Chi non conosce il mughanni “cantante” Balti, una delle icone del rap tunisino? Oggi quarantenne, Balti è forse l’unico rapper tunisino ancora sul pezzo ad essere diventato famoso già prima della rivoluzione. Infatti, sembra che il mondo del rap duro e puro gli rimproveri di essere stato il rapper del regime e di essere ancora troppo politicamente corretto. Vero è che, per sua scelta, non usa parolacce e non fa critica politica in maniera esplicita, ma descrive la difficile situazione sociale di moltissimi giovani tunisini. Forse per questo è ascoltato da grandi e piccini. Lasciando da parte i giudizi musicali, trovo alcune sue canzoni interessanti perché non usa un lessico difficile e offre un vivido spaccato della “società” mujtama3 tunisina e del 7ouma “quartiere”.
Vi propongo la traduzione di alcuni passi di una ghneya “canzone” del 2009, che fa parte del primo album di Balti solista, Avant l’Albombe. Soghri ena “la mia infanzia” ci fa conoscere questo artista attraverso la nostalgia della propria infanzia nel quartiere di Sejoumi e tuttavia ha un sapore corale. Molti sono infatti coloro che vi si identificano e anche nel testo Balti passa continuamente dall’uso della prima persona singolare del passato, con suffisso -t, alla prima plurale con suffisso -na, come se parlasse a nome di un gruppo, una generazione.
La storia è cominciata precisamente nell’Aprile del 1980
Sono venuto al mondo piangendo tra il sorriso dei miei genitori
Sono cresciuto, sono stato educato e ho imparato a pronunciare le lettere
Ho riso, ho pianto, ho mangiato i dolci, ma ho anche preso gli schiaffi…
Non conoscevo il Haram ed ero ancora contento del mondo
Conoscevo il male solo dai cartoni animati e dai film
Non sapevo che il bene e il male stanno nascosti tra il passare dei giorni
Giocavamo a calcio, a biglie e alla trottola
Scrivevamo a penna sulle magliette i numeri dei giocatori di calcio…
Rubavamo la frutta dal giardino dei vicini…
Abbiamo imparato che il furto è haram, così sta scritto nel Corano…
Sognavo che da grande sarei diventato dottore, professore o direttore…
Quando mio padre mi parlava dell’Inferno e del Paradiso ero felice, ma avevo anche paura
Abbiamo imparato a dare e ad ascoltare gli adulti
Ho imparato a disubbidire e ad ubbidire
Sapevamo che la religione è l’Islam e abbiamo imparato a dire Salam quando salutiamo
Credevo a ciò che mi veniva detto e non mentivo quando parlavo
Andavamo a pregare quando sentivamo hay 3ala lfala7 *
I nostri genitori erano contenti di noi, dicevano “i nostri figli sono a modo”…
Il pomeriggio facevamo lotte con i sassi, quartiere contro quartiere
Nell’89 avevo nove anni e volevo mettermi il gel nei capelli, vestirmi con le marche come Adidas e i jeans
Ero ancora piccolo ma volevo fare come i grandi
Andare in discoteca come mio fratello e diventare un festaiolo
Mi piaceva la musica dei neri americani
Volevo capire cosa dicevano, cominciai a respirare rap insieme all’ossigeno…
Siamo cresciuti e con il passare dei giorni è cresciuto (*in noi) anche il Diavolo….
I miei amici andavano a scuola e io dov’ero? al cinema
Prendevo l’autobus senza pagare direzione centre ville….
Ho cominciato a fumare da piccolo, una sigaretta dopo ogni pausa
Il mondo è diventato nero di fumo, quando invece, prima, vedevo il mondo in rosa
Siamo diventati un gruppo solo, io e miei compagni di malefatte
Vagabondaggi, alcool e anche furti al mercato
La testa diventava pesante sulle spalle per colpa dell’alcool
I nostri amici studiavano le scienze e noi sniffavamo colla
Ho sporcato un libro pulito, finché non arrivò l’estate
L’ultima pagella, ero stato espulso definitivamente
I giorni sono passati e della mia infanzia restano solo ricordi
Oggi c’è il pentimento e la nostalgia per quello che è stato…
* verso contenuto nell’ adhen, il richiamo alla preghiera
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