Nadia Khiari: “Con Willis from Tunis rompo i tabù ancora presenti in Tunisia”

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Impossibile non conoscere Willis from Tunis, il gatto nato dalla matita di Nadia Khiari, insegnante di arte e vignettista, che con ironia dal post Rivoluzione ha accompagnato i Tunisini nella loro nuova quotidianità. Laureatasi in arti plastiche in Francia e con un dottorato in Scienze e tecniche delle arti alle Belle Arti a Tunisi, Khiari a 25 anni inizia il suo percorso nell’insegnamento: “Ho sempre adorato insegnare l’arte – racconta –, ma è stato nel 2011 che ho potuto realizzare un sogno che avevo sin da bambina: realizzare delle vignette per i giornali, una disciplina che ho sempre adorato sin dall’adolescenza. Fino a quel momento non si poteva criticare il potere, si viveva sotto una censura molto importante, quindi avevo messo questo sogno da parte. Ma ogni volta che viaggiavo in Europa, acquistavo sempre dei giornali satirici, trovavo geniale il fatto di poter ironizzare sul potere, sui tabù della società e così via

E’ stato a gennaio del 2011, quando ci sono stati i vari eventi che hanno portato alla partenza dalla Tunisia del dittatore Ben Ali che ho cominciato a commentare ciò che vivevo giorno per giorno, le discussioni che avevo con le persone, la coda che si faceva per acquistare il cibo, le barricate di notte. Ho preso un avatar, questo piccolo gatto, e ho cominciato a fargli commentare l’attualità, un modo anche per mantenere l’anonimato. Il fatto di spostare il discorso da un umano a un gatto fa passare dei messaggi più facilmente, era un modo anche per raggirare la censura, un po’ come con le fiabe di La Fontaine: la cicala, la formica, parlano di fenomeni umani, ma attraverso degli animali che alleggeriscono un po’ il tutto

Sciopero femminista

Avevo un gatto che si chiamava Willis, e lo avevo utilizzato per raccontare un po’ i disastri che faceva in casa;  all’epoca avevo anche un altro personaggio, un camaleonte, ma quest’ultimo cambia colore, adattandosi alle situazioni, quindi non corrispondeva al messaggio che volevo passare. Il gatto invece ha il suo lato selvatico e selvaggio, non obbedisce agli ordini, in più ci sono tantissimi gatti di strada in Tunisia. Questa è una riflessione in realtà che è venuta più tardi: all’inizio ho utilizzato d’istinto il personaggio del gatto che già avevo a disposizione, è stato qualcosa di molto spontaneo: solo in seguito mi sono resa conto di quanto la scelta fosse stata davvero azzeccata. E siccome vivevamo tutti questi stessi avvenimenti, penso sia stato questo che ha contribuito al successo di Willis”.

All’inizio, il primo anno, pubblicavo in modo anonimo: anche durante le interviste non mostravo il mio viso, come una sorta di vecchio riflesso di qualcuno che ha vissuto la maggior parte della sua vita sotto una dittatura e mi dicevo che non si sapeva mai, che poteva ritornare tutto quanto. Ed è stato proprio per questo motivo che ho pubblicato il mio primo libro a marzo 2011, la prima raccolta di disegni, in fretta e furia: mi dicevo che poteva essere solo una piccola parentesi di libertà e che dopo saremmo ritornati di nuovo in un periodo di censura. Poi ho rivelato la mia identità: con gli islamisti al potere, c’è stato un periodo di difficoltà per gli artisti, è stato catastrofico tra aggressioni e minacce. L’anonimato in questo contesto non era ideale: se mi fosse successo qualcosa, sarebbe stato meglio essere conosciuta in modo che le persone potessero reagire e in caso aiutarmi. Ovviamente tutto ciò è un’arma a doppio taglio, ma ho preferito agire così. 

Nel lavoro di Khiari c’è anche un aspetto militante: “Ho fatto anche dei laboratori di educazione all’immagine, nelle scuole, in centri di formazione e anche nelle carceri minorili. Lo scopo non è insegnare a disegnare, ma mostrare delle vignette e a partire da queste, creare dei dibattiti, scambiare delle opinioni, riflettere attorno a un soggetto e farli disegnare su quest’ultimo, affinché sviluppino il loro senso critico. Nelle vignette satiriche siamo allo stesso tempo giornalisti ed artisti, ma non siamo né l’uno né l’altro: il giornalista deve essere oggettivo, noi no, possiamo essere completamente soggettivi nei nostri disegni. Nelle carceri minorili purtroppo la maggior parte dei disegni rappresentava le barche per andare a Lampedusa, il loro sogno, ed era molto difficile, soprattutto per la situazione che vivevano, trovare degli argomenti per convincerli a restare. L’utilità del mio lavoro la trovo soprattutto sul campo, in contatto con le persone, mostrando i disegni, discutendo, cercando di leggere, comprendere, cambiare le cose.  Bisogna conoscere e comprendere le leggi dei vari Paesi, perché anche la libertà di espressione è limitata da queste ultime: un cittadino che conosce le leggi è un cittadino forte, perché conosce i suoi diritti, i suoi doveri e può attivarsi per farle cambiare”.

Willis è stato accolto con affetto, è straordinario: ricevo molto amore dalle persone, mi sostengono, è come se lo avessero adottato, se appartenesse loro: corrisponde a un periodo della loro vita in cui avevano ancora molta speranza per il futuro, in cui molti sono rientrati in Tunisia perché credevano nella ricostruzione. E’ bellissimo anche che queste persone siano di ogni età, dai più piccoli, 7/8 anni, fino ai 90 anni. Mi interessa capire perché amano Willis: molti mi dicono che apprezzano del libro il fatto che è la storia della Tunisia, è la mia piccola storia nella grande Storia di questo Paese. Rintracciare ciò che è successo e comprendere come abbiamo fatto ad arrivare fin qui, sono temi che spesso emergono durante i momenti di firma copie del libro, motivo per cui adoro questi incontri con i lettori. Le persone amano la Tunisia, amano il proprio Paese e vorrebbero che la situazione generale migliorasse. 

I problemi avuti in questi anni sono legati al potere e non nascono da un giorno all’altro: ci vuole un deputato o qualcuno che punta il dito contro un’artista da perseguire. Basta guardare le campagne di odio sui social network, purtroppo sono la routine, bisogna lasciare passare del tempo, spegnere il telefono e attendere che passi. Non c’è niente di spontaneo: a chi non piace il mio personaggio, non segue la mia pagina e legge altro, qui invece c’è proprio una volontà di nuocere alla persona. Forse perché posso simboleggiare la donna libera, indipendente, che scherza sui tabù, che parla di sesso, di omosessualità. Il mio obiettivo è proprio affrontare i tabù. I tabù sono qualcosa che non si dice, che viene taciuto, ma quando se ne parla, non è più un tabù. Quindi bisogna parlarne, banalizzarli, non stare nell’omertà e nel silenzio. I tabù sono spesso argomenti che ci fanno paura: la religione, il potere, il sesso, bisogna affrontare questi temi, è molto importante. Per esempio, quando disegno le mie paure e ci ironizzo, non significa che queste paure non ci siano più, ci sono ancora, ma le affronto e dò loro meno importanza. 

Nel 2015 è stata una catastrofe: Daech, Charlie Hebdo, i vignettisti sono stati messi al centro dell’attenzione, si è scoperto che esistevamo, ma non è ciò che mi impedisce di continuare. Per quanto riguarda la Tunisia, la legge 54 è catastrofica: il Paese si trova in uno ‘ stato di eccezione’, con un Presidente che emette decreti da solo, senza consultare nessuno, in modo poco democratico. Il grande problema di questo decreto è che punisce chi diffonde delle fake news ma senza definire cosa si intende per queste ultime, quindi si può imprigionare qualsiasi persona che dice qualcosa di scomodo. Inoltre è un decreto inutile e ridondante: esistono già delle leggi contro la diffamazione, anche a livello della stampa ci sono già leggi che regolano le fake news, quindi è solo un mezzo per dissuadere. E’ grave e va contro la libertà di espressione. Vedere in continuazione giornalisti accusati di terrorismo, complotto contro lo stato, capi di accusa fittizi, fa molta paura”.

E’ come vivere con la spada di Damocle sempre sulla propria testa. Avevo fatto un disegno dove appariva un disegnatore con la sua tavola, che si volta verso suo figlio e chiede se ha preparato la cartella per la scuola per il giorno dopo, il figlio risponde chiedendo se ha preparato lo zaino per la prigione, perché tutti si tengono pronti, non si sa mai, si potrebbe essere i prossimi. C’è un libro che ho letto ultimamente, di science fiction, in cui si è una distopia dove i governanti cambiano leggi tutti i giorni e i cittadini non sono al corrente delle leggi, ci sono coloro che devono farle rispettare. Quindi le persone impazziscono perché non sanno più cosa è vietato e cosa no e ciò li tiene in uno stato di stress e di paura permanente, che impedisce loro di riflettere e di fare la Rivoluzione. Non siamo così lontani da questa situazione….. 

Avevo pensato di lasciare la Tunisia: a causa dell’inflazione, i prezzi sono esplosi, tutto è aumentato in maniera folle e con lo stesso salario si fa davvero molta fatica, oltre alle varie penurie di determinati alimenti che si succedono periodicamente. A un certo punto non ne potevo più di dover lottare quotidianamente, dopo una vita passata a lottare, volevo una vita calma e tranquilla, senza dover aver problemi anche solo ad acquistare il pane. Ero davvero molto stanca. Ma poi mi sono detta che sono nata qui, ho vissuto tutta la mia vita qui, c’è la mia famiglia, i miei amici, anche se è davvero complicato e difficile col mio mestiere, mi sento più utile in Tunisia

La rubrica “Il migliore dei mondi” di Willis from Tunis per Cinemensuel

Oltre al personaggio di Willis from Tunis, diverse le collaborazioni all’attivo: “Su Cinemensuel da ottobre 2011 ho la mia rubrica che ho chiamato “Il migliore dei mondi”, un titolo ovviamente ironico: prima pubblicavo solo dei disegni sulla Tunisia, poi sul mondo arabo, ora invece copro l’internazionale, anche se mi concentro molto sull’Africa perché succedono molte cose di cui non si parla. Mi interesso molto dei temi inerenti alla libertà e ai diritti delle donne, che sono in pericolo in ogni parte del mondo, anche nei cosiddetti “Paesi civilizzati”. Le mie vignette appaiono anche su Courier International. Insegno ancora: da dieci anni al liceo, l’arte plastica, storia dell’arte, come disegnare. Amo molto questo lavoro, parlare con i giovani, dei loro sogni, del futuro. Sono loro che saranno il futuro della Tunisia, che devono costruire il loro spirito critico e decostruire questo spirito di intolleranza attuale, questi muri che non si smette di alzare in tutto il mondo. Progetti futuri? Sto lavorando al mio prossimo libro, sempre con Willis, ma ci saranno più parti scritte, sarà una specie di avventura, si metterà nella pelle di una donna nata in un Paese del Maghreb. Spero che i lettori si divertiranno”.

© Riproduzione riservata 


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