Tunisia – Europa: 2-0

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Quando viaggio in Europa, il confronto con la Tunisia è inevitabile. Piccole differenze, però fondamentali.

In Francia, ad esempio, sali su un taxi e non hai l’indirizzo preciso? Il conducente si rabbuia; gli dai dei riferimenti, poi lo guidi tu, ma no: lui, senza GPS, è perso. Lo mandi solo in confusione. In Tunisia è l’opposto: tu hai un indirizzo, ma se il tassista non ha in mente le coordinate, potrebbe portarti altrove; mentre se sei preciso tu, lo sarà anche lui. In Francia, le auto dei taxisti – parlo di Nizza, ma credo sia ormai così ovunque – sono pulite, immacolate, silenziose, per la maggior parte elettriche. In Tunisia le auto sono quelle che sono; personalmente le preferisco, e va bene così. In Francia, il guidatore invita il passeggero inconsapevole a mettersi la cintura di sicurezza quando è seduto dietro (dietro!), manco tu fossi un bambino piccolo. In Tunisia non se ne parla nemmeno. E a proposito di bambini: in Europa i giovanissimi sono intontiti dalla tecnologia; in Tunisia i loro coetanei corrono liberi, giocano a pallone, si muovono in bicicletta senza caschi né ginocchiere, hanno una forza e un carattere da noi rari.

In Italia, in Francia, tutto è normato, al limite dell’asfissia, come se l’individuo dovesse essere continuamente protetto. In Tunisia il cittadino, nel bene e nel male, è più libero. In Europa, generalmente, il paesaggio è più pulito, ordinato, curato; i marciapiedi sono privi di cartacce e mozziconi, sacchetti svolazzanti, immondizia di vario genere. La monnezza, quasi sempre, è raccolta in cassonetti che sì, sono un pugno in un occhio, ma sono sempre meglio della loro totale assenza: in Tunisia spesso si lascia tutto sparso sui marciapiedi, sperando che passi presto l’addetto della municipalità.

Taxi ad hammamet – Photo by Naseem Buras on Unsplash

Qualche piccolo episodio.

Aeroporto di Nizza, saletta vip. Chic, moderna, impersonale. La gente sfila davanti a un triste self-service; per avere un caffè ci si arrangia con una macchinetta degna di un ufficio qualunque. A Carthage, una sorridente signorina il caffè te lo fa. Oserei dire con amore. Devo imbarcare, mi spiace, devo annullare” “Lo beva, è buono, anche se è di corsa, ne beva almeno un po’.” Come se le si facesse un piacere. E alla fine, quella piccola cortesia gliela fai: ti bruci la gola e ti strozzi, ma lo bevi, anche con l’ansia dell’aereo in partenza.

A Nizza, qualche tempo fa, sempre in aeroporto, arrivavi e trovavi le toilettes unisex e ti chiedevi: perché dovrei condividere il bagno con un uomo? A Tunisi i bagni sono, fortunatamente e rigorosamente, ben separati. Quello delle donne è spesso allagato (l’uso dello spruzzino ha i suoi pro e contro), quindi si hanno sempre i piedi nell’acqua – cosa che soprattutto in inverno non fa mai piacere. Però ci sono le addette che spesso ti facilitano la vita e, con una piccola mancia, fanno grandi sorrisi. In Italia e in Francia, invece, nei bagni pubblici non ci lavora più nessuno.

Qahwa ‘arbi a Sidi Bou Said – photo credits Giada Frana

In Svizzera, sulle montagne vicino a Zurigo, c’è silenzio: la gente parla piano; si sentono gli uccellini cantare e le campane suonare. Tutto è immacolato e pulitissimo, gli spazi sono rispettati, non si attraversa mai la strada fuori dalle strisce pedonali. In Tunisia la gente parla forte, ha una sua piacevole anarchia; la strada si attraversa quando e dove si vuole, cosa che trovo assolutamente liberatoria. In Svizzera, nel bed and breakfast dove sono stata io, era tutto impeccabile, ma non ho visto nessuno che ci lavorava: l’accoglienza è stata fatta grazie a una scheda. In Tunisia è ancora la gente ad aspettare il cliente e, nella maggior parte dei casi, a metterlo a suo agio.

E a proposito di alberghi: Sardegna, Cagliari, hotel cinque stelle. Ho una piccola abitudine malsana: quando arrivo la sera in un posto nuovo, mi piace accendermi una sigaretta. Chiedo alla reception di prestarmi un accendino; in Tunisia dopo un minuto sarebbe arrivato senza alcun problema. In Italia mi hanno guardata con sufficienza e indicato il tabaccaio all’angolo.

Piccole differenze, come diceva un personaggio di Pulp Fiction, ma che fanno un’enorme differenza, nel bene e nel male. Piccoli episodi personali, assolutamente casuali, ma che ho voluto raccontare.

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Rubrica “Chez Rosità – scene di quotidianità tunisina”

Vivo in Tunisia da qualche anno ormai, e non smetto mai di stupirmi. Come ovunque, c’è il bene e c’è il male, ma per certi aspetti qui sono davvero speciali. In questa rubrica racconto il particolare nel quotidiano, le storie, ciò che magari qui è normale, ma per un’italiana non lo è. Il mio amore grande per questo Paese, nonostante le sue bizzarrie e le inevitabili delusioni. 

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