La città delle terme
La città di Hammamet venne fondata con il nome di Puppet e le sue origini sono probabilmente pre-puniche, anche se di ciò non si ha completa certezza. Subito comunque passò sotto Cartagine, grazie alla quale divenne un centro rinomato in tutto il Mediterraneo per produzione agricola; fama che proseguirà anche sotto il dominio romano, il quale sarà alla base della successiva dominazione araba.
Quest’ultimi, infatti, giunsero nei pressi di Puppet nel 678, mettendo però subito da parte lo storico insediamento e costruendone corrispondente circa all’attuale medina. Il nome “Hammamet” deriva dall’abbondanza di terme presenti nella zona, chiamate in arabo, appunto, “hammam”. Inizialmente il centro ebbe una funzione perlopiù militare, sopratutto in vista dei molti attacchi pirateschi che affliggevano le coste tunisine. L’arrivo della dinastia hafside affievolirà tale aspetto, costruendo una moschea e trasformando quello che, de facto, era un forte in una vera e propria cittadina. In tale periodo farà anche la sua comparsa Sidi Bou Hadid, che diventerà il protettore/patrono del villaggio.
Il fascino di Hammamet
Dopo una serie infinita di scontri fra spagnoli ed ottomani, nel 1574 Hammamet passò in pianta stabile a quest’ultimi, i quali trasformarono l’intera Tunisia in una provincia turca, legandosi sopratutto alla pirateria (anche se non come Algeri). Con il tempo, però, i nuovi invasori divennero parte integrante di Hammamet, tanto da formare addirittura un’etnia a parte: Köleoğlu, generati proprio dall’unione dei giannizzeri con le donne locali.
Dal 1881 diverrà una colonia francese, ottenendo un incredibile ammodernamento tecnologico con l’introduzione di telefoni, ferrovie ed elettricità. Conosciuta fin dall’Impero romano per la sua bellezza, da quel momento Hammamet attirerà alcune delle personalità dello scorso secolo, fra cui è obbligatorio citare: Paul Klee, che realizzerà anche diverse opere basate sulla città, Peggy Guggenheim, Winston Churchill e Bettino Craxi.
Quest’ultimo, che aveva già una sua residenza in città, vi passerà gli ultimi anni di vita, tanto da morirvi addirittura nel 2000, a 6 anni dal suo esilio volontario dall’Italia.
L’articolo originale è stato pubblicato su Medio Oriente e dintorni
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