Fino al 7 giugno, presso EY Atelier (Rue de la gare, Sidi Bou Said), sarà possibile visitare la mostra fotografica di Cyrine Mami dedicata alla città di Mahdia, in particolar modo alla scoperta di Borji Erras e Cap Afrique. La serie “Mahdia, la città bianca sul promontorio” è composta di 52 fotografie. Una trentina quelle selezionate per la mostra e che i visitatori potranno ammirare. Cyrine Mami è traduttrice, autrice, correttrice e fotografa. A breve, sempre sulla stessa serie, uscirà anche una fanzine autoprodotta e curata da Case di fotografia, che ha accompagnato l’artista lo scorso anno per il progetto “La Linea blu”, esposto a Montone durante il festival “Tra il sole e la luna”. E’ stata proprio Emanuela Amadio di Case di Fotografia ad intravedere per prima la bellezza e l’interesse per le fotografie di Mahdia, facendo da curatrice per la mostra.
Quello che segue è il racconto dell’artista, che spiega come è nata l’idea: “Queste fotografie nascono da un lontano ricordo. Il ricordo di una « ricerca » svolta durante un viaggio in Grecia nell’estate 1989, la ricerca del « bianco », ovvero i luoghi, città, paesi, monumenti, edifici, case che compongono quello che si usa designare «stile», «paesaggio mediterraneo». Iniziando questo viaggio nel nord e diretti verso Atene dall’interno del Paese con più soste, questa «ricerca» si è trasformata in una lunga e quasi comica attesa, quasi a chiedersi se quei posti esistevano veramente… Naturalmente, giungendo a sud e avvicinandosi al mare, esplorando nuovi spazi e località, questa ricerca ha cominciato a materializzarsi: forme bianche e lisce, masse semplici di strutture, edifici, case… Ho provato allora una strana sensazione di sollievo che, nel corso del viaggio e in seguito, anche a distanza di anni, avrebbe continuato a perseguitarmi. Ho capito presto che quello che cercavo in maniera frenetica e quasi ossessiva si trovava nella terra dove ero nata e avevo vissuto fino a quel momento, la Tunisia, dove il bianco domina il paesaggio.
Queste fotografie sono state realizzate a Mahdia, sul capo Africa, proprio lì dove fu fondata la città all’inizio del decimo secolo. Ed è proprio questa penisola lunga e stretta a conferire al posto tutta la sua specificità: dal «portico scuro», El Sqifa el Kahla, che segna l’ingresso della medina, alle piazze e vie colme di abitanti, passeggiatori, visitatori e costellate di vari negozi, caffè, ristoranti, laboratori di artigiani, al mercato, alla Grande Moschea, si penetra il cuore della penisola, la parte residenziale, Borj Errass: case, palazzi, facciate bianche, porte, vicoli bagnati di luce, un intrico punteggiato qua e là di tocchi colorati, con giochi di ombra sui muri e a terra, gatti distesi, motorini fermi, gente curiosa… Su entrambi i lati, i vicoli stretti lasciano intravedere macchie blu di mare che invitano a tuffarsi nell’acqua. Più avanti ecco che si giunge sul promontorio, dove si erge Borj el Kebir, enorme fortezza a dominare l’antica città e il mare. Scendendo verso l’estremità del capo, occupato da un vasto e commovente cimitero, il paesaggio si apre, maestoso, sull’immensità del mare…
Segno d’amore per la Tunisia, terra vibrante di luce, queste fotografie sono un invito alla contemplazione e a una sosta poetica, un incitamento a rallentare il passo per penetrare ed esplorare il labirinto luminoso e colorato di Borj Errass, dove il bianco, traendo profonde radici nel suolo, nella storia e nella cultura, compone un inno a un ideale di semplicità e si sogna come simbolo di unità tra i popoli del Mediterraneo”.
L’artista
Vivo in un posto di luce e di mare, sulla riva sud del Mar Mediterraneo, in un Paese ricco di storia, la Tunisia. Avere una doppia cultura e origini diverse apre presto una finestra sul mondo e sull’altro, un’ apertura che ritrovo nelle mie attività di traduttrice, autrice e correttrice. Per me, la fotografia, intesa come immagine fissa, con le sue varie declinazioni tecniche, è uno straordinario e potente strumento di osservazione, esplorazione, scoperta. Il dispositivo scelto consente di catturare dei frammenti di tempo, di tracciare « nuovi spazi », per mettere in luce elementi distinti, idee, ricerche, dettagli, luoghi, territori, sentimenti, riflessioni, emozioni e fare emergere una dimensione umana comune e universale, ricca di contrasti e sfumature.
La mostra è visitabile fino al 7 giugno presso EY Atelier (Rue de la gare, Sidi Bou Said) dalle 9.30 alle 13.oo e dalle 15.30 alle 19.00.
© Riproduzione riservata
Sei un nostro lettore abituale? Sostieni il nostro lavoro, basta un click!
INSERT_STEADY_CHECKOUT_HERE