Non esiste una storia di emigrazione uguale ad un’altra, ma tutte partono da sogni comuni. In questo libro, l’autrice Paola Bruna Kenani racconta la testimonianza di Omar, di origine tunisina, migrante per scelta, e ci racconta con un linguaggio efficace ed in maniera scorrevole il suo percorso. Durante la lettura, ci troveremo immersi nel mondo del protagonista, ne esploreremo pensieri e stati d’animo, motivazioni, scelte. Osserveremo il nuovo ed il vecchio mondo con i suoi occhi e vivremo tramite il suo racconto i suoi momenti di serenità e di sconforto, seguiremo i suoi pensieri durante le scelte, vivremo con lui i cambiamenti, assaporeremo le sfide che la ricerca di una vita diversa all’estero pone. Vedremo le sue aspettative, l’incontro e la conoscenza delle reali nuove condizioni di vita. Quali saranno le occasioni realmente disponibili? Che realtà vivrà e quale sarà lo spessore delle persone che incontrerà lungo il cammino? A cosa sarà disposta una persona nei momenti di sconforto? Vivremo anche la crescita interiore di Omar, i suoi sforzi per l’assimilazione di un ambiente e di mentalità nuove, fino a quando un episodio personale lo riporterà a casa, lo aiuterà a ritrovare il legame con la propria terra, a respirare nuovamente i suoi profumi e vivere la sua gente.
« Perchè non riesco a tirarmi fuori da questa putredine ? Eppure non provo nessun desiderio a restare. E’ davvero questo ciò che avevo sognato, di cui ero assetato come tutti i giovani della mia terra ? E ora di già dissetato non vedo che tradimento ed ipocrisia.
Sono un uomo privo di alloggio, privo degli elementari mezzi di sussistenza, privo di una vita ordinata e pulita di cui essere soddisfatto. Sono un uomo randagio, vagabondo, artefice di un mondo sottosopra. Sono un uomo che fa paura. Per questo mi versano addosso tutto il loro disprezzo e disamore anche quando si sforzano di tendermi la mano molle e caritatevole. Ma io non voglio la vostra carità ! Vi prego liberatemi, lasciatemi andare ! Io non ho voluto tutto questo !
Basta ! Non posso più continuare in questo disarticolato viaggio. La partenza è imminente. Me lo ripeto come in un vortice. La testa mi gira. Socchiudo gli occhi. Mi acquieto. Percezione sottocutanea del cuore che batte regolarmente. Lo ascolto. In piena pace. Sì me ne andrò. Andrò altrove. Forse ritornerò al paese ».
L’autrice, che trent’anni fa viveva a Roma, qui è entrata in contatto con la comunità di migranti irregolari. L’episodio dell’aggressione naziskin che si legge nel romanzo è reale, avvenuto a gennaio 1992 a Colle Oppio. « Ho raccolto diverse storie – riferisce –, ricucendole sul protagonista di questo racconto. Si parla sempre di numeri, ma molto di meno di cosa vive, cosa sperimenta sulla propria pelle, come vive una persona lontano da Casa, che non può trovare lavoro perchè irregolare. E’ necessario far vedere da dentro come si sente un migrante. Si tende a generalizzare su queste persone : ma se una persona vive ai margini, il rischio di essere risucchiato da una rete criminale è maggiore. Perchè quindi non regolarizzarli ? E’ l’illegalità che porta all’illegalità, in un circolo vizioso continuo. Se ci fosse una migrazione regolare più semplice, sarebbe tutto molto meno tragico ».
Dietro una scrittura piacevole si portano molti temi di riflessione, non ultimo l’importanza della testimonianza. In una società in continua accelerazione, in cui la disinformazione pare intorpidire i ragionamenti ed in cui le persone sono attratte dai richiami di mille sirene, ascoltare le parole di qualcuno che ha vissuto queste realtà può aiutare a riattivare il pensiero, soppesare i propri ragionamenti e a ‘riflettere prima di partire’. Questo libro non vuol dare delle risposte, ma può sicuramente aiutarci, se non a scegliere, perlomeno a giocarci le nostre opportunità più consapevolmente e ad armi un po’ più pari.
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