Un giovane rifugiato siriano si domanda cosa accade dopo il rumore delle bombe. Una coppia di tunisini benestanti mangia tartine di profughi e migranti economici, si nutre di tragedie per collezionare like. Un gommone trasporta giovani egiziani e siriani, costretti a partire per motivi diversi, ma accomunati dallo stesso tragico destino. Migranti subsahariani regolari e irregolari condividono testimonianze di ordinario razzismo in Tunisia.
Parole e immagini raccontano storie e frontiere nella mostra collettiva “Migrazioni”, inaugurata lo scorso 28 ottobre presso lo spazio culturale Kif Kif, nel quartiere Pigneto a Roma. L’esposizione, inserita nell’ambito del festival LOGOS – Festa della parola, ospita una selezione di opere realizzate da artisti arabi di diverse nazionalità. Fumettisti e illustratori che hanno esplorato il tema delle migrazioni, anche a partire dal proprio vissuto, per poi rappresentarlo attraverso il fumetto, ricorrendo a vari stili grafici e narrativi. Così, il tocco più delicato di Somar Sallam (illustratrice per l’infanzia palestinese-siriana) si affianca ai personaggi grotteschi e caricaturali di Nadia Dhab (disegnatrice e grafica franco-tunisina) e Nidhal Ghariani (sceneggiatore tunisino), il racconto in forma di reportage di Barrack Rima (fumettista e regista libanese) si unisce a quello più poetico di Othman Selmi (artista tunisino), mentre Migo (fumettista e regista egiziano) alterna vignette a colori e in bianco e nero, mettendo visivamente in contrasto presente e passato.
Lab619 – I fumetti esposti fanno parte di una più ampia raccolta di opere, realizzate durante la residenza artistica “Disegnare l’esilio”, organizzata a Tunisi nel 2016 dal collettivo indipendente Lab619, in collaborazione con la Fondazione Rosa Luxemburg. Le tavole dei 12 artisti coinvolti nel progetto erano state raccolte nel volume autoprodotto in lingua araba, Al-Hijra (2017). Alcune storie erano già arrivate in Italia, trovando spazio su Linus, al Comicon (salone internazionale del fumetto di Napoli), a Crack! al Forte Prenestino e nell’albo “Migrazioni” edito da Fortepressa nel 2019. Oggi, in occasione dell’uscita del volume in francese “Migrations” (edito da Alifbata) che ripropone tutte le opere originali, alcuni di questi fumetti tornano in Italia.
“Qui soffoco, Fathi. Voglio lavorare, sposarmi, mettere su casa. Sono stufo di questo paese, va tutto sempre peggio”. “Guarda, i soldi sono qui. Ma sta’ attento, dicono che quei cosi affondano”. “E cosa cambia? Morto qui…morto lì…” (Rifugiati per sempre, di Migo – tavola 4)
“Mentre cercavo il mio scopo, ho perso una parte di me. Può darsi che qualche cuore mi abbracci, e allora il freddo, nella mia anima, aumenta. Poi, di tanto in tanto, qualche schiaffo mi ricorda che non c’è tempo per morire”. (Dopo il rumore, di Somar Sallam – tavola 6)
Visitando la mostra, colpisce la ricchezza dei contenuti, la molteplicità dei punti di vista, che offrono al pubblico una nuova prospettiva sulle migrazioni, a volte del tutto inedita. Basti pensare alle tavole di Barrack Rima e Othman Selmi che spostano l’attenzione dal Mar Mediterraneo alla frontiera sud della Tunisia, raccontando il paese nordafricano non come terra di partenze, ma come luogo di arrivo e transito, spesso ostile per i migranti subsahariani, che qui sono vittime di discriminazioni. Se Barrack Rima riporta in maniera puntuale dati e cifre riprese da articoli, reportage e rapporti, in un lavoro quasi giornalistico che indaga anche le responsabilità dell’Unione Europea in termini di esternalizzazione delle frontiere, Othman Selmi affida direttamente alle voci dei migranti il racconto delle difficoltà quotidiane: tra iter di asilo, regolarizzazione, accesso al sistema sanitario e razzismo.
“Siedo qui sognando dimenticando cosa è successo. Ma appena provo a rimettermi a camminare i vostri sguardi mi ricordano ancora una volta che non sono una di voi” (Il colore del dolore – tavola 6). “Il fatto che i documenti rispettassero i loro criteri non cambiò nulla dato che ero nero, né alleggerì i loro sguardi taglienti” (tavola 13).
Non solo varietà di stili e narrazioni, ma anche una grande varietà linguistica. I testi originali che accompagnano le storie sono scritti in arabo standard, la lingua del giornalismo e della letteratura, che compare nelle vignette di Barrack Rima, Othman Selmi e Somar Sallam. Ma troviamo anche il dialetto egiziano nei dialoghi di Migo e il dialetto tunisino, nella cruda parodia di Nidhal Ghariani e Nadia Dhab. Se il volume originale Al-Hijra si rivolge ad un pubblico arabo, le vignette esposte a Roma sono accessibili al pubblico italiano grazie al lavoro di traduzione di Luce Lacquaniti, interprete e traduttrice, autrice di “I muri di Tunisi. Segni di rivolta” e ideatrice di Kif Kif insieme al compagno Thameur Jebari.
Il fumetto arabo per adulti – In questo senso, l’inaugurazione della mostra è stata un’occasione per approfondire alcuni aspetti linguistici legati al lavoro di traduzione e per avvicinare il pubblico al fumetto arabo per adulti. A differenza delle vignette politiche, satiriche e del fumetto per bambini con una tradizione consolidata nel mondo arabo, il fumetto per adulti rimane una produzione più marginale che, come ha spiegato Ali Raffaele (esperto di fumetti e autore per Cineclub), di fatto “vive, sopravvive e respira grazie ai collettivi indipendenti”. In assenza, almeno per ora, di un vero mercato editoriale.
Per quanto riguarda il panorama editoriale italiano, la diffusione del fumetto arabo per adulti è ancora limitata, senz’altro per una questione linguistica. “Di graphic novel tradotte in italiano direttamente dall’arabo ne sono state pubblicate solo due – spiega a L’altra Tunisia Luce Lacquaniti – mentre ci sono più pubblicazioni di fumetti scritti da autori arabi in francese o in inglese”. In generale, “l’interesse da parte del pubblico italiano non manca, ma in Italia ci sono poche persone che si occupano di fumetto arabo e che lo leggono in arabo. Per gli editori – precisa – è più difficile poter valutare un fumetto che non riescono a leggere in lingua originale, dovrebbero quindi fidarsi della persona che legge e valuta per loro l’opera”. Di conseguenza, si preferisce tradurre passando da lingue intermedie, come l’inglese e il francese.
Ma a limitare la diffusione è anche la natura stessa della produzione: “Il fumetto arabo per adulti nei Paesi arabi è di per sé agli albori ed è ancora una realtà frammentaria, con poche storie lunghe. In Italia, ciò che ha convinto gli editori a pubblicare è il graphic novel, il romanzo a fumetti – riflette ancora Luce Lacquaniti – Nel mondo arabo ne esistono ancora pochi, questo anche perché mancano a monte i mezzi e il sostegno economico ai fumettisti. Però qualcosa si sta muovendo – aggiunge – La casa editrice francese Alifbata, ad esempio, ora incoraggia gli autori a completare storie più lunghe. E anche in Italia ci sono case editrici come Mesogea che ha appena pubblicato ‘Marmellata con laban’ di Lena Merhej e ha una collana dedicata al fumetto mediterraneo”.
In attesa di vedere come evolverà la produzione di fumetti arabi per adulti, la mostra “Migrazioni”, con testi originali e traduzione direttamente dall’arabo all’italiano, è assolutamente da non perdere. L’esposizione negli spazi di Kif Kif rimarrà aperta al pubblico anche nelle prossime settimane.
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