Ho lasciato la Tunisia per tre settimane, per una vacanza in Italia. Al mio rientro, fuori dall’aeroporto, il carrello con sopra due valigie da 23 kg ciascuna e due trolley, una borsa e un peluche, passo sulle strisce pedonali e un automobilista arriva a tutta velocità nel parcheggio e quasi mi investe, me e il carrello, giusto perché essere civile e fermarsi nel passaggio per i pedoni forse è vergognoso. Il mio rientro è stato così. Cercando di non farmi prendere dallo sconforto, mi dico che devo riabituarmi al “io ho ragione, io passo, punto”, che in Italia e in Svizzera ho dimenticato.
Ho fatto moltissime cose durante queste tre settimane, ma mi premeva verificare personalmente una cosa: i prezzi al supermercato. Nei vari gruppi si legge di quanto la Tunisia sia conveniente: per favore tralasciamo i commenti di paragone con chi vive con gli Euro, che certamente trova tutto così a buon mercato, ma il Paese è soprattutto per chi fa i conti con stipendi in dinari e con i relativi prezzi.
In Italia al supermercato le offerte sono davvero tantissime, dagli alimentari agli altri beni. In Tunisia le offerte lasciano a desiderare (vedasi la foto qui sopra a caso dal catalogo Aziza, solo come esempio). Non sto ad elencare tutte le differenze tra un Paese e l’altro, ma davvero, anche senza tenere conto del rapporto prezzi/stipendi, in Italia è veramente molto più conveniente, soprattutto su pesce, carne, prodotti di igiene personale e della casa. In foto vedete lo scontrino, dove riporta 300 gr di pesce congelato a 1.79 euro, in Tunisia meno di 15 dinari non si trova. Ho fatto foto di prezzi ovunque, perché non mi capacito della differenza.
Al mio rientro a casa il frigorifero era esattamente come lo avevo lasciato, ma la verdura non aveva più lo stesso aspetto, così sono stata obbligata ad andare al mercato. L’entusiasmo è sotto zero: fa un caldo incredibile e io che sono partita con 22 gradi lo sento tantissimo, più del solito. Coraggiosa come poche, parto prima delle 8 con il mio carrello. Sulla strada incontro già dei signori che rientrano e vedo che hanno davvero poca spesa e comincio ad avere qualche sospetto… All’ingresso del reparto frutta e verdura i banchi sono pochi, anzi pochissimi. Sarà il caldo che ha fatto restare a casa la maggior parte dei banchi? Non solo, i prezzi sono alle stelle: chi fa mercato ha rinunciato a comperare a prezzi così alti e ha preferito rinunciare che avere merce invenduta per il prezzo elevato!
Faccio un giro tra le bancarelle che ci sono per farmi un’idea e anch’io torno a casa con poco e niente. I prezzi sono davvero insostenibili e la merce è tutta di stagione, la solita: pomodori, cetrioli, cipolle. Solo in due avevano le zucchine, ma le facevano pagare a peso d’oro (e più stagione di adesso…) Va anche bene mangiare meno carne e meno pesce, ma adesso dobbiamo rinunciare anche a frutta e verdura? Certo si può mangiare la pasta che costa poco, finché ce n’è, visto che stanno facendo gli accordi sul prezzo d’importazione, per ora con meno di mezzo dinaro si compera il pacco da 500 grammi, perché è uno degli alimenti sovvenzionati dallo Stato, ma davvero è questo che ci aspetta?
La riflessione mentre torno a casa è quella che non si può andare avanti così. La gente si stuferà e scenderà in piazza a farsi sentire. Adesso non parte solo chi non ha lavoro, ma anche persone con un buon impiego: in questa situazione il salario, che fino a poco fa era un buon salario, ora non basta più.
Forza Tunisia, rimettiti in piedi e tieni sul tuo suolo la gente che ha voglia di lavorare, e di farcela e lotta per te, ma fallo in fretta.
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