Sihem Zrelli ha conosciuto per la prima volta l’Italia per curiosità, da visitatrice. Probabilmente, allora, non pensava che il suo futuro sarebbe stato lontano da casa. «Arrivo dal sud del Paese, da Gabès. Anche se tutta la Tunisia è nel mio sangue, sono legatissima alle mie radici, ai luoghi in cui sono nata». Ma la fascinazione esercitata dall’Italia l’ha convinta a lasciare il certo per l’incerto: «Sono arrivata a Roma negli anni Novanta, con un visto turistico. Ho deciso di ripartire da zero perché volevo crescere e formarmi prima una personalità e poi una professionalità, basandomi solo sulle mie forze e non sulle sostanze che mio padre poteva garantirmi. La mia famiglia era proprietaria di terreni, non avevo necessità di emigrare: peraltro, inizialmente, in casa non hanno condiviso la mia scelta. Secondo loro, sarei dovuta tornare e proseguire il mio percorso in Tunisia. Ma io ero sicura di quello che stavo facendo».
Donna, immigrata, tunisina, musulmana: inutile dire che Sihem Zrelli non ha scelto la via più facile per realizzare le sue ambizioni. Essere un’imprenditrice e impegnarsi concretamente nel sociale, favorendo gli scambi culturali, la solidarietà tra persone è sempre stato il suo obiettivo. «Certamente ho avuto delle difficoltà – dice –, ma non posso dire di non essere stata accolta e accettata». Anche perché non è rimasta con le mani in mano: dopo essersi stabilita ad Aprilia, nell’agro pontino, si è formata grazie al volontariato e, appena ne ha avuta la possibilità, ha iniziato una sua attività. I primi guadagni sono arrivati con l’attività di interprete, data la sua conoscenza del francese e dell’arabo, ma in testa aveva altri sogni.
«Desideravo che il mio lavoro non si discostasse dalla cura delle persone, perché sono nata in un luogo dove abbondava la povertà e, anche in Italia, ho conosciuto tante storie di disagio: ho collaborato con moltissime associazioni del territorio di Aprilia e, intanto, lavoravo per costruirmi una mia impresa. All’inizio avevo due opzioni: occuparmi di bambini oppure di anziani. Ho scelto la seconda possibilità e ho aperto la prima struttura di accoglienza, una comunità alloggio. Non è stato semplice, ci è voluta molta pazienza per far partire il tutto. Dopo la prima struttura, nel 2013 ho inaugurato la seconda, che si chiama Villa Sihem. Un posto spazioso, nelle campagne, con un bel giardino. Ho sempre desiderato lavorare con loro, creature che amo e rispetto molto: servono pazienza e presenza per i nostri “nonnini” e credo che la gente del posto si sia accorta, col tempo, della mia buona volontà».
Sihem crede fortemente che le sue due anime possano aiutarla a rendere il luogo in cui vive un posto migliore: ama dire di avere due mamme, la Tunisia che è quella che l’ha partorita, l’Italia che è quella adottiva. Le piace l’idea di mettere a disposizione il suo tempo e le sue conoscenze sia per aiutare la comunità tunisina (e non solo) che risiede in zona, ma anche per avvicinare sempre di più l’Italia alle bellezze del suo Paese di origine. Ed è per questo che ha fondato e presiede l’associazione Palma del sud che, tra le tante iniziative sociali, ormai da sei anni organizza il Festival del cous-cous: «È nato come uno scherzo in famiglia: anni fa, organizzammo una festa a base di questo piatto e pensai di “sfidare”, in senso positivo ovviamente, la manifestazione di San Vito Lo Capo. Mi dissi: perché non creare ad Aprilia un evento dedicato al nostro piatto? Ogni anno cresciamo, anche se il Festival costa molta fatica nell’organizzazione. Quest’anno, chef di tutto il mondo si sono sfidati per cucinare il piatto migliore. Dopodiché premiamo scrittori, giornalisti e artisti che promuovono il racconto della Tunisia e il turismo sia verso il mio paese di origine, sia verso l’Italia. Cerchiamo di far conoscere ogni anno un posto diverso della Tunisia per incoraggiare gli italiani a visitarla. Ed è una festa che rinsalda i legami personali nella comunità tunisina e nordafricana, più in generale, che vive in questa regione. Una comunità molto viva».
A proposito di regione, il presidente Zingaretti ha assegnato nel 2015 a Sihem Zrelli un riconoscimento ufficiale come donna imprenditrice del Lazio, in occasione della festa dell’otto marzo. Sihem ha ricevuto anche il Moneygram Award per la responsabilità sociale e, nel 2016, la regista Elisa Amoruso ha incluso la sua storia nel documentario “Strane straniere”, dedicato a imprenditrici arrivate dall’estero, trasmesso sui canali Rai e tuttora disponibile nell’archivio digitale RaiPlay. A testimoniare l’inesauribilità di Sihem Zrelli spicca anche una collaborazione, più che decennale, con una testata locale, il Giornale del Lazio: «Ho approfittato dello spazio che mi concedono per trattare tutti i temi della mia esistenza: il turismo, l’integrazione e la condizione femminile, soprattutto. Ho cercato di dare il mio contributo per raccontare la politica e la vita in Tunisia e la mia esperienza personale e di lavoro in Italia».
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