Donne e qualcosa in più: vocabolario per parlare della donna in Tunisia

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Il mese di agosto in Tunisia è il mese di una festa che negli altri Paesi si festeggia solitamente l’8 marzo: la festa della donna, detta, in fus7a, 3id elmar’a. In Tunisia si celebra il 13 agosto. Questa data rimanda alla promulgazione del Codice sullo Statuto Personale voluto da Bourguiba nel ’56, ancor prima della Costituzione. La legge sanciva l’uguaglianza tra uomo e donna in termini di cittadinanza, abolendo la poligamia, regolando il ripudio e introducendo l’obbligo di consenso della donna per il matrimonio. 

L’elegante pronuncia hamzata di mar’a è andata persa nella lingua tunisina, dove, eliminando anche una vocale,“donna” si dice mra. Una volta imparata questa parola in realtà ne avete imparate due: mra infatti significa anche “moglie” ed è una parola utilizzata anche per rivolgersi a una donna della quale non si conosce il nome, con l’espressione “ya mra”. Attenzione però al contesto e al tono per non rischaire di sembrare maleducati.

Quando imparavo il tunisino mi divertiva sentire dire martimia moglie” perché non potevo fare a meno di pensare al diminutivo del nome Martina, e questo mi ha aiutato a ricordare che mra, quando seguito da un possessivo, diventa mart.

Tra le tante meraviglie dell’Arabo ci sono i plurali come Nise’donne”, che niente hanno in comune con la radice del singolare. Questa è la parola di spicco della poesia di Sghayer Ouled Ahmed, poeta di Sidi Bouzid voce della Rivoluzione, che ha scritto una poesia diventata slogan delle rivendicazioni femministe e femminili in Tunisia.  La poesia recita Nise bledi nise u nusfle donne del mio paese sono donne e qualcosa in più”, in omaggio all’importanza e all’innegabile ruolo trainante della donna nella società tunisina. 

Per l’occasione festiva, vi presento dei termini utili legati alla figura femminile.

Una donna forte e in gamba è detta mra 7amradonna rossa”; una che invece sa fare tutte le cose che, nella mentalità tradizionale, sono considerate tipiche della donna è invece detta 7orra, “libera”. 

Molte volte sentirete chiamare toflaragazza”, che può andare bene anche per “bambina/ figlia” o donna già adulta. Una bambina viene però detta più comunemente bneya o, con diminutivo affettuoso, bannota.

Per ragazza abbiamo anche il termine sbiya che potremmo tradurre però con “vergine” e anche “nubile”, che non si è ancora sposata.

Rivolgendosi in maniera rispettosa a una signora o matura o è bene chiamarla 7ajja pellegrina”, perché si presuppone che sia andata a fare il pellegrinaggio islamico o lo si augura in questo modo. Altrimenti possiamo usare il termine meno lusinghiero di 3azuza “vecchia”, ma non rivolgetevi a lei direttamente così. È meglio dirle ya ommi “mamma” o Madame, che va sempre bene. 

Vi lascio augurando a tutte una buona festa della donna!

© Riproduzione riservata


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