La settimana scorsa si è tenuto a Djerba il pellegrinaggio dei fedeli ebrei alla Ghriba. Come ogni anno si tiene nel mese di maggio ed esattamente a partire dal 33° giorno della Pasqua Ebraica (Pessa’h in ebraico). Negli ultimi due anni purtroppo, a causa della pandemia di Covid19, la popolazione ebraica aveva dovuto rinunciare alla sua organizzazione, dunque quest’anno l’atmosfera è stata ancora più carica di entusiasmo. La Ghriba è la sinagoga più antica e più grande d’Africa, nonché una delle più antiche del mondo. Il suo nome deriva dalla protagonista di una leggenda, una giovane donna molto attraente che pare fosse vissuta più di duemila anni fa che aveva scelto di condurre una vita in solitudine e che per questo aveva ricevuto dalla gente locale l’appellativo di “Ghriba“, ovvero la strana. Non era contemplabile allora che una giovane donna decidesse autonomamente di non metter su famiglia.
Pare che la donna guarisse tutte le persone che toccava. La leggenda narra che la sua capanna fu totalmente distrutta da un incendio che provocò la morte della stessa donna, ma il suo corpo rimase miracolosamente intatto : per questa ragione la donna venne da tutti ritenuta una santa.
La Ghriba fu costruita al posto della capanna della donna, considerato un luogo sacro data la sua riconosciuta santità ed è per questo quindi che ne prese il nome. Un’altra leggenda narra che l’edificio sia stato costruito con delle pietre e una porta del tempio di Salomone che un gruppo di ebrei portò con sé a seguito della cacciata da Israele da parte di Nabucodonosor II intorno al 568 a.C.
Il pellegrinaggio alla Ghriba quest’anno ha riunito circa 4000 pellegrini provenienti da diversi Paesi come Francia, America, Israele e altri. Sono state presenti anche le maggiori cariche dello stato tunisino, come la prima ministra Najla Bouden e il ministro del Turismo Mohamed Moez Belhassine. A rappresentare l’Italia invece era presente l’ambasciatore italiano a Tunisi, Lorenzo Fanara. Alla fine della conferenza stampa della ministra Najla Bouden è intervenuto l’ex ministro del Turismo René Trabelsi, figlio del Presidente della Ghriba e responsabile dell’organizzazione dell’evento, il quale ha ringraziato tutti i rappresentanti del Governo presenti, il Presidente della Repubblica Kais Saied e i militari, la polizia e tutte le forze di sicurezza che hanno permesso la perfetta riuscita del Pellegrinaggio sottolineando che Djerba è stata, è e sarà sempre un esempio a livello di pace, tolleranza e convivenza felice di diverse fedi religiose. Inoltre ha ringraziato tutti i media esteri presenti : la trasmissione all’estero delle immagini di questo Pellegrinaggio è di buon auspicio per il turismo tunisino, in particolar modo djerbino.
Lo scopo del Pellegrinaggio annuale è quello di onorare una delle più antiche Torah del mondo, scritta su pelle di gazzella e conservata con cilindri d’argento. I pellegrini, una volta arrivati, attraversano la prima sala dell’edificio per poi dirigersi verso quello che viene considerato il santuario vero e proprio. C’è chi accende qualche candela votiva facendo un’offerta in denaro e prega per chiedere qualcosa o ringraziare Dio per quanto ricevuto. In seguito i pellegrini si recoano in fondo alla sinagoga dove è ubicato l’armadio in cui viene custodita l’antichissima Torah e sono soliti abbracciarlo. Sotto lo stesso armadio si trova una nicchia dove si narra sia stato ritrovato il corpo della “Ghriba“. Il rito vuole che vengano depositate al suo interno delle uova sulle quali vengono scritti i nomi di donne per le quali chiedere la grazia di un marito se nubili o di un figlio se coniugate.
Alla fine della giornata le uova, che nel frattempo si saranno cotte col calore delle candele e nell’atmosfera confinata della nicchia, devono essere riprese e donate alle ragazze nominate affinché le mangino per completare il rito e far sì che il desiderio si avveri prima del successivo pellegrinaggio, dunque entro un anno. Questa è una tradizione unica nel suo genere che già a partire dal XIX secolo ha attirato donne sia ebree che musulmane in cerca di marito o figli. A Djerba ebrei e musulmani condividono ormai da tempo immemore feste e riti in totale armonia. Nel 2019 il pellegrinaggio era coinciso con il periodo di Ramadan e l’allora ministro René Trabelsi aveva tenuto a sottolineare che si trattava di un’occasione per cristiani, ebrei e musulmani di rompere il digiuno tutti insieme.
Dopo i riti religiosi si passa ai festeggiamenti e ci si ritrova di fronte alla sinagoga nel grande caravanserraglio, un tempo luogo in cui alloggiavano i pellegrini ebrei, dove ci si può rallegrare all’ascolto di un’orchestra di musicisti ebrei e musulmani. I fedeli ebrei partecipano anche ad un’asta in cui vengono aggiudicati preziosi “rimonim” ovvero puntali che servono ad adornare la parte superiore dei manici di legno dei rotoli della Torah. Il denaro raccolto servirà a eventuali lavori per il mantenimento della sinagoga. Si possono inoltre trovare bancarelle di artigianato locale che mescola le due culture e stand enogastronomici con specialità sia della cucina tunisina che di quella tipicamente ebraica.
Nel tardo pomeriggio si svolge la processione del carro contenente la “Menorah“, il candelabro a sette braccia rivestito di drappi di seta colorati su cui sono stati scritti i voti dei fedeli e adornato con i rimonim battuti all’asta. La festa continua con musica, balli e canti e si mangia tutti insieme.
Davvero un’esperienza unica ed emblematica durante la quale è tangibile la convivialità tra due popolazioni, culture e religioni che sono state in grado di fornire da più di un secolo un esempio agli occhi del mondo intero.
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[…] scorso, al pellegrinaggio della Ghriba avevano partecipato circa 4.500 persone, dopo due anni di sospensione a causa della […]