Se siete stati invitati all’improvviso per una tazza di thè o caffè avrete notato anche voi che nella maggior parte delle volte le signore escono in quel momento per acquistare il necessario. Cosa intendo? Che in una famiglia tradizionale tunisina non troverete nella dispensa scorte di cibo: la spesa si fa giorno per giorno, con esattamente il quantitativo necessario per preparare ciò che è stato programmato. Io,che al contrario, sono (ero) una consumatrice con manie di acquisto compulsive, che se succede qualcosa sopravvivo per almeno sei mesi con ciò che ho in casa, all’inizio mi sono trovata spaesata per questo aspetto. Anche con mio marito, che al supermercato mi guardava come se fossi un’aliena, per il mio carrello pieno di prodotti, soprattutto se trovavo delle belle promozioni. Risultato? La maggior parte dei prodotti non ricordavo di averli, come credo sia capitato a molti di voi, e poi scadevano.
Trasferitami qui, la mattina vedevo uscire le signore e tornare con la baguette fresca, delle bustine di caffè solubile, latte, chamia o burro. Ogni mattina! Perciò mi chiedevo: ma perchè non comprano un po’ di riserva, così al limite acquistano giusto il pane fresco… perchè… è abitudine! Verso le 10.30 invece passano con il sacchetto con il contenuto per il pranzo. Le donne tunisine, nella maggior parte dei casi, cucinano una volta sola per pranzo e cena. L’idea mi piace, ma per me è sempre un po’ difficile da attuare ogni giorno, ma sono preferenze personali. Ricordo che, quando passavo le vacanze estive qui, i primi giorni dovevo abituarmi a questo modo di organizzarsi, nel senso che se torni a casa e hai fame spesso devi uscire a comperare ciò che vuoi cucinare.
Altra cosa interessante è che nei negozietti di quartiere si possono prendere i prodotti sfusi, nel senso che ad esempio si possono comperare due formaggini, non si è obbligati a prendere la scatola intera, stessa cosa per burro o margarina, si chiede il quantitativo desiderato. Una bustina di lievito, persino i pannolini per i bambini si possono comperare a pezzo. Inoltre, ho imparato a mie spese, che è meglio comperare a soldi e non a peso: per favore mi dia due dinari di uvetta e non mi dia 150 gr di uvetta. Se si chiede la merce valutandola con i soldi si riceve il quantitativo praticamente perfetto, giusto con il pollo si può avere una differenza di qualche centesimo, se chiedete con i grammi, andrete a casa con quantitativo maggiore di ciò che avete chiesto. Siete sempre in tempo a farlo togliere, ma il rischio è che poi la prossima volta non verrete avvisati se un prodotto non è fresco.
C’è un’immagine che è rimasta impressa nella mia mente, anche se sono ormai passati otto anni: un giorno al mercato della mia città, una signora anziana, che aveva pochi dinari nel portafoglio,aveva chiesto un dinaro di riso. Ripenso spesso a quella signora, purtroppo è un fenomeno sempre più diffuso: il potere di acquisto giornaliero è eccessivamente basso e se non si sta attenti è un’impresa arrivare alla fine del mese. Questo, comunque, è un modo normale di acquistare in Tunisia: pertanto se sentite qualcuno che chiede un dinaro di uvetta, non è detto che sia in difficoltà, probabilmente ha solamente bisogno di quel quantitativo.
Al contrario, al mercato mi faceva strano vedere i prodotti venduti al chilo: un chilo di spinaci erano un quantitativo enorme per le mie abitudini. A casa, prendevo i prodotti sfusi e in poca quantità, invece qui era il contrario, già mezzo chilo ti guardavano strano. Oggi purtroppo, con l’aumento dei prezzi, non è più così e i quantitativi si sono ridotti drasticamente. Anche il modo di fare la spesa giornaliera è restato per le signore che sono a casa, invece chi lavora, per forza di cose si organizza con una spesa settimanale più completa, sui beni di lunga scadenza; si usa fare la spesa grande ad inizio mese. Un Paese in bilico tra tradizione e nuove esigenze! Ed io che faccio? Una via di mezzo: un pochino di riserva, ma non troppa…
Qui Gemma Baccini vi insegna come far spesa in tunisino
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