Alla direttrice Giada Frana consegnato il Premio Vergani 2022

Consegnato a Giada Frana, fondatrice e direttrice de L’altra Tunisia, il Nuovo Premio Guido Vergani 2022 - cronista dell’anno 2021 - Premio Speciale Stampa Estera - sezione carta stampata, prima classificata ex aequo con i giornalisti Fausto Biloslavo e Daniele Bellocchio.
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Sabato 12 novembre, a Milano, mi è stato consegnato il Nuovo Premio Guido Vergani 2022 – cronista dell’anno 2021 – Premio Speciale Stampa Estera – sezione carta stampata, prima classificata ex aequo con i giornalisti Fausto Biloslavo e Daniele Bellocchio. Il Premio ha lo scopo di sottolineare il ruolo e la funzione che il cronista svolge per informare a contatto diretto delle istituzioni e dei cittadini, e per dare un concreto riconoscimento a coloro che si sono particolarmente distinti per impegno professionale e umano. Un premio inaspettato: mi avevano comunicato di essere tra i finalisti, ma non avrei immaginato di essere premiata per il lavoro con L’altra Tunisia. Avevo letto i nomi dei giornalisti finalisti, i loro curriculum, i loro lavori, e di fronte ad inviati di guerra, a reportage di alto livello, inchieste e via dicendo, mi ero detta che già essere stata selezionata assieme a loro era per me un risultato di cui essere fiera.

Tunisia, un Paese che appassiona nonostante le contraddizioni

Di Tunisia mi occupo dal 2013, ed è un Paese che è entrato per casualità nella mia vita. Mi ci sono trasferita, facendo un salto nel buio, nel 2014, restandoci per due anni. Avevo grandi aspettative, pensavo che avrei potuto propormi come corrispondente per diverse testate italiane, ma, si sa, spesso i sogni si infrangono con la realtà. La Tunisia, la culla della cosiddetta Primavera araba, interessava poco ai media italiani. Solo con gli attentati del 2014 diversi giornalisti si precipitarono a Tunisi inviati dalle loro redazioni per raccontare cosa fosse successo. Ma poi, il nulla. Ed è stato così sempre, anche negli anni a venire: a parte alcune eccezioni, la Tunisia interessava solo se si parlava di estremismo o di sbarchi sulle coste italiane. Sbarchi che venivano nella maggior parte dei casi narrati parlando per lo più di numeri, dimenticando che dietro questi numeri ci sono persone, con le loro storie. Ma io di questo Paese, vivendo la sua quotidianità,  e del suo popolo, mi sono appassionata, pur con tutte le sue contraddizioni. E’ diventato la mia seconda casa. 

Per anni, ogni volta che scendevo in Tunisia, andavo alla ricerca di storie da proporre alle redazioni, ma continuavo a scontrarmi con dei muri, nessuna risposta o un semplice “questo tema non ci interessa”. Che ci può stare, mi sono spesso detta che forse dovevo rivedere il concetto di notizia. Ma non ne ero del tutto convinta. Tenevo ben strette le collaborazioni con le testate che, conoscendo ormai il mio lavoro, mi davano carta bianca – o quasi. Ma non mi bastava. Per me la Tunisia doveva essere narrata in altro modo. Era un enorme laboratorio sociale e politico: possibile che nessuno se ne accorgesse e non volesse andare oltre questa narrazione?

Come è nata L’altra Tunisia

E’ venuta così l’idea di creare L’altra Tunisia, un webmagazine dove queste altre tematiche potevano trovare spazio. Allargando l’idea iniziale alla narrazione della comunità italo – tunisina presente sul nostro territorio. Non è stato semplice, fare questo passo: c’era la paura di non farcela, che l’argomento non interessasse ai lettori. Dall’altra parte c’era una vocina che mi diceva che il ruolo del giornalista è sì raccontare ciò che accade nel mondo, ma anche fare in modo che i cittadini aprano gli occhi e la mente su mondi e realtà a cui non avevano mai pensato. Pensai ai colleghi che avrebbero potuto lanciarsi con me in questa avventura, giornalisti e non che avevano un legame con questa terra, e che la conoscevano per un motivo o per un altro. Mi iscrissi a un corso con la Camera di Commercio, stilammo un Business Plan, e un Piano Marketing. La conclusione era che il progetto, pur essendo di nicchia, poteva essere interessante, ma non era sostenibile economicamente. Non mi scoraggiai: misi mano ai miei risparmi per partire, dopo diversi preventivi contattai il webdesigner, un’artista per il logo e iniziai. 

Il nuovo Premio Vergani 2022 consegnato a Giada Frana

Il Premio Vergani 2022: il riconoscimento di un impegno costante 

Il Premio Vergani rappresenta per me il riconoscimento del lavoro tutti questi ultimi anni.  Un lavoro portato avanti con passione, impegno, professionalità e fatica. Ricompensa le porte sbattute in faccia, i “a chi vuoi che interessi un progetto simile”, “dovresti occuparti di altro e non di Tunisia”, “sei fissata con questo Paese”. Ricompensa le notti in bianco passate a correggere ed impaginare gli articoli, le domeniche trascorse davanti al computer invece di stare con le mie figlie, i “ma chi me l’ha fatto fare” di alcuni periodi, i conti da far quadrare, i momenti no in questo primo anno e mezzo di vita. Periodo in cui comunque non sono mancate le soddisfazioni: dai primi lettori che ci hanno dato fiducia e hanno deciso di sostenerci economicamente, ai messaggi di stima ricevuti. Ovviamente c’è stato anche chi non apprezza del tutto il nostro lavoro, ma questo fa parte del mestiere e le critiche, se costruttive, aiutano anche a migliorare. 

Nel 2009, quando ho iniziato a muovere i primi passi nel mondo del giornalismo, mentre di sera lavoravo come cameriera in un pub, dove non mancavano frecciatine di cattivo gusto su questo mio sogno, un giornalista, frequentatore di questo posto, mi disse: “Se il tuo obiettivo è fare la giornalista, dacci dentro e basta, e fregatene dei commenti e dell’ilarità altrui, saranno altri a giudicarti, non loro”. E così è stato. Ed è un consiglio che vorrei dare a chi sta cominciando a muovere i primi passi in questo “mondo”: se ne siete convinti, continuate per la vostra strada, non smettete di mettervi in discussione e di imparare, con umiltà. E’una professione dove non si smette mai di imparare. 

Ringrazio i collaboratori della redazione, che si sono fidati di me e hanno deciso di intraprendere questa avventura senza sapere dove ci portasse, e chi in questi mesi ci ha sostenuto con delle donazioni e facendo passaparola. Continueremo a narrare la Tunisia e ad essere una finestra su questo Paese e sulla comunità italo – tunisina in Italia. Per costruire ponti e per un Mediterraneo che sia davvero un Mare Nostrum. 

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