TGM è anzitutto un acronimo di facile spiegazione: Tunisi, Goulette, Marsa. Un percorso ferroviario che attraversa Tunisi in direzione nordest verso il mare, fino alla banlieue. È un mezzo di trasporto che si snoda lungo un cammino breve, neanche 20 chilometri di rotaie e 18 stazioni: chiamarlo treno, insomma, non sarebbe esatto. Non è neppure un tram, però: forse metropolitana leggera è la definizione più aderente alla realtà ma, invero, è molto di più, è una creatura con una sua personalità. Un ibrido stretto tra i due capolinea: Tunis Marine da una parte, Marsa Plage dall’altra. Il TGM, soprattutto, è storia essendo vivo dal 1872: quando venne inaugurato, non esistevano altre linee ferroviarie in tutta la nazione e, intorno al suo andirivieni quotidiano, si è creato un mondo di storie, di aneddoti, di avvenimenti e di tradizioni che soltanto un narratore magnetico e dall’eloquio carismatico poteva raccontare.
Ed è ciò che nel mese di aprile è avvenuto nella splendida galleria TGM, inaugurata all’inizio dell’anno a La Marsa. Un meraviglioso spazio espositivo che ospita opere d’arte e promuove artisti giovani, studenti d’arte e nuove promesse che vogliano cimentarsi anche nell’espressione del tema del TGM e delle sue storie. La galleria ospita non solo mostre, ma pure conferenze, proprio come quella tenuta da Hatem Bourial, figura di spicco nel panorama giornalistico e culturale tunisino: conduttore radiofonico, cronista e testimone della società tunisina, è anche un abilissimo storyteller e il suo racconto del TGM cattura la fantasia e l’immaginazione.
Il TGM, come abilmente ricostruito da Bourial, è un’infrastruttura figlia dei movimenti riformisti e dei fermenti di fine Ottocento in Tunisia. Di quel tempo, infatti, è non soltanto l’opera ferroviaria, costruita da un imprenditore britannico di nome Edward Pickering, ma anche il primo giornale tunisino, fondato da un altro britannico sotto concessione del governo. In quel periodo erano molto prolifici i movimenti politici che portarono all’abolizione della schiavitù e all’adozione di una Costituzione e, in tema di progresso tecnologico e sociale, la Tunis Railway Company inaugurò in pompa magna il TGM il 2 agosto 1872.
Nel 1880 l’imprenditore italiano Rubattino la rilevò con la sua società di infrastrutture, e sostituì le rotaie di ferro con quelle in acciaio. Il successivo protettorato francese, però, fece cadere la società nelle mani della società ferroviaria Bône-Guelma, fino alla nazionalizzazione definitiva nel 1958. Negli anni, alcune stazioni hanno cambiato nome: Présidence, per esempio, si chiamava Sainte Monique e Amilcar si chiamava Briquetterie per la presenza di molte fornaci. Un tempo c’era un’altra linea che partiva da Tunisi Nord, dove aveva sede la Societé Génerale, sempre costruita da Rubattino. Due linee differenti, insomma, ma questa seconda è stata abbandonata presto, nel periodo dell’indipendenza. Resta però, come narrato da Bourial, la memoria popolare di un percorso che è stato “nascosto” dalle modifiche urbanistiche. Tra gli autori che ne hanno parlato Jean Ganiage, uno dei massimi esperti dell’esperienza del decadimento del protettorato francese in Tunisia.
Alle storie del TGM sono legati molti oggetti: anzitutto i leggendari vagoni bianchi in legno, in uso fino al 1980 circa. Ce ne sono ancora alcuni, talora presenti in avenue Bourguiba. E poi le locandine, spesso di stile orientale, che raffigurano il TGM e rappresentano una parte del patrimonio culturale intorno a quest’opera: se ne trovano ancora sia nelle residenze sia negli alberghi, e raccontano frammenti di vita quotidiana legata al servizio del trenino. Ma davvero, le storie si moltiplicano intorno al TGM: la stazione di Tunisi Marine, usciti dalla quale si incontravano locali storici: il Bar du tourisme, il Cafè des chaises longues. Siccome per alcuni giovani e bambini era inaccessibile il biglietto del TGM di andata e ritorno per trascorrere una giornata in spiaggia, c’era chi si accontentava di un tuffo nelle acque del canale del porto di Tunisi, in un luogo chiamato “Madagascar” per una ragione molto singolare: era la deformazione di “Madame Gaspar”, un altro caffè molto conosciuto nei paraggi. Sempre lungo il canale, molti immigrati siculi si dedicavano alla pesca nelle domeniche di pausa dal lavoro mentre la stazione L’Aéroport deve la sua denominazione ai corrieri postali che da là partivano per smistare la posta aerea.
Alla stazione Carthage Hannibal, una delle più interessanti, la memoria collettiva conserva il ricordo di numerosi tassisti che aspettavano i turisti, ma non solo: vista la presenza di teatri, erano in essere convenzioni non scritte con gli abbonati alla prima classe del TGM, che venivano attesi dall’ultima corsa della sera per essere riportati a casa, in centro città, dopo lo spettacolo. Alla stazione Le Bac, invece, sono legate immagini e suggestioni dei tanti venditori di arachidi e delle frotte di giovani che passavano in quella zona i pomeriggi, per poi tornarsene a casa con il trenino. Spesso, rievocando questi episodi, ci si rende anche conto del ruolo del TGM nell’unire classi sociali, religiose e culturali soprattutto in periodi in cui l’amalgama era meno frequente e le occasioni di condivisione latitavano. Sul treno, a differenza di altri contesti, la vicinanza fisica favoriva la conoscenza e lo scambio. A dispetto del passare del tempo, il TGM e le sue storie restano avvolti da un che di magico e, ormai, sono parte integrante e inseparabile di Tunisi e della sua periferia nord.
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