Olimpiadi 2020, il bilancio della delegazione tunisina

La dirigenza olimpica tunisina aveva riposto molte delle sue speranze sulla scherma, sul nuoto e sugli sport di lotta. Ciò che non si aspettava era che a salire sul podio sarebbero stati due adolescenti, nel taekwondo e nel nuoto.
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Mohamed Khalil Jendoubi, 19 anni, argento nel taekwondo categoria -58 kg. Ahmed Ayoub Hafnaoui, 18 anni, oro nei 400 metri stile libero. A cavallo tra il 24 e il 25 luglio, la Tunisia ha sparato subito le sue cartucce olimpiche vincenti. Ma rimarranno le uniche. Il resto della delegazione non riuscirà a dar seguito all’entusiasmo scatenato dai due successi iniziali.

Il bilancio è da considerarsi comunque positivo – sottolinea Chaker Belhadj, direttore sportivo del Comitato olimpico tunisino, la cui delegazione quest’anno era composta da 63 atleti -. Avevamo previsto, realisticamente, anche la possibilità di non ottenere nessuna medaglia, ma l’abbiamo scampata”. La previsione più ottimistica era di 3 o 4 medaglie, vale a dire almeno eguagliare in termini numerici il bottino conquistato a Rio de Janeiro nel 2016 e a Londra nel 2012.

Di certo, la dirigenza olimpica aveva riposto molte delle sue speranze sulla scherma, sul nuoto e sugli sport di lotta. Ciò che non si aspettava era che a salire sul podio sarebbero stati due adolescenti. “Alla fine del 2019 si parlava già delle loro potenzialità, ma non sono stati esposti per evitare il rischio di bruciarli”, afferma Belhadj, in carica dal marzo 2021. Ciò che più ha favorito la crescita di Jendoubi e Hafnaoui è stato il rinvio di un anno delle Olimpiadi a causa della pandemia da Covid-19 che, al contrario ha influenzato negativamente l’avvicinamento al torneo di molti altri atleti e atlete tunisini. In particolare da un punto di vista mentale. “Tra loro ci sono degli ultratrentenni che avevano stabilito che questa sarebbe stata la loro ultima Olimpiade per concentrarsi in seguito su progetti familiari come il matrimonio o, nel caso di alcune donne, avere dei figli”, rivela Belhadj.

Indubbiamente, però, l’ostacolo più grande e ancora oggi insormontabile prende il nome di disorganizzazione e mancanza di pianificazione ai vertici delle istituzioni. Sono ben sei i ministri dello sport che si sono succeduti dal 2016. “Questo incide sulla preparazione delle singole federazioni e del Comitato olimpico che deve coordinarle”, continua Belhadj. “Viviamo alla giornata, non c’è strategia”.

L’AMBIZIONE DI JENDOUBI

Strategia e pianificazione ricadono di conseguenza sulle singole federazioni, o meglio sui singoli atleti e i loro allenatori, lasciati spesso a navigare da soli in mezzo a un mare di difficoltà e di lacune. Nel caso di Jendoubi, l’allenatore Seif Trabelsi afferma che, a prescindere dai fattori esterni che sfuggono al loro controllo, volevano, come squadra di taekwondo, migliorare il risultato di Rio. “Puntavamo già all’oro, ma ci siamo dovuti accontentare dell’argento. Ci riproveremo a Parigi nel 2024”, dice Trabelsi, affermando che il taekwondo è tra gli sport più redditizi per la Tunisia a livello internazionale. Da questa disciplina, infatti, arrivò uno dei bronzi dei Giochi del 2016 con Oussama Oueslati nella categoria -80 kg. “Il taekwondo potrebbe regalare anche maggiori soddisfazioni se solo ricevesse un supporto più solido e costante”, precisa Trabelsi.

LE CAUSE DEI RISULTATI DELUDENTI DELLA SCHERMA

Tra gli sport meno pubblicizzati che danno più soddisfazioni al di fuori dei confini nazionali va menzionata anche la scherma. In Africa, la scuola di scherma tunisina è seconda solo a quella egiziana, ma in Giappone non lo ha dimostrato. Tutti i suoi schermidori e le sue schermitrici sono usciti al primo turno. Tra loro anche Sarra Besbes, una delle migliori rappresentanti mondiali nella spada, e Ines Boubakri, la prima schermitrice africana ad andare a medaglia a Rio 2016 nella specialità del fioretto. Boubakri, la portabandiera della Tunisia insieme al pallavolista Mehdi Ben Cheikh, ha deluso perdendo subito 15-3 nei sedicesimi contro la russa Larisa Korobeynikova, futura medaglia di bronzo. Ma chi la conosce bene, come Belhadj, sa che l’anno che ha preceduto le Olimpiadi è stato molto complicato per lei e per le altre schermitrici: “La scherma è stato uno dei pochi sport che per circa un anno non ha ripreso le sue competizioni. Le competizioni di preparazione alle Olimpiadi sono state solo una manciata – ricorda -. Boubakri si è dovuta spostare più volte in vari Paesi per trovare un luogo in cui allenarsi. In più, soffre ancora dei postumi del problema al ginocchio per cui era stata operata nel 2016”.

Non è salita sul podio nemmeno l’altra atleta medagliata di Rio: la lottatrice libera Marwa Amri, eliminata agli ottavi di finale dalla svedese Johansson per 5-1. Tra le donne icone dello sport tunisino attese a una prestazione migliore, una menzione va riservata anche alla tennista Ons Jabeur, uscita immediatamente ai trentaduesimi di finale contro la spagnola Suárez Navarro.

L’UNICO ORO

Ci si aspettava un risultato migliore anche da Oussama Mellouli, il secondo atleta olimpico tunisino più medagliato della storia dopo il campione di atletica leggera Mohammed Gammoudi, capace di vincere quattro medaglie tra Tokyo 1964 e Monaco 1972. Mellouli, invece, ha messo insieme due ori e un bronzo nei 1500 metri stile libero e nella 10 km in acque libere tra Pechino 2008 e Londra 2012. Giunto alla sua sesta Olimpiade all’età di 37 anni, il nativo di La Marsa non è riuscito a ripetersi e ha chiuso a mani vuote come cinque anni prima. Va detto, però, che anche la sua preparazione ha subito degli incidenti di percorso a causa di screzi con la propria federnuoto, motivo per cui Mellouli ha confermato la sua presenza ai Giochi solo ventiquattro ore prima dell’inizio della cerimonia inaugurale.

Alle spalle di Mellouli troviamo Hafnaoui. L’unico oro della spedizione olimpica tunisina è già pronto a prendere il suo posto nel panorama internazionale. Come detto, il suo è un exploit inaspettato ma prevedibile secondo il direttore della squadra nazionale di nuoto Sami Achour:L’obiettivo iniziale era qualificarsi alla finale dei 400 metri, ma abbiamo ottenuto molto di più. Hafnaoui ha delle qualità mentali eccezionali che si sono rivelate a Tokyo. Avrebbe potuto aspirare a una medaglia anche negli 800, ma i 400 avevano lasciato delle scorie sul piano fisico”. Achour ci tiene a precisare che la soddisfazione maggiore deriva dal fatto che Hafnaoui è un nuotatore che si è formato interamente in Tunisia e che il prossimo passo sarà portare più nuotatori e nuotatrici ai Giochi di Parigi del 2024. Lo sviluppo del movimento natatorio, anche in questo caso, dipenderà da un maggiore investimento sulle infrastrutture. Al momento sono solo tre le piscine funzionanti su tutto il territorio.

RICAMBIO GENERAZIONALE IN ATTO

In attesa di un progressivo miglioramento dei sistemi di formazione delle varie federazioni sportive, il solo appiglio a cui aggrapparsi per il futuro è il ricambio generazionale che ha preso il via in occasione dell’Olimpiade di Tokyo. Dei 51 atleti e atlete che hanno partecipato a sport individuali, 34 erano alla loro prima Olimpiade. La speranza di Belhadj è che “i trionfi di Jendoubi e Hafnaoui permettano alla gioventù sportiva tunisina di capire che, al di là delle condizioni esterne, è possibile raggiungere il podio a patto di lavorare duro”.

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