Ci sono molti significati e chiavi di lettura nell’esposizione personale di Moufida Ghodhbane, artista plastica di valore che ha presentato “L’Arbre qui m’habite”, il cui vernissage si è tenuto presso l’Espace Culturel Sainte-Croix alla Medina di Tunisi e la cui mostra sarà disponibile fino al 23 dicembre 2023. In un suo recente manifesto, Ghodhbane – artista e docente – ha spiegato: «In Tunisia, dal 2011, sentiamo parlare della parola “protesta”, “contestare le persone”, “arte di protesta”, “artista di protesta” e lo capiamo in un certo senso, più o meno confuso e vago, che crea un amalgama di sensazioni indistinte nell’opinione pubblica, tra rifiuto e ammirazione, rabbia e accettazione nei confronti artisti della protesta (artisti visivi, caricaturisti, poeti, cantanti, attori teatrali, cineasti). Il contestatore è innanzitutto qualcuno che rifiuta l’adattamento e l’integrazione gruppi soggetti all’ordine costituito, è colui che investe e si impegna per una causa che gli sta a cuore».
Ebbene, di fronte a tale manifestazione di intenti si potrebbe pensare a un tipo di arte “d’attacco”, molto esplicita nei suoi contenuti. E invece non è così: le opere mostrate da Ghodhbane in questa collezione personale sono un trionfo intimista di colori, contrasti e richiami, come il titolo stesso suggerisce, alla natura, alle radici, al significato del nostro essere. Niente di diretto ma molta riflessione, su se stessi e sul percepito che ci circonda. Il professore universitario di letteratura e civiltà francese Béchir Ben Aissa ha accompagnato la mostra con pensieri che riassumono il senso dell’opera dell’artista: l’immaginario creato di Moufida Ghodhbane rappresenta contrasti, la luce e l’oscurità, l’ascendente e il discendente, il crescendo e il decrescendo. «Mallarmé lo avrebbe chiamato un ritmo essenziale. Un ritmo sotterraneo e aereo al tempo stesso, orizzontale e verticale, quello della terra e dell’acqua, del vegetale e del minerale. Un ritmo che ricorre, musicale, con accenti e controaccenti, riprese in eco cromatico, tematico e così via, che non smette di ricordare, di ripetere, per evolvere e per lasciar esprimere la singolarità e la differenza, l’unità e la varietà».
Ben Aissa sottolinea ciò che si può sperimentare di persona visitando la mostra, e cioè che «il temperamento e i temi dell’artista fanno parte di una ricerca temeraria e senza sconti, un’estetica che rinnova l’esigenza autotelica (cioè che ha uno scopo in se stessa) autoreferenziale e totalizzante che un’opera pittorica deve rivendicare. I punti e le linee che fanno nascere ciascuna opera sono guidati da una sensibilità speciale, dal tocco di un pittore che riesce a restituire un messaggio: il destino della natura e dell’uomo sono strettamente legati». I toni accesi dei colori acrilici usati sulla tela e l’impatto visivo e dimensionale delle opere di Moufida Ghodhbane colpiscono per la loro intensità e per la capacità di far fermare lo spettatore a riflettere, così come l’utilizzo di materiali provenienti fisicamente dalla natura – ceppi di legno, per esempio – contribuisce a fondere il mondo reale e quello spirituale.
Del resto, il richiamo ai rami, alle foglie e all’universo vegetale è chiarissimo e lo stesso titolo della esposizione vuole sottolineare quanto i ritmi, la forza e i meccanismi che regolano la natura facciano parte integrante anche dell’essere umano e della sua spiritualità: è l’albero che abita ciascuno di noi.
Moufida Ghodhbane insegna all’Istituto superiore di Belle Arti di Ben Arous, scuola universitaria nella quale riveste il ruolo di docente di Scienze e Tecniche delle Arti, Artista Visiva e Teorica dell’Arte.
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