La sua pagina facebook « Lost in Tunis » conta circa 74 mila mi piace : con i suoi scatti rivela gli angoli nascosti di Tunisi, raccontandone le storie spesso sconosciute agli stessi abitanti. Dietro queste foto si cela Mourad Ben Cheikh Ahmed, una laurea e un lavoro nella finanza, un settore che non ha niente a vedere con la fotografia. A quest’ultima Mourad si è avvicinato per passione, cominciando a condividere i suoi scatti attraverso un blog. Mourad è quello che in gergo viene definito un « urbexer », abbreviazione della parola inglese « Urban exploration », ossia esplorazione urbana. Un fenomeno, che sta prendendo sempre più piede, in cui si va alla scoperta di luoghi abbandonati e strutture in disuso. Una realtà affascinante, che mostra la bellezza di questi luoghi, interrogandosi anche sulla possibilità o meno di ridare nuova vita a ciò che viene mostrato in fotografia. Gli urbexers sono spettatori silenziosi, attenti e rispettosi: l’unica cosa che poteranno con sé una volta terminata l’esplorazione saranno le foto scattate all’interno, nient’altro. Ma dietro questi scatti c’è molto lavoro. Oltre all’esplorazione urbana, Mourad si dedica anche alla « Street photography », la « fotografia di strada » che ha come obiettivo riprendere i soggetti in situazioni reali e spontanee nei luoghi pubblici.
Quando è nato « Lost in Tunis » ?
Sono appassionato di fotografia da molti anni, ho cominciato con il photo blogging nel 2006, ma senza focalizzarmi su una tematica particolare. E’ a partire dal 2017 che ho deciso di concentrarmi più seriamente sul tema dell’esplorazione urbana e di dedicarci un sito : http://lostintunis.com/. Tra gli obiettivi che mi pongo con questo progetto, incoraggiare le persone a guardare Tunisi in modo diverso, con altri occhi : visitare dei quartieri, dei monumenti dimenticati o inaspettati, riscoprirla. All’inizio il nome del progetto era « Come perdersi a Tunisi », « How to get lost in Tunis », abbreviato poi in « Lost in Tunis »
Quando è diventato un urbexer ? Cosa significa essere un eploratore urbano ?
Penso che fossi un « urbexer », un esploratore urbano prima ancora di conoscere l’esistenza di questo termine e di questa disciplina. Mi è sempre piaciuto esplorare la città, trovare dei monumenti interessanti, sia dal punto di vista architetturale che storico, cercare di scoprire gli interni degli edifici, catturare la città con uno sguardo nuovo e diverso. L’esplorazione urbana serve anche indirettamente come modo per documentare i monumenti e fotografare dei reperti prima della loro trasformazione o della loro scomparsa totale. Molti studenti, ricercatori, accademici, utilizzano spesso le mie foto per le loro ricerche. E’ una bella soddisfazione e mi fa davvero piacere poter contribuire indirettamente alla documentazione sulla città.
Come avviene la scelta dei luoghi e degli edifici abbandonati ?
Possiamo dire che grossomodo ci sono tre tipi di approcci principali : il primo, passeggiare per la città e incrociare casualmente delle piccole perle nascoste. Anche se a volte non è completamente lasciato al caso, quando si conosce abbastanza bene la città e la storia dei suoi quartieri, si ha già un’idea della natura e dell’epoca dei monumenti che si scopriranno, ma le sorprese sono sempre dietro l’angolo. Il secondo modo consiste nel fare delle ricerche, leggendo dei libri o discutendo con gli abitanti del posto che possono metterti su delle piste interessanti. Il terzo modo sono gli scambi virtuali con la comunità appassionata del patrimonio urbano : ci si può ispirare vedendo i post di altre persone o addirittura dei followers che ti suggeriscono di andare a documentare quel tal posto o quell’altro luogo che conoscono. In tutti i casi, le fotografie di esplorazione urbana non sono solo delle mere foto : c’è dietro spesso una ricerca, dei rischi, delle sfide per identificare, localizzare, trovare un modo per entrare in un luogo e documentarlo nella migliore prospettiva.
Con « Lost in Tunis » non si scoprono solo questi luoghi ed edifici abbandonati, ma anche la storia, spesso dimenticata, di Tunisi e della Tunisia
Le città evolvono, i quartieri e i centri d’interesse cambiano, alcuni luoghi passano di moda e vengono dimenticati, mentre magari qualche decennio o addirittura un secolo prima erano « the place to be ». Riscoprire questo genere di luoghi è spesso simile a un viaggio nel tempo, possiamo incappare in alcune « capsule del tempo », dei dettagli a volte così impercettibili, ma che raccontano molto su quel passato.
Quale è la reazione del pubblico ?
Da diversi anni tantissimi tunisini hanno sviluppato un rinnovato interesse per il loro passato e la loro storia. Tutto a un tratto, anche se molti non conoscono davvero la materia dell’urbex né il suo senso, né lo scopo iniziale, ma dà loro delle informazioni e delle foto delle vestigia del passato. Ci sono dei followers che apportano e completano i post con delle informazioni molto interessanti, magari hanno vissuto in quel luogo o hanno dei ricordi collegati ad esso. Un’altra parte del pubblico, meno numerosa, ama lamentarsi sul decadimento del passato. Personalmente non amo molto questo atteggiamento, anche se è in parte comprensibile, ma le cose evolvono, è inevitabile.
A parte l’interesse per i luoghi e gli edifici abbandonati, sulla pagina del progetto si trovano anche ritratti, cronache della città e molte altre fotografie…
Mi piace definirmi un fotografo urbano, interessato sia agli edifici e all’architettura, sia alla fotografia di strada più « tradizionale », catturando delle scene di vita di tutti i giorni. Sono successe tante cose negli ultimi anni a Tunisi e documentare il quotidiano della strada e dei suoi abitanti è un aspetto interessante.
Durante il lockdown e questo ultimo anno molto particolare, è riuscito comunque a continuare il suo progetto ?
Durante il lockdown ho avuto la « fortuna » di poter continuare ad andare a lavorare nel mio ufficio nel centro della città. Ciò mi ha permesso di scoprire un nuovo e insolito volto di quest’ultima : delle strade completamente deserte, si poteva camminare per trenta o quaranta minuti senza incrociare anima viva, era molto intrigante e dall’altra parte perfetto ed ideale per scattare delle foto senza essere disturbato e senza ostacoli.
Ci sono dei luoghi, edifici, monumenti, scorci a cui è particolarmente legato ?
Non ho un vero e proprio edificio preferito, ma direi la medina di Tunisi nel suo insieme : non smette mai di sorprendermi e meravigliarmi, quando credo di aver visto tutto le cose interessanti, continuo a imbattermi su delle perle nascoste e realizzo che ha ancora tantissimo potenziale nascosto da mostrare.
La pagina facebook « Lost in Tunis » conta circa 74 mila followers. Si aspettava un simile successo ?
Decisamente no : quando ho lanciato il progetto pensavo che potesse interessare solo un piccolo pubblico di nicchia, i fans dell’architettura e del fenomeno dell’urbex, invece è risultato che questo tema interessava molte più persone, ognuna con la sua storia, i suoi ricordi, il suo amore o odio per la città, tantissime persone differenti, avente un interesse per la pagina e i suoi contenuti per diversi motivi.
Progetti per il futuro ?
Penso che l’evoluzione naturale di questo progetto sia estenderlo ad altre città della Tunisia, realizzare la stessa cosa in altri posti, le perle nascoste non mancano. Sfortunatamente, per mancanza di tempo e di mezzi non riesco al momento a fare quanto vorrei. Ma cerco di non perdere nessuna occasione per uscire da Tunisi ed esplorare al di fuori della capitale.
Potete seguire « Lost in Tunis » anche su instagram, qui
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