Le massaggiatrici tunisine e il kobidò, un antico rituale di massaggio facciale

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La mia gatta Pallina, quando qualcosa la incuriosisce e allo stesso tempo la spaventa, si avvicina con la zampa e letteralmente la picchia! Arrivata dai vicoli della Medina alla villa di Cartagine, è coraggiosissima e non fugge davanti a niente: gli altri gatti, l’aspirapolvere, gli estranei, lo sbattimento dei tappeti, è intrepida. Lei picchia tutto. Con energia. E’ una gatta capace di tenerezze, ma dotata di grande grinta. Lo stesso si può dire, ma togliendo le doti positive, delle massaggiatrici tunisine in cui sono incappata finora. Non è che ti massaggiano, ti menano!

La prima con cui ho avuto a che fare è una conoscente, per certi aspetti professionale, ma evidentemente non sa che gli europei hanno un tipo di pelle più sensibile. Elio Rocco, della omonima estetica e parrucchieri di Torino, molto esperto nel suo campo, a proposito degli hammam mi disse: gli europei hanno un tipo di pelle diverso dagli arabi, quindi anche nei trattamenti del bagno turco bisogna essere molto più delicati. E perché la tipa non ne era a conoscenza? Di massaggiatrici poi ce ne sono state altre, della serie: c’è chi semplicemente non riesce a tararsi su tipologie differenti, chi invece proprio non è capace.

Foto di Natalija Tschelej-Kreibich da Pixabay

Qualche tempo fa mi sono lasciata tentare dal Kobidò. E’ un antico rituale di bellezza facciale, un po’ più profondo, che dovrebbe ridefinire l’ovale, attenuare le rughe, ma soprattutto concedere alla cliente dei momenti di puro godimento. Individuo il centro che lo propone, in un quartiere della banlieu nord; faccio un sopralluogo, il posto è chic, ha l’aria professionale, è pulito, elegante. Prenoto, vado. Arriva la massaggiatrice. E qui apro una parentesi: non tutti possono metterci le mani addosso, è una questione di energia. Chi ci fa un trattamento, che sia viso o corpo, e oserei direi perfino chi ci abbraccia (ma qui si aprirebbe un altro capitolo), deve avere una certa armonia interiore, o comunque stare bene, perché con il contatto, e nel caso del massaggio il premere sulla pelle, ci trasmette la sua essenza, in positivo o in negativo. Se la persona prova rabbia, frustrazione, stress, preoccupazioni, ha qualcosa in sé di poco pulito, tutto questo passerà. Fateci caso, è vero perfino per qualcuno con cui parliamo, interagiamo (mai sentiti stanchi dopo aver frequentato una persona?), chi ci prepara da mangiare (perché i piatti preparati con amore da una mamma o da una nonna hanno un sapore diverso rispetto a quelli preparati da cuoco stressato?) e a maggior ragione chi ci tocca.

Ma torniamo al centro vip della banlieu. Mi stendo sul lettino, la tipa mi fa tenere calze e scarpe, resto tutta vestita, quando per un relax completo sarebbe buona norma dare alla cliente un accappatoio con sotto quasi niente. Osservo la massaggiatrice. Uhm, ho subito pensato: questa ha un sacco di problemi. Struccata, capelli in disordine e non freschissimi (pensare che nella sala accanto c’è il parrucchiere) è sciatta e ha un’aria strafottente. Brutta pelle, brutto sguardo, brutto modo di parlare. Aiuto! Inizia a massaggiare, ma più che massaggiare mi schiaffeggia, mi fa addirittura male. La invito a fare più piano, ma niente, lei mi risponde che questo tipo di trattamento va fatto così. Passo tutto il tempo con le unghie piantate nel lettino, divisa fra la voglia di tenermi le mie imperfezioni, alzarmi e andarmene o vedere come sarebbe evoluta la situazione. Opto per un’ora di sofferenza, magari questo tipo di massaggio si fa così.

Foto di carjens da Pixabay

Finisco, mi guardo allo specchio, sono rossa come un pomodoro. “Perché circola bene il sangue” mi spiega la virago “la prima volta fa male, ma poi vedrà che sarà solo piacevole”. Mah. E’ un massaggio giapponese? le chiedo. “no, thailandese” risponde lei con sicumera. Talmente qualificata da non sapere neanche quello che fa. “Due volte alla settimana e vedrà i risultati”. Provo ancora una volta, stessa roba. Le chiedo di essere più delicata, nel frattempo mi ero guardata su internet dei video dei massaggi kobidò con delle signore rilassate, beatamente cullate dal ritmo e dalle mani capaci delle loro estetiste. Perchè io no? Provo ancora con il trattamento viso (quello so come deve essere e come si fa) ed è la stessa cosa: più che manipolare, la tipa mi prende a schiaffi!

“Il massaggio deve essere poco più di una carezza” mi illustra Dominique, esteticienne di Nizza molto abile, da cui corro appena metto piede sul suolo francese. Abbandono dunque il centro tunisino e la nevrotica tipa e mi rivolgo a un altro, vicino a casa; zona elegante, nuova lavorante. Devo confessare che a prima vista non mi è piaciuta molto neanche lei, però provo: viso e corpo, massaggio “normale”. L’ambiente è più familiare, mais ça va. Le chiedo di non mettere musica, di avere silenzio. Sì, niente sottofondo, peccato che il trattamento venga interrotto continuamente dagli sms che riceve; in più, a metà seduta arriva la sua collega, una matrona, grande appassionata di telenovele, che appena entrata, come prima cosa, salutata rumorosamente la collega, accende la tv sulle sue serie preferite. Pazienza.  La masseuse in realtà non è male, ma il tocco è troppo forte, e a nulla valgono le mie proteste: il giorno dopo mi ritrovo piena di lividi.

Sono in Tunisia da diversi anni: ne ho trovata solo una che sapeva dove mettere le mani ed era anche una signorina fine, elegante, educata, serena; dopo una sola volta è volata in Canada e starà là. “Ci vuole qualcuna che abbia studiato, che sappia fare un trattamento medicale, non queste uscite da un hammam con nessuna formazione” mi suggerisce un amico. In effetti…

La ricerca continua….

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