Mourad Ayari: « I giovani tunisini studiano l’italiano per andarsene da qui »

Insegnante di italiano all'università e giornalista, Mourad Ayari negli anni si è accorto di come sia cambiato l'approccio alla lingua italiana. « Sono sempre in contatto con i miei studenti. Chi è in Italia è contentissimo. Sono pochissimi quelli che poi, terminati gli studi, ritornano in Tunisia »
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« L’Italia fa parte di me da quando avevo 15 anni. Ho cominciato a studiare l’italiano al liceo al posto della lingua inglese . Dopo la maturità mi sono iscritto alla Facolta della Manouba, a Lettere. Ho studiato la lingua italiana perchè amavo l’Italia : c’era la Rai, posso dirvi chi sono Mike Bongiorno, Paolo Valenti, Sandro Ciotti, discutere di calcio, dell’arte, della musica, tutto ciò che riguarda il Belpaese ». Mourad Ayari, insegnante di italiano, giornalista sportivo e culturale, è tra i conduttori del programma in lingua italiana in onda sulla radio Rtci, Radio Tunis Chaine Internationale. « Dopo gli studi ho iniziato a insegnare e poi sono diventato giornalista alla Radio Rtci e al quotidiano Le temps. Ho fatto anche altri lavori : sono stato redattore del magazine L’opinion, ho lavorato per il settimanale l’Hebdo turistique e per due anni come guida turistica. Quest’ultimo è un mestiere che prende tutto il tempo : dovevo scegliere tra questa professione e l’essere giornalista. Anche se con il primo lavoro guadagnavo molto di più, ho preferito fare altre cose ».

Lo studio della lingua italiana : non più per piacere, ma per emigrare dalla Tunisia

Oltre ad insegnare all’università, Ayari collabora con la scuola Dante Alighieri da vent’anni. Per questa scuola passano i ragazzi e le ragazze che vogliono proseguire i propri studi in Italia : « L’interesse per la lingua italiana non è più lo stesso. Una volta la gente studiava questa lingua per puro piacere, perchè amava la lingua italiana. Ora sono persone che vogliono andare a vivere e studiare in Italia, perchè vogliono andare via dalla Tunisia ». E aggiunge : « Sono sempre in contatto con i miei studenti, mi mandano ogni tanto dei messaggi, mi chiedono informazioni, cerco di essere disponibile, di rispondere alle loro domande. Chi è in Italia è contentissimo. Sono pochissimi quelli che poi, terminati gli studi, ritornano in Tunisia. A volte mi mandano delle foto e mi chiedo : perchè non ci sono io al loro posto ? Io li aiuto ad andare lì, mentre io sono qui. Ma sono contento di vivere in Tunisia : non ho mai pensato di vivere in Italia . Spero di vedere le frontiere fra i nostri due Paesi sparire per sempre. Trovo ingiusto che un tunisino per andare in Italia, debba pagare non so quanti dinari per avere il visto, che a volte viene negato, ma i soldi non rimborsati, mentre un italiano viene quando vuole e si installa dove vuole ».

Siena, Piazza del Campo e Torre del Mangia - Photo by Antonio Ristallo on Unsplash

Il primo viaggio in Italia: otto mesi per perfezionare la lingua italiana

« Il mio primo viaggio in Italia ? E’ stato durante il mio terzo anno accademico, per un tirocinio di perfezionamento della lingua italiana all’università di Chieti, abitavo a Francavilla al mare. Ci ho passato otto mesi : è stato un bel periodo di uno studente spensierato, che si è ritrovato in Italia a studiare, approfittando del Belpaese, del suo mare, del suo sole, e anche del suo inverno e del suo freddo. Poi sono tornato a casa : non ho cercato di rimanere, anche se c’erano persone che avrebbero voluto tenermi lì. Ho visitato Siena, Perugia, Padova. A Perugia e a Siena sono stato per frequentare un mese l’università per stranieri ; a Perugia ho visto l’Umbria Jazz e a Siena il Palio, che avevo visto solo alla tv. Vederlo in diretta, è stata una cosa indimenticabile, che mi è rimasta in mente come se fosse ieri. Ho visitato anche Padova, Venezia, Napoli, Roma, Milano di passaggio ».

Giornalista quasi per caso

Il lavoro come giornalista è capitato per caso : « Per fare il programma in lingua italiana a Rtci, il telefono è squillato e mi hanno fatto questa proposta. Ho detto sì, perchè no ? Stessa cosa per Le temps, mi hanno chiamato chiedendo se volevo collaborare con loro. Et voilà, l’avventura prosegue dopo più di vent’anni. Per la radio intervisto profili diversi : sportivi, scrittori, cantanti, artisti, giornalisti, c’è di tutto. Per il giornale scrivo di sport, non solo calcio, ma anche pallamano, pallavolo, pallacanestro, e scrivo anche per le pagine culturali, di libri, di mostre. In Tunisia i giornalisti più seguiti sono quelli che non han fatto l’Ipsi (Istituto della Stampa e di Scienze della Formazione), dove si studia per quattro anni per diventare giornalisti. Si deve cominciare, io ho iniziato con il programma in lingua italiana, la voce ha cominciato a diventare conosciuta, poi il nome ; ho cominciato a scrivere, dopo un anno ho chiesto la carte de presse e l’ho ottenuta facilmente. Studiare non significa sistematicamente diventare un giornalista letto e seguito. Ho imparato tutto sul campo, sia alla radio che al giornale. Certo ci deve essere una base minima da cui partire : nel mio caso, l’italiano per la radio e il francese per il giornale, due lingue che padroneggio come si deve ».

Mourad Ayari, giornalista tunisino, ai microfoni dela radio Rtci - photo credits Giada Frana

« L’Italia mi piace come meta per le vacanze, ma per viverci non ci ho pensato. A volte mi dico : perché non sono andato là ? Ma sto bene in Tunisia, in Italia non avrei avuto le stesse possibilità : non mi avrebbero dato l’opportunità di insegnare l’italiano, forse agli stranieri, ma è un mestiere che avrebbero dato prima agli italiani. E in Italia non ci sono giornali in lingua francese. Non mi sarebbe stato possibile essere un nome, una voce conosciuta. E questa è una soddisfazione che l’Italia non poteva darmi. Per il futuro, spero di continuare a fare ciò che sto facendo con successo, di aiutare i giovani alla Dante che vogliono andare a studiare in Italia, vederli riuscire nell’esame Plida e di continuare a fare il programma in lingua italiana a Rtci, programma che mi dà un’enorme soddisfazione ».

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