“La Rivoluzione mestruale” di Ashraf Ben Messaoud : quando un libro spezza un tabù

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Sabato 6 dicembre, la libreria al-Kitab di Mutuelleville (Tunisi) ha ospitato un incontro particolarmente interessante con Ashraf Ben Messaoud, autrice del volume La Révolution Menstruelle de Jasminrose, pubblicato da Éditions Arabesques. In presenza dell’editore Moncef Chebbi e con la moderazione di Yasmine Chebbi, il pubblico ha potuto immergersi in una discussione ricca e stimolante attorno a un’opera che affronta con coraggio e sensibilità il tema delle mestruazioni, contribuendo a scardinare i tabù e a promuovere una nuova consapevolezza culturale.

Un libro che rompe il silenzio: la prima voce sulle mestruazioni nel panorama tunisino

«Da settant’anni non si discuteva di un tema così rilevante: non riguarda solo l’emancipazione della donna, ma quella della società nel suo insieme», ha affermato l’editore Moncef Chebbi. La Révolution Menstruelle è un libro di Ashraf Ben Messaoud, farmacista ed educatrice mestruale certificata, che ha creato Jasminrose, un progetto che unisce salute, ecologia e giustizia mestruale. Con La Révolution Menstruelle, propone un’opera potente e delicata allo stesso tempo, dove scienza e poesia si fondono per farci guardare le mestruazioni con occhi nuovi e consapevoli.

Il libro invita alla sensibilizzazione, all’educazione e all’apertura mentale. Tra le sue pagine, l’autrice ci guida nella scoperta della pubertà e del ciclo mestruale, del loro impatto sulla salute fisica e mentale, e spiega perché sia fondamentale coinvolgere ragazzi, genitori ed educatori in una conversazione su un tema spesso taciuto. Parlare di mestruazioni significa superare l’intimità per affrontare una questione collettiva, decostruire stereotipi e promuovere rispetto e orgoglio condivisi. Con spiegazioni chiare, aneddoti, consigli pratici e riflessioni ispiratrici, questo libro rende omaggio alla forza, alla bellezza e alla resilienza di chi mestrua, trasformando l’esperienza mestruale in un racconto di potere e consapevolezza. Le pagine prendono vita anche grazie alle illustrazioni di Ahmed Louzir, artista tunisino, che le arricchiscono con una sensibilità unica.

 
 
 
 
 
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Dolori nascosti, voci rivelate

Ashraf trasforma il silenzio in parola, rivelando dolori e realtà invisibili. È un tema vastissimo, che tocca la dignità, la giustizia e la quotidianità di milioni di persone. Per questo, sottolinea quanto fosse essenziale affrontare ogni aspetto delle mestruazioni: dall’ecologia alla protezione, dalla riflessione alla vergogna, dalla paura fino al recupero della dignità: «Mi sono detta che non era possibile creare un marchio di slip mestruali senza aprire uno spazio di dialogo e senza dare voce a questo tema. Non si può offrire solo un prodotto senza affrontare tutto ciò che lo circonda. Per questo ho iniziato a scrivere una guida di 16-20 pagine, pensata per spiegare il ciclo mestruale alle più giovani e aiutarle ad affrontare questa fase importante con positività», ha affermato Ashraf.

 
 
 
 
 
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Durante l’incontro, la moderatrice Yasmine Chebbi ha presentato alcuni dati fondamentali, illustrati in modo più approfondito nel libro di riferimento. I numeri rivelano la portata globale del problema: oggi, 500 milioni di persone mestruate nel mondo non hanno un accesso regolare ai prodotti mestruali. In Tunisia, il 60% delle ragazze che vivono nelle zone rurali utilizza tessuti riciclati o gommapiuma per gestire il proprio ciclo, mettendo a rischio la loro salute e il loro benessere. A livello globale, 1,5 miliardi di persone non dispongono di servizi igienico-sanitari di base, indispensabili per mantenere una corretta igiene mestruale. Questi dati mostrano quanto il tema della precarietà mestruale sia urgente e quanto sia necessario promuovere politiche pubbliche, sensibilizzazione e un accesso equo alle risorse.

A questo quadro già complesso, Ashraf aggiunge una riflessione fondamentale: «Il tabù mestruale influisce su tutti gli aspetti della vita di una ragazza o di una donna. Innanzitutto, le donne tendono a minimizzare i loro dolori e a non parlarne apertamente, proprio perché considerato un tabù. In genere, una ragazza impara a conoscere il ciclo attraverso sua madre, ereditando così un tabù culturale che si trasmette di generazione in generazione. Le mestruazioni, inoltre, sono quasi sempre associate a qualcosa di negativo». Per Ashraf essere donna significa anche farsi portavoce di tutte coloro che vivono questi dolori e queste realtà nell’ombra, trasformando il silenzio in parola e l’invisibile in testimonianza.

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