“Porti”, i fumetti dell’illustratore tunisino Othman Selmi alla Fiera Più Libri Più Liberi

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Il passato e il presente della Tunisia, la colonizzazione francese, le violenze e la repressione, l’oppressione, il post Rivoluzione, le migrazioni interne e quelle verso l’Europa. Singole illustrazioni, vignette a colori e in bianco e nero, tratti più o meno marcati. In occasione dell’evento Più Libri Più Liberi (PLPL), Fiera nazionale della piccola e media editoria che si è svolta a Roma dal 6 al 10 dicembre, Othman Selmi, fumettista, illustratore e grafico tunisino, ha presentato al pubblico il libro “Porti”, una ricca antologia di storie brevi a fumetti, terzo numero della collana ANIMAls, edita da ComicOut.

La pubblicazione è particolarmente importante, perché si tratta del primo albo illustrato interamente dedicato a Othman Selmi, che raccoglie una selezione dei suoi fumetti tradotti in italiano. Alcune vignette, come le “Cartoline da Tunisi” (2011, 2014, 2023), erano già comparse su Internazionale. Mentre altre illustrazioni, pubblicate in questi anni in Francia, Libano, Marocco, Svizzera, Lettonia, Stati Uniti e Tunisia, arrivano in Italia per la prima volta, grazie al lavoro di traduzione di Luce Lacquaniti (dall’arabo), Laura Scarpa (dal francese) e Gemma Vinciarelli (dall’inglese).

La copertina di “Porti” del fumettista tunisino Othman Selmi

Il libro colpisce già dalla copertina, dove compare una lattina di harissa (salsa piccante) alla deriva, che rimanda alle migrazioni attraverso il Mediterraneo e anticipa uno dei tanti temi affrontati da Othman Selmi nei suoi fumetti. L’artista, che in Tunisia pubblica con il collettivo tunisino Lab619 ed è direttore artistico e illustratore della rivista Legal Agenda, si inserisce nel panorama del fumetto arabo per adulti, con illustrazioni che parlano di attualità, politica, storia coloniale, migrazioni, razzismo in Tunisia, frontiere. All’interno della rivista Porti, ogni fumetto affronta un tema e racconta una storia, con una brillante varietà di colori, stili e linguaggi, utilizzati dall’artista in maniera mai casuale. Una scelta interessante, quella di disegnare ricorrendo a diversi segni grafici. “Prima di essere fumettista, da piccolo ero interessato alla lettura e alla grafia araba – ha spiegato Othman Selmi durante l’incontro “Aprire porti, scoprire Paesi” che si è svolto lo scorso 8 dicembre nell’ambito della Fiera PLPL – Nella grafia araba, alcune lettere cambiano e si trasformano a seconda della vocale a cui sono accostate. Ho voluto riproporre anche nel mio disegno questa continua trasformazione”.

Storie di migranti tunisini e subsahariani

Con tratti marcati e colori accesi, l’artista racconta le violenze del sistema nell’illustrazione satirica “10 modi per morire a Tunisi” e le morti in mare di migranti tunisini, tra cui molti amici di infanzia, nel fumetto “Il giovane fantasma beve troppo”. Per le tavole di “Piovose storie marginali” usa tonalità più tenui e lo stile più poetico ricorda Il colore del dolore, storia a fumetti sulla vita dei migranti subsahariani in Tunisia, comparsa nella raccolta Migrazioni (Fortepressa, 2019). Othman Selmi sceglie il bianco e nero per “Il Popolo lumacone”, lavoro realizzato durante una residenza artistica a Casablanca con il collettivo marocchino Skefkef. Il bianco e nero rimane anche in “Ricordi senza doppiaggio” dove i ricordi più intimi e personali si inseriscono in una dimensione sociale e collettiva, con un riferimento alla repressione violenta dei movimenti di protesta tunisini nei primi giorni della rivoluzione e una riflessione sulla giovane democrazia. “Nulla sembra ancora conquistato, e questo accenno di democrazia acquisito con il sangue, sembra ancora compromesso da questo cordone di sicurezza”. “La Rivoluzione sembra diventare un accessorio carino che tiriamo fuori per le occasioni speciali!” (tavole a pag. 35) Tra i fumetti brevi pubblicati in Porti, c’è anche “Spark”, una serie di vignette mute sull’immolazione di Mohamed Bouazizi davanti alla sede del governatorato di Sidi Bouzid, scintilla che innescò la rivoluzione in Tunisia. Con questo lavoro, nel 2016 Othman Selmi ha vinto il Premio Mahmoud Kahil, tra i più importanti premi di fumetto nel mondo arabo.

Tavola tratta da “Il giovane fantasma beve troppo” di “Porti” di Othman Selmi – photo credits Alice Passamonti

 

Uno sguardo al passato coloniale

“Outsider” guarda invece al passato coloniale, fatto di terre confiscate e migrazioni forzate interne, di baraccopoli nate alla periferia di Tunisi, parla anche di marginalità, aggressioni e controlli da parte della polizia, umiliazioni quotidiane subite dai giovani, soprusi che sopravvivono al tempo fino al post rivoluzione. Le storie degli ultimi, famiglie cacciate dalle loro terre e costrette a “vagare in cerca di acqua e pane” (pag. 49), ritornano anche in “Le città oscure”, fumetto che racconta quasi un secolo di storia della Tunisia, dai primi anni della colonizzazione francese, alla crisi degli anni ’30, fino all’Indipendenza nel 1956, che non portò con sé maggiore uguaglianza: “Il Paese era stato colpito dalla crisi economica degli anni ’30 e dalla siccità. La Tunisia non era più solo una colonia ma soprattutto un Paese sottosviluppato” (pag. 51) “Con l’indipendenza, la giovane Tunisia ha continuato a mostrare disprezzo per le periferie operaie. Ancora oggi, i suoi abitanti sono considerati cittadini di seconda classe” (pag. 54).

L’attualità tunisina

Ci sono poi le “Cartoline da Tunisi” in cui Othman Selmi disegna la storia più recente del Paese nordafricano. Fa un certo effetto leggere le cartoline del 2014 e poi quelle pubblicate su Internazionale nel 2023, da cui traspare una crescente disillusione della società civile tunisina nei confronti della politica, tanto che alle elezioni del dicembre 2022 si registra una bassissima affluenza alle urne. “Ci siamo abituati indirettamente a partecipare alle elezioni che avvengono negli altri Paesi, non riuscendo ad averne di libere. Ma oggi anche da noi si svolgono vere elezioni libere” (Cartoline da Tunisi 2014, pag. 58). “Oggi, non sono andato a votare! Non mi era più successo dopo la Rivoluzione tunisina. Dieci anni fa, compiere questo dovere civico nella più totale libertà era ancora un sogno per le precedenti generazioni” (Cartoline da Tunisi 2023, pag. 61).

Il fumetto per recuperare la memoria collettiva

Sfogliando Porti, si coglie tutta la forza espressiva del fumetto, che diventa uno strumento per proporre lucide analisi sull’attualità politica, riappropriarsi del passato, recuperare la memoria collettiva dopo decenni di dittatura. Come cittadini, ci avviciniamo alla storia attraverso la scuola. Ma la scuola propone una versione istituzionale, distorta della storia – ha spiegato Othman Selmi – Il fumetto è un mezzo alternativo e immediato per integrare la storia ufficiale. Partendo da ricordi personali e familiari, racconto sempre una storia cercando di ricollegarla ai fatti del passato e anche all’altra sponda del Mediterraneo”. “Mi interessa parlare di colonizzazione, ma soprattutto del potere dei forti contro gli oppressi – ha aggiunto – E le migrazioni sono il risultato di quei rapporti di forza”.

Tavola tratta da “le città oscure” di Porti, del fumettista Othman Selmi – photo credits Alice Passamonti

Se Othman Selmi, con le sue illustrazioni, rivolge spesso lo sguardo all’Europa, la casa editrice ComicOut, con un’operazione coraggiosa, rivolge lo sguardo alla Tunisia e porta in Italia un esponente del fumetto arabo per adulti. Un linguaggio espressivo emerso nei Paesi arabi con le Rivoluzioni del 2011, ma una produzione ancora marginale che vive grazie a numerosi collettivi indipendenti e trova ancora poco spazio nel panorama editoriale italiano.

Othman Selmi ha pubblicato i suoi fumetti sulla rivista tunisina Lab619 dell’omonimo collettivo, su Samandal e F/I/M²/P (Libano), Skefkef (Marocco), Strapazin (Svizzera), Kuš (Lettonia), La Revue Dessinée (Francia) e The Nib (U.S.A.). In Italia, collabora regolarmente con Internazionale. Le sue illustrazioni sono apparse sulla rivista Arabpop (Tamu Edizioni), mentre la sua storia a fumetti “Il colore del dolore”, che racconta le vite dei migranti subsahariani in Tunisia, è apparsa nella raccolta “Migrazioni” (Fortepressa 2019, trad. Luce Lacquaniti).


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