In un’epoca in cui la memoria rischia di dissolversi nell’effimero, Hatem Bourial si erge come un instancabile narratore della cultura tunisina. Scrittore, giornalista, conduttore radiofonico e mediatore culturale, Bourial è un ponte vivente tra il passato e il presente, capace di intrecciare storia, letteratura e tradizione in un’unica trama avvincente. Con numerosi libri all’attivo, Bourial ha scavato nei meandri della storia tunisina, restituendo ai lettori racconti vibranti di vita e significato. Le sue opere non sono solo narrazioni, ma veri e propri viaggi nella memoria collettiva di un Paese in continua evoluzione. Attraverso la sua scrittura, riesce a immortalare atmosfere, personaggi e luoghi che altrimenti rischierebbero di cadere nell’oblio.
La penna di Bourial non si limita alle pagine di un libro: il suo talento giornalistico lo ha reso un punto di riferimento sulle colonne di “Tunis-Hebdo“, dove ogni settimana offre ai lettori uno sguardo profondo su storia, società e arte. Il suo stile è raffinato ma accessibile, capace di avvicinare il pubblico a tematiche spesso dimenticate o trascurate. Ma Bourial non è solo uno scrittore: è anche una voce. Le sue parole prendono vita attraverso la radio e la televisione, dove ha condotto programmi culturali e realizzato interviste con artisti, intellettuali e protagonisti della scena culturale tunisina. Con il progetto “Culture Solidaire“, trasmesso su B7L9 Art Station, ha dato spazio a voci che meritano di essere ascoltate, creando un mosaico sonoro di idee e tradizioni.
A Cartagine-Dermech Hatem Bourial ha presentato Berliner Mauer, una serie di foto e testimonianze visive basate su alcuni detriti del Muro di Berlino. Come un’anamnesi, una storia post-traumatica è disegnata su blocchi di cemento freddo e senza vita. Ma con lui conversiamo della sua ultima fatica letteraria, Digressions Pragoises (edizioni Le Nef). «Sì, questo libro si chiama appunto “Digressioni praghesi” e raccoglie idee da appunti di lettura e di spostamenti. Sono diari di viaggio iniziati nel 1993. Ho realizzato questo volume per collezionarli e poi per fare una specie di gioco di digressione: quando sono a Praga menziono Tunisi, e inizia un avanti e indietro tra le due città. È una specie di conversazione architettonica. Oltre a ciò, ho anche evocato i miei ricordi di Praga. Sono molto interessato a questa regione europea così come a Varsavia, Vienna, Berlino, credo siano luoghi molto significativi.
Da ragazzo, quando andavo al liceo, Tunisi era la città della varietà di culture e costumi. Il che significa che non ho non ho mai sentito alcuna differenza tra me, un giovane di Tunisi che era ebreo, un giovane di Tunisi di origine siciliana, e così via. E al liceo ho cominciato a incontrare i figli dei diplomatici dall’Europa dell’Est, a quel tempo dicevamo così, ed è stato con loro che per la prima volta ho incontrato persone che non parlavano la stessa lingua, che non provenivano dallo stesso ambiente culturale. Per me è stata una fascinazione immediata: i cechi, peraltro, erano molto numerosi in Tunisia e tutti i figli di queste famiglie frequentavano le scuole superiori. Fu così che ebbe inizio questa mia passione e poi, naturalmente, lessi ciò che potevo al riguardo: ho scoperto prima Vienna, subito dopo Praga, poi anche Budapest e poi ancora ho iniziato ad andare a Varsavia, sono tornato a Praga… In fondo, mi sento naturalmente italiano, maltese, francese, tunisino… Un po’ figlio di tutti i Paesi che mi attraggono».
Il libro è più di un semplice diario di viaggio; è un’opera che intreccia l’eredità culturale e storica di due città. Attraverso una narrazione fluida, l’autore esplora la memoria di entrambi i luoghi, offrendo al lettore storie insolite e affascinanti. Un esempio è il racconto della partita del 4 dicembre 1966, in cui la squadra tunisina affrontò i Bohemians di Praga allo stadio Chedly Zouiten di Tunisi, con i giocatori praghesi in maglia verde e bianca che vinsero per 3 a 1. Bourial, in un gioco di epoche, confronta figure come la principessa Agnese, fondatrice del convento di Sant’Agnese a Praga e nota per la sua generosità verso i poveri, con elementi della cultura tunisina, creando un ponte tra le due tradizioni.
«È così. Mi immagino sulle rive della Vltava, il fiume che attraversa Praga e, in quel momento, mi trovo di fronte a un convento; questo convento è dedicato ad Agnese, conosciuta per la sua grande attenzione ai poveri. Mentre passiamo davanti al convento e pensiamo ad Agnese, c’è l’immagine di Aziza Othmana che si distingue, perché era anche nota pure lei per la sua generosità e perché era vissuta nello stesso periodo; Aziza fece costruire l’ospedale a lei intitolato nella medina di Tunisi. I due edifici, le due personalità si fondono, da lì costruisco una. Si può fare da un orologio, si può fare da un castello… Tutto il libro è fatto in questo modo, è una maniera per tornare sempre a Tunisi».
Se c’è un filo rosso che attraversa tutta la sua carriera, effettivamente è il desiderio di fare da ponte tra mondi diversi. Lo dimostra il suo ruolo nella recentemente rinata celebrazione della Madonna di Trapani a La Goulette, evento che racconta l’intreccio tra culture, religioni e popoli nel cuore della Tunisia. Lo si vede anche nel suo affascinante racconto del TGM, la storica ferrovia che collega Tunisi a La Marsa, un viaggio che nelle sue parole diventa quasi un pellegrinaggio nella memoria. «Personalmente, questo è stato un altro esercizio retrospettivo che mi ha fatto rivivere il viaggio ma, allo stesso tempo, mentre scrivo mi pongo delle domande. Questo primo testo su Praga è appena stato pubblicato ma ce ne sono altri che sono già stati editi, per esempio “Helsinki Jazz”, in cui ho fatto lo stesso esercizio. Quella volta, era la storia un Mediterraneo che va al Baltico, il tema della vicinanza e delle differenze tra i due mari».
Hatem Bourial non è solo un giornalista, né soltanto uno scrittore. È un custode di storie, un moderno griot che, con la sua voce e la sua penna, continua a tessere il grande racconto della Tunisia. «Scrivere e testimoniare è qualcosa di importante, perché anche un diario è un esercizio letterario. Tempo fa mi sono reso conto che nella sorta di blog che tenevo, rileggendo una sezione riguardava il mese di Ramadan, ho trovato 350 pagine in due anni dedicate allo stesso tema, una specie di cronaca della città, giorno per giorno. Era un sunto della vita quotidiana di un tunisino che viaggia per la Tunisia e che, allo stesso tempo, cerca di condividere impressioni, idee e tutto ciò che compone la vita. Ecco, oggi vorrei iniziare a pubblicare più. Prima scrivevo molto ma spesso non raccoglievo gli scritti in volumi. Oggi ho pubblicato quattro libri e per me questo è un inizio, un nuovo inizio nella scrittura, un genere cui tengo molto, così come sono interessato alla conservazione della grammatica tunisina, di un certo tipo di linguaggio. Nella speranza che anche altri autori, giovani giornalisti e scrittori, conservino e coltivino la curiosità per il viaggio e per le storie, con una filigrana che accompagni la narrazione».
Finché ci saranno persone pronte ad ascoltarlo, e chiunque lo abbia fatto ne è rimasto affascinato, le storie di Hatem Bourial non smetteranno mai di vivere.
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