Quando diedi la notizia del mio trasferimento in Tunisia, tra le varie reazioni dei conoscenti, ricordo bene una signora che mi disse : « Ma che fortuna, vai al caldo e a rilassarti ! ». Non so come mai nella sua testa trasferirsi in Tunisia equivalesse a farsi una vacanza : in realtà non era proprio così, ma questa è un’altra storia e un’altra volta vi racconterò delle difficoltà, anche per uno straniero, di trovare lavoro in Tunisia. Ma che in Tunisia faccia sempre caldo, si stia sempre in mezze maniche e si possa fare il bagno in ogni mese dell’anno, è un luogo comune che va altresì sfatato. Certamente il clima non è così rigido come nel nord Italia, da dove provengo io, ma il freddo nei mesi autunnali ed invernali si sente eccome.
Ero arrivata in Tunisia ad aprile 2014, in aereo, con due valige : avevo portato con me solo i vestiti estivi, pensando che dopotutto l’inverno sarebbe stato più mite e che sarei ritornata a casa prima dei mesi freddi per portare poi con me parte del vestiario invernale. Fortunatamente avevo comunque messo in valigia un cappotto pesante e delle magliette felpate. Ma non avevo fatto i conti con un aspetto non di poco conto : la mancanza del riscaldamento nelle case e negli edifici in generale, scuole comprese – a parte le ultime costruzioni -. I primi mesi lavoravo in una scuola, insegnando italiano agli studenti tunisini, in orario serale, dalle 17.00 alle 20.00. Da novembre a dicembre le aule erano molto fredde : in pausa durante le lezioni mi precipitavo al cafè più vicino per comprarmi un thé caldo per riscaldarmi un po’, e a volte tenevo sulle mani i guanti, quelli senza dita, e la sciarpa. Gli stessi studenti spesso tenevano addosso la giacca durante la lezione.
Non lontano da questa scuola c’era un negozio di vestiti usati : vi feci un salto per comprare alcuni maglioni più pesanti. « Ma tu vieni dal nord Italia, dovresti essere abituata al freddo ! » mi dicevano colleghi e studenti. In effetti, lo credevo anche io. In fondo c’erano dieci gradi, in Bergamasca si arrivava anche sotto zero, eppure quel freddo di Tunisi mi entrava nelle ossa. Appena tornavo a casa, essendo l’abitazione di mia suocera senza riscaldamento, mi cambiavo e mi infilavo sotto le coperte. Se dovevo lavorare al computer, mi preparavo una tisana, mettevo sciarpa e guanti e mi mettevo al lavoro il più velocemente possibile. E quando potevo, facevo accoccolare Loulou, la mia gatta, sulle ginocchia, che mi faceva così da scaldino vivente. Dall’Italia avevo portato le lenzuola in flanella, eredità della nonna, e un’amica, per Natale, mi regalò una bull elettrica, regalo apprezzatissimo ; in valigia misi anche una piccola stufetta. Non che mancassero in Tunisia, ma avevamo avuto diverse spese – il mio viaggio in Italia, la macchina che aveva sempre qualcosa che non andava – e per di più avrei lavorato ancora solo per un mese, quindi non potevamo permetterci questa spesa, guadagnando in dinari. In Tunisia inoltre non vi è l’abitudine di usare i piumoni : si usano delle coperte, che tengono comunque caldo, almeno due per letto.
Tempo fa si usava il canoun : un vaso in terracotta su cui venivano situati dei pezzi di carbone per scaldare un po’ l’ambiente, ma ovviamente il rischio di incendio era dietro l’angolo se non si stava attenti, tanto che alla tv veniva trasmessa una pubblicità per ricordare la sua pericolosità, suggerendo di arieggiare di tanto in tanto e di spegnerlo di notte. Le abitazioni più recenti hanno il riscaldamento, oppure si usano stufe elettriche (il cui costo va circa dai 40 ai 200 dinari, dai 12 ai 61 euro), ma l’oggetto che ora va per la maggiore è un radiatore che si può attaccare al muro e funziona a gas de ville ; ci sono anche termosifoni elettrici che però consumano molto ; altra soluzione è utilizzare il climatizzatore per riscaldare le stanze, ma la bolletta poi incide non poco sui consumi.
Quando cambiai lavoro, nel 2015, lavorando in una società francese situata in centro, anche in quegli uffici mancava il riscaldamento : cercavamo di riscaldare l’ambiente con il climatizzatore, ma non funzionava granchè, quindi per la maggior parte del tempo eravamo operative con giacca, sciarpa e guanti addosso. Io mi portavo una thermos di the caldo da casa. La nuova casa in centro in cui mi ero trasferita, con mio grande sollievo, aveva i caloriferi, uno in ogni stanza : ma gli infissi ovviamente non tenevano a lungo il calore, anche se si sentiva la differenza con la casa di mia suocera. Dopo cena mi accoccolavo sul divano con coperta e gatti addosso per riscaldarmi e non mancava la tisana prima di dormire…
In questi giorni la neve è arrivata anche nel nord – ovest della Tunisia : Ain Draham, Jendouba, Thala. Diverse associazioni tunisine organizzano, ogni anno, proprio delle raccolte di coperte e abiti invernali per i bambini e le famiglie svantaggiate di queste zone, in vista del freddo.
Quindi se avete intenzione di trasferirvi in Tunisia, non scordatevi di mettere in valigia anche qualche maglione e vestiti un po’ più pesanti.
E voi, come affrontate l’inverno in Tunisia ? Raccontateci !
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