Khouloud Salhi: “Con Radio Rayhana ho realizzato il mio sogno di essere giornalista”

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Khouloud Salhi, 30 anni, è tra le giornaliste redattrici di Radio Web Rayhana, la web radio nata all’interno di Dar Rayhana. “Sin da piccola dicevo che sarei diventata un’avvocata o una giornalista – racconta -: ci sono entrambe queste figure nella mia famiglia, così pensavo che avrei seguito una di queste due strade. Dopo aver terminato i miei studi, nel 2017 ho sentito parlare della radio, così sono venuta qui più veloce che potevo. Sono diventata giornalista attraverso le sessioni di formazione per due anni con Deutsch Feller Akademie e altre organizzazioni che lavorano sui media e sul giornalismo”. Un sogno che si avvera e un percorso che le ha permesso di acquisire maggiore consapevolezza, ma non solo. 

Questa è la mia confort zone: esprimo me stessa e dico agli altri di far sentire la propria voce, di esprimere anche loro stessi. C’è stato un grande cambiamento da quando vengo in radio: ero l’opposto di ora. Sono cresciuta in una famiglia davvero molto conservatrice:  mia madre credeva di avermi dato il diritto di studiare e terminare i miei studi, che era un privilegio, che ad altre ragazze non era stato dato, che dovevo essere grata per ciò. E io pensavo: perché dovrei essere grata per qualcosa che è un mio diritto? Ho lottato per avere ciò che anni fa non mi era permesso avere. Venire qui ha avuto un grande cambiamento nella mia personalità e nelle mie azioni quotidiane. Continuo a lottare: è la mia vita”. 

L’importanza dei media di prossimità

La giovane redattrice svolge questo lavoro con passione e dedizione: “Trascorro qui tutto il giorno: è qualcosa che amo e di cui sono appassionata. Le mie colleghe ed io lavoriamo come volontarie. Non essere pagate è problematico, ma si hanno due scelte: restare a casa a non fare nulla, o praticare la propria passione, e così facendo può essere un modo poi per ottenere un lavoro”. Nonostante gli studi in un altro campo – si è laureata in lingua Inglese ed ha un master in Business Affair – non si immagina lavorare in un altro campo -. Non immagino me stessa come insegnante di inglese o altro: essere una giornalista è ciò che voglio fare. Spesso mi dicono “Non sei davvero una giornalista, non ha studiato in questo campo, non stai lavorando in tv o in una radio Fm, sei un’amatrice”. 

No, sono una giornalista, faccio del mio meglio per fare ciò che dicono i libri, con creatività. Non è che si deve seguire solo ciò che sta scritto nei libri che si studiano all’università: stiamo facendo anche meglio di ciò. Ho seguito delle formazioni con persone qualificate, le persone apprezzano il nostro lavoro: cosa ci impedisce di dire che siamo giornaliste?  Siamo giornaliste locali: parliamo dei media di prossimità, non di media qualsiasi. È davvero importante che noi, come cittadini di Jendouba, abbiamo dei media locali che danno la possibilità alle persone dell’area di far sentire la propria voce attraverso questa radio. Non si tratta di lavorare come corrispondenti, come nella tv nazionale dove si viene qui solo per seguire una notizia.  Stiamo aprendo un dibattito che forse a livello nazionale non ha importanza, ma a livello locale sì. Possiamo influenzare le persone, spingerle a confrontarsi su determinati problemi: non sono solo notizie per noi, è qualcosa di più profondo e più grande. Questa è l’importanza di avere una radio locale: anche se non è FM, funziona, ha effetto sulle persone locali. Inoltre anche a livello nazionale, se qualcuno vuole qualche notizia affidabile su Jendouba, può seguirci: non seguiamo fake news, pubblichiamo notizie verificate”. 

Khouloud Salhi al lavoro

Il ruolo della donna e la sensibilizzazione sui diritti femminili 

Come donna giornalista, lavoro tutto il giorno, senza nessun problema, in tutta l’area di Jendouba, ma non posso lavorare di notte, perché sono una donna. Non mi è permesso lavorare in certe zone dove magari possono essere commessi dei crimini, preferiscono mandare un uomo. So che sono capace di fare lo stesso lavoro e a volte anche in modo migliore, ma c’è una mentalità conservatrice. ‘Oh una donna di notte? Cosa sta facendo qui?’ Ci sono alcune aree, qui vicino all’Algeria, in cui le ragazze non possono nemmeno andare a scuola. Rispetto a loro mi considero fortunata, ho dei diritti che loro non hanno avuto: ho completato i miei studi e faccio qualcosa che amo. Ci sono anche ragazze mandate a lavorare come colf in alcune famiglie. Ci sono diverse contraddizioni in Tunisia: ragazze che possono studiare, ma non possono lavorare nella capitale oppure che non possono studiare, ma possono essere sposate a meno di 18 anni”. 

E qui entra in gioco Radio Rayhana, che attraverso il suo lavoro di sensibilizzazione, cerca di far prendere in mano la propria vita alla donne della regione: “La Radio ha un ruolo importante per quanto riguarda la sensibilizzazione su determinate tematiche, nel dire quali sono i diritti in quanto bambina, donna, lavoratrice agricola. Anche se un’informazione non sembra importante, lo è per queste donne. Per esempio abbiamo spiegato cosa è l’unità contro le violenze fatte alle donne: qui a Jendouba ce ne sono tre, a cui quest’ultime si possono rivolgere. Significa molto per queste donne: alla stazione di polizia le rimandano indietro per non causare problemi, invece queste unità le ascoltano. Possiamo portare l’attenzione su determinati temi: i diritti delle donne nell’agricoltura, le donne violentate, i bambini. Anche le risorse di Jendouba, le valorizziamo. Questo è il motivo per cui i media locali sono importanti”.

I media tunisini non mi rappresentano: qui invece possiamo esprimerci 

Accendo la tv, guardo i media tunisini, ma non mi vedo rappresentata in nessun canale, in nessun programma. Qual è l’alternativa? Lasciatemi essere parte di una radio locale o  di una tv locale per esprimere me stessa. Ora ho creato un mio blog per parlare di più come attivista, e ho aperto un canale you tube: sto cercando di metterci tutto quanto per trasmettere i messaggi e le informazioni che voglio, soprattutto riguardo i diritti umani. 

Radio Rayhana è l’immagine di Jendouba, è qualcosa di puro nel cuore. Personalmente produco contenuti giornalistici che esprimono me stessa, i miei vicini, la mia comunità, le donne come me. È qualcosa che si può toccare con mano. Non è solo un media, per me, è molto di più”.

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