Qualche settimana fa vi avevo raccontato delle cose, in Tunisia, a cui non mi abituerò mai. Ci sono poi altre cose a cui non siamo abituati, ma che ben presto faranno parte della nostra quotidianità, Magari diventando, a sorpresa anche nostre nuove abitudini. Negli undici anni in cui in Tunisia ci venivo solo in vacanza, mi faceva strano vedere le persone a spasso con i montoni. Proprio come fossero cani, il montone segue il suo proprietario. Non di rado lo portano al mare a fare il bagno, in montagna a passeggiare e tranquillamente a spasso per le vie e non parlo solo del periodo che precede l’Aid el kbir, ma di una pratica consueta.
Un’altra cosa che all’inizio della mia permanenza in Tunisia mi aveva lasciata perplessa era che dal pediatra bisognava portare il vaccino con la siringa. Si passava prima in farmacia e poi si andava dal pediatra con tutto il necessario. Al termine si pagava la visita e si riceveva la ricetta per la volta successiva. In Svizzera il medico trasmette la fattura tramite posta, presto ho capito che qui sarebbe stato difficile seguire una prassi del genere e trovavo più semplice sbrigare il tutto così.
Una cosa comodissima sono i negozietti aperti fino a tardi la sera: non si ha mai il pensiero di restare senza qualche cosa, perché da qualche parte si troverà un negozio aperto.Io avevo l’abitudine che alle 18.30 chiudeva tutto e questa è stata una piacevole svolta. Inoltre non è raro vedere le ragazze che escono di casa con l’asciugamano in testa per andare dalla parrucchiera, così pagano solo la piega! Questa è un’idea furba ed economica che mi piace un sacco!
A qualsiasi ora si entra in una casa ti offriranno da mangiare! La cucina lavora a qualsiasi ora, anche quando non si è attesi. A proposito di questo, non è strano ricevere ospiti senza avviso, la spontaneità in questo senso è ancora molto forte, non ci si deve organizzare settimane prima per vedersi, si passa, si bussa e via… alla peggio non si trova nessuno. Una nota d’obbligo arriva al cibo piccante, ci si abitua anche a quello, dipende un po’ dal grado di sopportazione e da che livello si parte, ma piano piano entra nelle abitudini quotidiane anche la famosa harissa, che in questi giorni è stata iscritta nella lista del patrimonio immateriale Unesco. Personalmente mi piace harissa arbi, quella fatta in casa, non quella nella scatoletta perché sa troppo di pomodoro, ma chiaramente sono gusti personali; fatto sta che la cucina piccante entrerà nelle abitudini anche di chi mangia in bianco!
Ci sono ancora molti caffè solo per uomini, all’inizio era quasi incomprensibile per me, adesso non ci faccio più caso. Chiaramente non sono molto evidenti nelle grandi città come Tunisi, ma nei paesi sono ancora molto radicati, ma per fortuna, oggi ce ne sono tantissimi misti, mentre fino a una decina di anni fa era più difficile trovarne nei quartieri popolari.
Una cosa che mi lasciava stupita all’inizio era vedere lavare il pavimento gettando le secchiate d’acqua a terra e poi spazzare l’acqua fuori casa. Oggi uso questo metodo sulle scale, lo trovo pratico, ma in casa ho i mobili che non apprezzerebbero questo sistema e anche le multiprese a terra. Ci vuole la casa adatta per poterlo fare.
L’adhan fa parte della vita di chiunque viva in un Paese musulmano, scandisce la giornata e diventa una compagnia quotidiana, segnando anche le varie aperture e chiusure. Non è raro infatti che i negozi, al pomeriggio, aprano dopo la preghiera. Si intercambia al suono delle nostre campane.
La buona integrazione passa anche da queste piccole cose, dalle nuove abitudini che diventano quotidianità e ricchezza di nuove esperienze.
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E bello come descrivi le abitudini del posto e soprattutto sono analitiche e veritiere che poi man mano con il passare degli anni molte di queste abitudini finiscono o cambiano come cambiano le epoche ma per fortuna qualche scritto come il tuo potrà rimanere come testimonianza.
Ottimo lavoro