeminiswiya, il primo media femminista mediterraneo in tre lingue (inglese, arabo, francese) si è dato appuntamento a Tunisi per discutere in presenza, dopo più di due anni di riunioni su Zoom causa pandemia, delle tematiche personali e professionali che lo caratterizzano, dei progetti che ha sostenuto e che intende sostenere.
Una realtà che esalta la capacità delle donne di essere propositive ed attive
A portare i saluti istituzionali è stato Francesco Acosta, capo della delegazione europea in Tunisia, che ha sottolineato l’importanza di iniziative come MedFeminiswiya nonostante le difficoltà e gli ostacoli che le donne devono affrontare e la necessità di dare più pubblicità a realtà come questa, che esaltano la capacità delle donne di essere propositive e attive. La presidentessa Nathalie Galesne, caporedattrice responsabile della pubblicazione dei testi in lingua francese e instancabile motore di iniziative che vanno nella direzione della cultura della consapevolezza (come l’altra sua creatura, Babelmed),ha spiegato, nel corso della tavola rotonda di Tunisi, che «il Mediterraneo ha le sue luci, ma anche zone d’ombra, conflitti, tragedie; in questo periodo turbolento sono le donne a pagare di più, con una ulteriore compressione dei loro diritti. MedFeminiswiya non si basa su piramidi e verticalità, ma sulle aperture, non ci sono il sud e il nord, ma c’è il Mediterraneo e ci sono tante cose incoraggianti, reportage, dossier formidabili che più vengono diffusi, più possono fare la differenza».
Articoli in più lingue, per essere letti da un bacino più ampio di utenti
Maya El Ammar, caporedattrice e responsabile della traduzione dei testi in inglese e in arabo, si è detta «molto orgogliosa del team: siamo riuscite a pubblicare centinaia di articoli ed è importante che MedFeminiswiya ospiti più lingue, per fare in modo che tutti i popoli del Mediterraneo sappiano quello che succede intorno a loro». Tra le contributor più conosciute spicca Olfa Belhassine, giornalista di La Presse dal 1990, che ha spiegato le caratteristiche dell’iniziativa: «La squadra si è formata grazie al sostegno della Fondazione donne del Mediterraneo. Ha definito una linea editoriale e uno statuto e ci si tiene regolarmente aggiornate con conferenze editoriali. Il progetto è nato nel 2018 e, dal 2021, sta producendo ininterrottamente testi, reportage, dossier con professioniste che vivono e lavorano in tantissimi Paesi». Difatti le firme sul portale spaziano dall’Algeria alla Croazia e poi Egitto, Spagna, Francia, Italia, Libano, Libia, Malta, Marocco, Montenegro, Palestina, Siria, Tunisia e Turchia. Territori differenti e realtà eterogenee che, però, vivono similarità se si parla di odio, razzismo, sessismo e di discriminazioni contro le donne.
Le donne protagoniste del network attraverso un modello inclusivo
La presidentessa Françoise Kayser ha sottolineato che «era e rimane fondamentale costruire una rete e una relativa piattaforma per parlare delle donne nel Mediterraneo, attraverso un modello inclusivo. MedFeminiswiya, continuando a crescere, ci consentirà di denunciare la violenza contro le donne, ma anche di rendere visibili le iniziative femministe positive, una costellazione di azioni che contribuiscono al vacillare del patriarcato».
Tematiche legate al mondo femminile, tra diritti delle donne, femminicidio, reportage sulle condizioni di lavoro
Su MedFeminiswiya, difatti, si trovano approfondimenti sui Paesi in cui il diritto di aborto è minacciato, interviste con attiviste per i diritti delle donne, ritratti di personalità notevoli, studi e ragionamenti sui femminicidi, reportage sulle condizioni di lavoro, sulle scelte di vita controcorrente di alcune donne e molto ancora. Tra le associate italiane Cristiana Scoppa, che si occupa anche di come rendere il progetto sostenibile economicamente per dare più risorse da destinare alla produzione di contenuti: «È sicuramente importante raccogliere risorse, come quelle che sono state garantite dalla Fondazione donne del Mediterraneo, per dimostrare che accanto a giornaliste professioniste che producono contenuti c’è un contesto che crede nel progresso delle donne, nella loro libertà di espressione, nel cambiamento in positivo».
Non esistono argomenti maggiori o minori
I workshop di formazione e scambio che si sono succeduti nella settimana dedicata a MedFeminiswiya hanno trattato tutti i temi cari alle professioniste dell’informazione: la sottorappresentazione nel lavoro giornalistico, la disparità salariale, il giornalismo investigativo sui diritti delle donne, la valorizzazione delle donne nella scienza e nella ricerca, la sensibilità pubblica sui temi della libertà di espressione e sul diritto di avere una famiglia e, intanto, proseguire nella propria carriera professionale. Non esistono temi maggiori e minori: è notizia la piaga del traffico di ragazze finalizzato allo sfruttamento sessuale, ma lo è anche che la Spagna garantisca alle donne lavoratrici, a differenza di quasi tutti gli altri Paesi, tre giorni al mese di permesso in caso di malessere dovuto al ciclo, oppure che in alcuni Stati vengano promosse oppure ostacolate campagne sulla contraccezione.
Obiettivo: essere uno spazio sicuro per le donne che lavorano nel settore dei media
MedFeminiswiya aspira a essere uno spazio sicuro per le donne che lavorano nel settore dei media: «La nostra rete – recita il manifesto – crede che le donne meritino piattaforme e spazi pubblici liberi dalle redazioni tradizionali dominate dagli uomini, permeabili all’incitamento all’odio, all’esclusione e alla misoginia». Il suo successo dipenderà anche da quante giornaliste vorranno aderire e offrire il loro contributo, facendo la loro parte per dare visibilità alle sue inchieste e alle sue battaglie.
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