Da medico ho vissuto la prima fase pandemica in Italia, in prima linea. La Tunisia sta vivendo ora una catastrofe preannunciata e che poteva essere evitata. La situazione sta peggiorando. Rivolgo un appello all’Italia per chiedere un aiuto urgente per la Tunisia e il suo sistema sanitario, che rischia di crollare di fronte all’attuale ondata Covid, la terza da inizio pandemia. Malgrado la recente visita del Presidente tunisino in Italia, non ho visto dei risultati. Ci si è concentrati sul problema dell’immigrazione irregolare, un problema globale, che non può essere risolto dando dei soldi affinché si faccia da guardiani dei propri confini, mentre sulla situazione pandemica non si è detto nulla. La Repubblica tunisina conta 12 milioni di persone ed è a solo 50 minuti di volo da Roma. Un anno fa, durante il periodo peggiore della pandemia, quando i camion militari che trasportavano le vittime hanno scioccato il mondo, la Tunisia con i suoi mezzi limitati non ha esitato a mandare un team di medici e di infermieri a Brescia. Sono un medico anestesista e rianimatore ed ero sul fronte in un reparto Covid 19 a Civitanova Marche, dove abbiamo vinto la prima battaglia contro questo nemico invisibile.
Posti letto e ossigeno scarseggiano. Nei giorni scorsi, la Tunisia ha superato le 15 mila vittime. I posti letto nei reparti di rianimazione, sia nel settore pubblico che nel privato, sono quasi tutti occupati da ammalati di Covid, anche i posti letto con ossigeno scarseggiano. La campagna di vaccinazione è iniziata molto in ritardo, per la scarsa disponibilità del vaccino e forse per il ritardo nell’acquisto dei farmaci. I vaccini disponibili sono Pfizer, Astrazeneca, Sputnik V, CoronaVac. Ad oggi solo il 5,44% della popolazione è stata vaccinata con entrambi le dosi, 44,07 % ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Il governo si era posto l’obiettivo di vaccinare 3 milioni di persone al 30 giugno, obiettivo che non è stato raggiunto : 643 mila 457 persone hanno ricevuto due dosi di vaccino.
La Tunisia vive il suo momento peggiore. Da anestesista rianimatore, conosco bene il sistema sanitario tunisino. In più, gli amici e i colleghi mi descrivono la gravità della situazione. Mi sento nel dovere di fare un appello: la Tunisia vive il suo peggior momento, a dieci anni dalla rivoluzione. La pandemia è arrivata con una situazione socio economica già critica, con il 30 per cento di disoccupazione, a cui si aggiunge la paralisi politica istituzionale tra la presidenza della Repubblica, il Parlamento e il governo. I meccanismi di funzionamento dello Stato sono bloccati, come ha ammesso lo stesso presidente della Repubblica quando ha convocato gli ambasciatori al palazzo di Cartagine.
Noi tunisini residenti in Italia siamo nuovamente, dopo un anno, di fronte al dilemma se rientrare o meno nel nostro Paese d’origine, per ritrovare la famiglia. In molti, vista la situazione critica, stiamo rinunciando al viaggio estivo : il governo tunisino da questo punto di vista si è rivelato inefficiente. E’ impensabile portare la propria famiglia, soprattutto se si hanno dei figli, dopo un anno di DAD e di forte stress emotivo, in una zona pandemica : non sarebbe più una vacanza.
Si prospetta un’estate di altri sbarchi in Italia. Questa situazione critica rischia di essere uno stimolo perché i giovani disperati senza lavoro e senza prospettive di futuro stabile si rivolgano a guardare verso la sponda nord e Lampedusa, sfidando il Mediterraneo. Si prospetta un’estate di arrivi che potrebbe essere peggiore degli anni scorsi. La resistenza del sistema sanitario tunisino è fondamentale. E’ urgente sostenerlo in tutti i modi possibili, con l’invio di materiali per l’ossigenazione, dispositivi di protezione individuale, materiali igienici, mascherine, visiere e se possibile anche vaccini.
Il virus non ha frontiere: tutti lo sappiamo. Con l’estate in arrivo e il ritorno degli immigrati, se il contagio continua c’è un forte rischio di diffusione di nuove varianti anche in Italia. Quindi l’aiuto urgente alla Tunisia è anche una azione di prevenzione per l’Italia. I nostri due Paesi sono legati da secoli di cultura comune. La Tunisia ha bisogno di aiuto urgente: dopo il mio appello a maggio, rilancio questa richiesta, fiducioso che il messaggio possa arrivare ai livelli decisionali del governo e ottenga un risultato positivo.
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