Domenica 27 marzo in Italia è scattata l’“ora legale”. In Tunisia non c’è: è esistita in passato, ma è stata soppressa tanti anni fa. Secondo la mia amica Amel soprattutto perché scombussolava i ritmi sonno-veglia dei bambini. Ricordatevene quindi, per i prossimi sei mesi, quando telefonate a parenti e amici in Tunisia!
Non è questa l’unica differenza relativa al computo del tempo in Italia e in Tunisia. In Tunisia durante i due mesi estivi, nonché durante il Ramadan – che può coincidere con i mesi estivi in tutto o in parte, come quest’anno – si pratica l’orario unico (séance unique). Questo orario di lavoro, obbligatorio nel settore pubblico, facoltativo in quello privato, va dalle 7.00 alle 14.00 con varianti stabilite dal governo ogni anno. L’estate permette alla gente di rifugiarsi nelle proprie abitazioni durante le ore più calde, durante il Ramadan rende meno pesante il digiuno e permette alle donne (sì, di norma sono sempre loro) di iniziare nel tardo pomeriggio la preparazione del cibi per l’iftar, il momento della rottura del digiuno.
Il mese di Ramadan comporta altri cambiamenti in materia di orari, in particolare per quanto riguarda i pubblici esercizi – caffè e ristoranti – moltissimi dei quali rimangono chiusi durante il giorno e aprono poco prima del tramonto, restando aperti fino a notte inoltrata. In parte si tratta di obblighi amministrativi (con esenzioni per certe zone per esempio turistiche), in parte si tratta di libere scelte degli esercenti e ogni anno l’interpretazione delle norme e la loro stessa opportunità suscita ampie discussioni. Prima del lockdown capitava anche di trovare esercizi che durante il Ramadan servivano solo turisti o studenti stranieri.
Occorre poi ricordare che per quanto la Tunisia abbia adottato il calendario solare, il mese di Ramadan, che è scadenza religiosa, si basa sul calendario lunare. Secondo il Corano esso inizia con il primo avvistamento della luna nuova e termina con l’avvistamento della luna del mese successivo (shawwal). La questione dell’avvistamento è fonte di non poche discussioni in era moderna: molti propendono per sostituire l’avvistamento oculare con il calcolo astronomico che permette di predire con certezza quando sarà visibile la luna nuova. In Tunisia a proclamare l’inizio del Ramadan è il Gran Mufti e fino a tempi recenti vi è sempre stato un certo dissidio tra chi seguiva il Mufti e chi il Gran Consiglio Saudita, una delle istituzioni più autorevoli in materia. In Europa una fatwa del Consiglio Europeo della Fatwa e della Ricerca ha stabilito la liceità del calcolo astronomico – il che semplifica l’organizzazione della vita sociale ed economica dei Musulmani – ma c’è chi insiste sull’avvistamento oculare. Può quindi succedere che il Ramadan inizi in un giorno diverso in Italia e in Tunisia.
Al calendario lunare in Tunisia si fa comunque riferimento per diversi aspetti della vita sociale, politica ed economica: non a caso i quotidiani, per esempio, indicano sotto la testata di norma ambedue le date, quella corrispondente al computo cristiano e quella corrispondente al calendario islamico. Quest’ultimo scandisce le festività religiose che vengono recepite dall’ordinamento secolare (come avviene per la Pasqua cristiana in Europa): in particolare le due grandi festività dell’aid al fitr che segna la fine del Ramadan e dell’aid al kebir, la Festa del Sacrificio. Negli ultimi anni è diventato di moda festeggiare il Capodanno solare, come in Europa. Molti Tunisini si augurano reciprocamente Buon Anno in quella occasione. I Musulmani più ortodossi (o praticanti) talora rispondono ironicamente: “Buon Anno amministrativo!”
In Tunisia, insomma, tempo sacro e tempo profano si incrociano proprio come avviene in Italia. Tuttavia in Tunisia l’intersecazione è resa più complessa dall’adozione del calendario solare quale riferimento per tutto ciò che è regolato dalle istituzioni amministrativ,e mentre la vita religiosa – che ha anch’essa importanti ricadute sociali – è scandita dal calendario lunare. Oggi in Italia la crescente diffusione di pratiche socio – culturali connesse all’Islam finisce per attirare l’attenzione dei non musulmani sul ciclo lunare, facendo rivivere certe nostre antiche pratiche rurali – di cui testimoniano i “lunari” – e riportando nelle nostre città un pezzo di natura dimenticata.
© Riproduzione riservata