Paese a maggioranza musulmana, la Tunisia presenta al suo interno, specialmente nella capitale, un’ampia rete di scuole cattoliche che accolgono oggi più di 5.000 studenti musulmani. Si tratta di un’eredità del passato multiculturale, multietnico e multireligioso di questa capitale del Nord Africa che è da sempre crocevia di popoli e luogo di migrazioni. Se l’Islam qui è maggioritario, la Costituzione del 2014 imponeva allo Stato di garantire la libertà di credo e di coscienza e il libero esercizio della religione, mentre ora la Costituzione del 2022, nell’art. 28, parla di “protezione del libero esercizio del culto, a patto che non metta in pericolo la sicurezza pubblica”.
In questo contesto, gli studenti musulmani frequentano le scuole cattoliche, nelle quali lavorano oltre 600 insegnanti e personale di supporto, insieme a una cinquantina di religiosi e religiose. In questi istituti educativi cattolici si insegna la religione musulmana, ma senza mettere da parte i valori evangelici o la promozione delle diverse culture. Al loro interno avviene un’importante trasmissione di valori e insegnamenti che promuovono la pacifica convivenza tra le religioni. Si tratta di istituti ben inseriti nel tessuto cittadino e nella realtà sociale, tanto che rendono subito evidente l’errore in cui si incorre quando, pensando ad esempio alla Medina di Tunisi, che ne racchiude diversi, la si considera solo una perfetta città islamica. Non bisogna farsi ingannare dalla presenza delle dar costruite per difendere e proteggere l’intimità della famiglia, delle moschee e delle kutba, le scuole dove si insegna ai bambini il Corano a memoria. Occorre ricordare che la Tunisia è stata crocevia di popoli che hanno lasciato in eredità culture e culti, e che Tunisi e la sua città vecchia in particolare, hanno ospitato per secoli, e ancora lo fanno, tante comunità di varie nazionalità e di diversa appartenenza religiosa.
Il cuore della capitale tunisina è stato casa per tanti francesi, italiani, maltesi, siciliani e ha accolto comunità ebraiche e cristiane che per anni hanno convissuto pacificamente potendo anche costruire i propri luoghi di culto, di svago e di studio. Proprio di questi ultimi si è occupato un giornalista e storico tunisino, da sempre attento alla storia della città, Hatem Bourial che, in un ciclo di incontri realizzati dalla Biblioteca Diocesana di Tunisi, ha raccontato la presenza delle scuole cattoliche in Tunisia nell’ambito di una iniziativa dal titolo “Regardes contemporaines et historiques sur les établissements scolaires de l’Archevéché de Tunis”, “Sguardi contemporanei e storici sugli stabilimenti scolastici deIl’Arcidiocesi di Tunisi”. In effetti, quello della presenza di scuole cattoliche e israelite a Tunisi è una realtà che ha accompagnato diverse generazioni di immigrati europei e di famiglie tunisine che hanno scelto di mandare i loro figli in queste scuole, piuttosto che affidarli al sistema scolastico nazionale, forse ritenuto di più basso livello accademico.
Questo fenomeno si sviluppa a partire dalla metà del XIX secolo quando diverse istituzioni educative vengono create in Tunisia ad opera di congregazione religiose già presenti sul territorio. Basti pensare alle scuole fondate dalle Suore di Notre-Dame de Sion, dai fratelli Maristi, dalle Suore di Saint-Joseph, solo per fare alcuni esempi, che in pochi anni hanno avviato numerosi istituti educativi di vari gradi e discipline non solo nella Medina, ma in tutto il paese. “Il paesaggio educativo nel quale compaiono queste scuole – fa notare Hatem Bourial – è quello di un’epoca in cui si cercava di modernizzare il Paese. È il periodo in cui nascono l’Istituto Politecnico e il College Sadiki, voluti dai bey di Tunisi che volevano realmente aiutare il Paese a crescere e modernizzarsi in una realtà dove le sole scuole locali e i kutab, le scuole coraniche, basate sull’imparare a memoria i versi del Corano, non bastavano a fornire una formazione adeguata ai tempi ai ragazzi e alle ragazze tunisine e agli stranieri che all’epoca vivevano nel Paese”.
Le varie comunità tentano di ovviare a questo vuoto educativo fondando delle scuole. Lo fanno gli italiani, con la fondazione, nel 1831, della prima scuola privata regolare italiana aperta per merito dell’esule livornese Pompeo Sulema. Poi aprono scuole di altre comunità religiose come, ad esempio, la prima scuola dell’Alleanza israelita universale che risale al 1878. Si trattava di una scuola per ragazzi situata alla periferia della Hara, un’enclave ebraica nella Medina. In seguito, la spinta alla fondazione di nuove scuole, secondo il racconto di Bourial, arriva anche dai Consolati sorti in Medina per rappresentare i tanti europei che si erano riversati in città in quegli anni. Poco dopo la fondazione della prima scuola italiana ad opera di Sulema, sarà una suora, nel 1840, a dare avvio alla prima vera scuola cattolica in Tunisia, l’Istituto che porta il suo nome, Émilie de Vialar, fondatrice anche della congregazione delle suore di San Giuseppe dell’Apparizione. Nata nel 1797, suor Émilie arrivò in Tunisia nel luglio 1840 e creò subito la scuola, ancora oggi esistente, in rue Sidi Saber, nella Medina di Tunisi. Inaugurata nel settembre dello stesso anno, questa scuola ospita oggi la Biblioteca Diocesana di Tunisi.
Va detto che sin dal loro arrivo, le Suore di San Giuseppe dell’Apparizione hanno creato diverse istituzioni educative in tutta la Tunisia e che l’Istituto Émilie de Vialar è senza dubbio ancora oggi il più importante di questi. All’epoca, infatti, si diffusero anche a Sousse (1842), Sfax (1852) e La Goulette (1855). Un rapporto del 1877 menziona la presenza in Tunisia di 30 suore, 5 scuole e ospedali a Tunisi, Sousse e Sfax, con assistenza domiciliare alle donne musulmane da parte di queste religiose. Qualche anno più tardi, nel 1877 i Fratelli delle Scuole Cristiane di San Giovanni Battista de La Salle, aprirono scuole a Tunisi, nella Medina e a La Goulette arrivando a formare circa 400 ragazzi a Tunisi e un centinaio a La Goulette. Nel 1879, il cardinale Lavigerie decise di creare a Cartagine un collegio secondario che operò dall’ottobre 1880 sotto la direzione dei Padri Bianchi, il collegio Saint-Louis. Poi con l’avvento del protettorato francese nel 1881 le cose cambiano e la presenza di religiosi e istituti cattolici cresce di molto.
Volgendo lo sguardo dal passato al presente, quella delle scuole cattoliche è una realtà viva e in fermento, tanto che attualmente in Tunisia ci sono ancora nove scuole cattoliche, che dipendono dall’Arcivescovado di Tunisi. Si tratta di istituzioni senza scopo di lucro, al servizio dei giovani e integrate nel sistema scolastico tunisino che vanno ad arricchire il curriculum nazionale attraverso attività complementari pensate per lo sviluppo dei bambini. Loro punto di forza, allora come oggi, è la fiducia delle famiglie tunisine nei religiosi e nelle religiose presenti nelle scuole, affettuosamente chiamate in dialetto locale al babassat. Questi istituti sono apprezzati per la loro esperienza e competenza nel campo dell’istruzione e per il fatto che assumono questo compito non per professione, ma per vocazione. La loro esistenza testimonia che l’incontro e la cooperazione di diverse appartenenze culturali e religiose, vissuti con cuore aperto e rispetto reciproco, sono fattori di progresso personale e sociale. Ad oggi il numero totale degli studenti raggiunge i 5.200.
Il prossimo 5 dicembre avverrà l’ultimo incontro di questo ciclo sulle scuole cattoliche dove, sempre accompagnati dalle ricerche e dalla presentazione di Hatem Bourial, si farà il punto sulla presenza e sull’impatto delle scuole cattoliche in Tunisia.
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