« I miei genitori sono arrivati in Italia nel 1997. Qui siamo nati mio fratello ed io. Non sembro tunisina : la gente quando mi vede pensa che sia italiana doc : quando dicevo che ero di origine tunisina e musulmana, lo sguardo degli adulti cambiava ». Miriam Hamdi, 22 anni, di Cavour, italo – tunisina, laureata in Lingue e culture per il turismo all’Università di Torino ed ora iscritta alla Laurea magistrale in Politica internazionale, si racconta a L’altra Tunisia. « Ricordo che alle elementari, quando portavo la merenda, diversa dagli altri, come il pane tipico tunisino, i bambini non dicevano nulla, ma mi guardavano straniti e si distaccavano. Per alcuni miei tratti, come l’occhio più orientale e le labbra carnose, mi chiedevano se tutte le persone in Tunisia fossero così. In quel periodo mi dava fastidio parlare delle mie origini. Anche quando si rientrava a scuola dopo la pausa estiva e le maestre chiedevano cosa avessimo fatto durante l’estate, mi vergognavo di dire che ero andata in Tunisia, per lo sguardo dei compagni ».
Del percorso scolastico delle medie i ricordi sono vaghi : « I professori mi han consigliato di frequentare una scuola professionale, ma non ho mai capito perché : mi è sempre piaciuto studiare, avrei voluto andare al liceo linguistico, ma sia i miei genitori che io ci siamo fidati del loro consiglio, pensando che sapessero cosa fosse meglio per me. Ma al terzo anno di alberghiero mi sono pentita, decidendo che mi sarei rifatta più avanti. E’ come se avessi la sindrome dell’impostore, che non mi ritenessi così brava per determinate scelte o percorsi. Una docente alle superiori mi disse che non essendo al 100% né italiana né tunisina avevo la grande pecca di non sapere bene né l’italiano né il tunisino. A 16 anni si è fragili, ero già indecisa sul mio percorso scolastico, e una frase del genere mi ha destabilizzata : ho cominciato a notare degli errori grammaticali che facevo e quindi quando parlavo con le persone balbettavo, mi fermavo, avendo paura di sbagliare. Anche le continue battute sulle origini straniere per lungo tempo mi hanno portato a chiedermi ‘come la prenderebbe la comunità italiana ?’, sulla scelta di intraprendere determinate professioni, perché c’è ancora l’idea che per certe cariche ufficiali si debba essere italiani al cento per cento ».
« Alle superiori i professori pronunciavano il cognome in modo sbagliato, nonostante spiegassi come fare. Io stavo nel moi, non volevo creare problemi, seguendo i consigli dei miei genitori. Quando ci sono stati gli attentati a Parigi, a Charlie Hebdo e al Bataclan, ho vissuto episodi non piacevoli: un’altra ragazza ed io cercavamo di spiegare che non bisognava prendersela con la religione in sé. Ma non riuscivano a capire che arabo, Islam e terrorismo sono cose diverse. Questa ragazza ed io eravamo sole contro tutti, persino i docenti. Una situazione molto triste ».
Ora Miriam non nasconde più le sue origini, ma anzi, è convinta che possano essere un punto di forza : « Ora sono più consapevole e più forte, ho capito chi sono davvero. Ho avuto la fortuna di avere una madre che mi ha spinto nel scegliere ciò che volevo, senza farmi influenzare da altri. Dalla fine delle elementari ho capito che con le mie origini volevo fare qualcosa : viene ignorata l’esistenza della Tunisia, forse perché è un Paese piccolo. Volevo dare un senso al mio essere nata in Italia ma con origini tunisine. Vorrei far capire a quante più persone possibili cosa è la Tunisia, cosa vuol dire essere italo – tunisini, il contributo che posso dare all’Italia e alla Tunisia. Da qui l’idea di portare la Tunisia come argomento, sin dall’esame di terza media. Alla maturità ho portato la tesina sulla Tunisia con i collegamenti inerenti al mondo turistico, mentre la mia tesi triennale si intitola ‘Terrorismo e turismo post – moderno ‘, con un occhio di riguardo sulla Tunisia ».
La Tunisia Miriam la frequenta non solo per le vacanze estive in famiglia : « Alcune volte ci andavo con mia mamma, che doveva risolvere delle questioni burocratiche. Non ho mai vissuto la Tunisia come una vacanza – resort, ma come il luogo dove c’è la famiglia da visitare. C’è la difficoltà di avere i parenti all’estero e non poterli vedere così spesso, soprattutto con il Covid. Mia mamma è originaria di Kasserine, ma da anni abitava a L’Aouina – Kram (Tunisi), mio padre è originario di Jendouba ma abitava anche lui nella capitale. Erano vicini di quartiere, si sono conosciuti così ». E aggiunge : « Ho visitato un po’ il centro, ma con la primavera araba, il terrorismo e il covid non l’ho più girata come avrei voluto. L’ultima volta ci sono stata a novembre del 2021 e ho notato diversi cambiamenti, o forse semplicemente crescendo mi rendo conto di più di alcuni aspetti. Farei volentieri un’esperienza di tirocinio o di Erasmus in Tunisia, per indagare su alcuni aspetti su cui prima non ho avuto la voglia o la possibilità. Ad esempio vorrei capire quali siano i miei diritti come cittadina tunisina. Negli ultimi anni per viaggiare ho sempre dato il passaporto italiano: quando viaggiavo con mia mamma ed utilizzava il moi tunisino, avevamo sempre qualche problema, in primo luogo chiedevano l’autorizzazione del padre per uscire dal territorio, nonostante vivessimo in Italia. Vorrei viverci per qualche mese: lo stipendio tunisino è basso e lavorare lì tra affitto, bollette e spesa, non riuscirei a permettermi degli extra, a cui sono abituata in Italia ».
Miriam ha ottenuto la cittadinanza italiana grazie ai genitori, essendo ancora minorenne quando questi ultimi l’hanno ottenuta : « C’è una bella differenza tra gli anni prima della cittadinanza e dopo. In questura spesso ti urlavano addosso anche solo per chiedere delle informazioni. Ora ho più possibilità. E’ diversa la vita tra chi ha un permesso di soggiorno e chi ha la cittadinanza italiana : l’ho visto anche in famiglia, con mia zia che non riesce ancora ad ottenerla a causa del reddito. A gennaio abbiamo avuto un lutto in Tunisia, e col passaporto italiano mia mamma ha viaggiato con facilità, mentre mia zia per questioni burocratiche ha dovuto rimandare il viaggio ».
Non potevano mancare le domande più assurde su Italia e Tunisia che le sono state fatte: « Da ‘ami di più l’Italia o la Tunisia ?’, al classico ‘al mondiale chi tiferesti ?’, fino a ‘In Tunisia sono tutti bianchi come te ?’, ‘In Tunisia avete la pasta ?’, domande sul Ramadhan, ‘ma se svieni cosa succede ?’, ‘ma non puoi manco bere ?’, fino a questioni su cucina e bandiera, ‘il kebab è tunisino ?’, ‘perchè la Tunisia ha la bandiera simile a quella turca ?’, come se essendo tunisina dovessi sapere tutto ».
Per il futuro, Miriam lo immagina in un Paese diverso sia dall’Italia che dalla Tunisia : « Mi piacerebbe lavorare in una ong. Oltre al lavoro vorrei dare una mano a persone che hanno avuto un destino già deciso per cause di forza maggiore ».
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