La gatta Karima e il grande cuore dei tunisini

2 minuti

«Sono tre giorni che sta lassù…»

«Tre giorni?»

«Sì, sopra il tetto della bottega, a Bab Bhar… È salita lassù e non sa più scendere! »

Tre giorni senza bere né mangiare. Karima è conosciuta nel quartiere: è una gatta piccolina, bianca e grigia. E quella sera la troviamo lassù, disperata, che non riesce a venire giù. «Ci vorrebbe una scala». Da cinque metri: e dove la troviamo, a quell’ora? Sono le sette di sera, i negozi della medina sono chiusi «e mica possiamo lasciarla là». Si recupera un escabeau, il mio vicino prova a salire: è troppo ripido, troppo alto, troppo complicato. Restiamo con il naso in su, a chiamare la gatta, che risponde miagolando in modo straziante.

Passa una coppia. Lui sui trent’anni, jeans e babbucce ai piedi. Non ci dice una parola: semplicemente, inizia ad arrampicarsi sulla scala. Noi, sotto, che da mezz’ora cercavamo una soluzione, con il cuore in gola lo guardiamo salire. Già è  complicato arrivare fin su, ma poi prendere la micia… Il giovane uomo, però, ci sa fare. Si vede che ama i gatti. Arriva all’ultimo gradino, chiama Karima per attirarla a sé. Lei è spaventata, non vorrebbe farsi prendere ma lui riesce, in qualche modo, ad afferrarla.

Il salvataggio della gatta Karima – photo credits Rosita Ferrato

Solo che la gatta scivola. Rimane in bilico sui fili elettrici, che formano un groviglio sul muro. Sotto, tratteniamo il respiro. Karima miagola terrorizzata, potrebbe cadere da un’altezza notevole ma l’uomo sa quello che fa; è in equilibrio, la afferra, se la mette in braccio… È fatta!

Con cautela, l’uomo scende giù, tenendo Karima stretta al petto. Un ultimo gradino e la micia è a terra. E lui pure. Lo ringraziamo: in tunisino, in francese, in italiano… Lui, come era arrivato, se ne va. «Merci, merci, monsieur…» gli grido ancora; si gira, ci sorride e, come se niente fosse, prosegue per la sua strada.

© Riproduzione riservata

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Rubrica “Chez Rosità – scene di quotidianità tunisina”

Vivo in Tunisia da qualche anno ormai, e non smetto mai di stupirmi. Come ovunque, c’è il bene e c’è il male, ma per certi aspetti qui sono davvero speciali. In questa rubrica racconto il particolare nel quotidiano, le storie, ciò che magari qui è normale, ma per un’italiana non lo è. Il mio amore grande per questo Paese, nonostante le sue bizzarrie e le inevitabili delusioni. 


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