Sono emozionata e, lo ammetto, anche un po’ agitata: tra poche ore prenderò l’aereo che mi porterà in Tunisia, raggiungendo mio marito e la sua famiglia. Che c’è di strano, penserete voi? Beh, in Tunisia non ci ho mai messo piede durante i nostri anni di fidanzamento e convivenza, e i suoi genitori li ho solo conosciuti attraverso lo schermo del pc, con skype, dove non capendo nulla di arabo mi limitavo a un “Salam Aleykum”, “Hamdullilah” o “shukran” per ringraziare. Nei giorni scorsi mi sono imbattuta (casualmente) in un forum in cui una ragazza chiedeva come doveva vestirsi per andare a conoscere i suoceri nel tal Paese (non ricordo quale fosse, ma un Paese musulmano). Tra le risposte delle donne-crocerossine, una di loro, sposata con un algerino, raccomandava di vestirsi con abiti lunghi e di coprirsi i capelli, nascondendoli dentro un cappello, come faceva lei. Potete immaginare la mia faccia nel leggere una risposta simile. Perché fingersi delle persone che non si è? Perché non essere semplicemente se stesse? D’altra parte i genitori del marito sanno benissimo che il figlio ha sposato un’europea, quindi non si immaginano di certo di trovarsi di fronte una donna con una jellaba o velata. Il rispetto sta nell’accettarsi nelle proprie differenze, andando al di là dell’aspetto esteriore basato sull’abbigliamento. L’abito non fa il monaco, e conta di più il comportamento che l’abbigliamento in sé.
Nella mia valigia (che non ho ancora pesato ma di certo supererà i 23 kg concessomi dalla compagnia aerea), di tutto e di più: abiti eleganti per assistere ai due matrimoni di amici, jeans, magliette carine ed eleganti, scarpe con tacco, vestitini per tutti i giorni, costume (no, non il burqini), pantaloncini (una mia zia mi ha appena chiamata chiedendomi se fossi sicura di poterli indossare insieme alle canottierine, come se questo fosse il problema principale), trucchi. Mancano i regali dell’ultimo minuto: “amore non è che potresti comprare anche questo per mia mamma che le serve?”, “Amore il mio amico mi ha chiesto il profumo tal dei tali, perché sai che da noi costa molto di più”. Così via all’acquisto last minute. Per fortuna i regali principali sono partiti con lui in nave (così nella mia valigia ci stanno più vestiti) e per i genitori ho comprato in più solo del miele (so che il padre ne è goloso) e delle creme per il corpo profumate per la mamma. La cioccolata e i profumi sono già giunti a destinazione, insieme ai ringraziamenti per il pensiero.
La suocera, ogni volta che lui scendeva senza di me, mi ha sempre mandato qualche regalo e questo mi ha sempre fatta sentire accolta e ha scacciato via le preoccupazioni iniziali del tipo “Mi accetterà anche se non sono musulmana?” “Farò una bella impressione?”, tant’è che mi ha già preparato un cassetto con vestiti tradizionali (no, non è un invito alla conversione, o all’adeguarmi all’abbigliamento, come magari qualche lettore potrebbe pensare, ma un bel gesto di benvenuto). Il che, quando l’ho saputo, mi ha quasi commossa, vedendo l’affetto con cui ci si prepara ad accogliere una persona praticamente sconosciuta, e sapendo che con l’altra nuora le cose non sono state subito così facili.
E per voi, come è stato il vostro primo incontro con i suoceri?
L’articolo originale è stato pubblicato sul blog « Amore senza confini » de Linkiesta
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