La prima volta che ho partecipato a un matrimonio arabo è stato nel 2006: ero in Marocco, si sposava la sorella della mia migliore amica. Qualche anno dopo, prima di mettere piede per la prima volta in Tunisia, visto che avrei dovuto assistere a ben due matrimoni, per curiosità chiesi di vedere le foto di quello di mia cognata. La sposa in un abito talmente brillantino che secondo me il fotografo si era abbagliato non so quante volte per poterla immortalare. Perlomeno trucco semplice. Altre foto di sue amiche mi lasciarono allibita. Tonnellate di trucco, tanto da non riuscire a riconoscere la sposa senza e con, e soprattutto bianchissime in viso, come se avessero un cerone. Un vero peccato: le donne tunisine sono molto belle, e in questo modo non vengono valorizzate. Gli abiti spesso molto scollati e semi trasparenti: non me lo sarei aspettato, ed acconciature vertiginose e molto elaborate, che mi sembravano “pesanti” da poter essere portate per tutta la durata dei festeggiamenti.
Per non parlare della grandiosità: più la festa è grande e sfarzosa, più soldi si investono nel matrimonio (ovviamente facendo sapere quanto si è speso, non fa nulla se ci si indebita o si spendono i risparmi di una vita), più è sinonimo che i genitori ci tengono alla figlia, oppure che lo sposo può permettersi di mantenere la futura consorte. Anni fa durante il periodo dei saldi, eravamo con un nostro amico in un centro commerciale in Italia. Prossimo al matrimonio, era accompagnato da alcuni zii, venuti appositamente dal Bled per aiutarlo a scegliere gli acquisti per la dote della sposa. Trucchi, scarpe, vestiti, borse: almeno 300 euro sono partiti. I miei pensieri si sono accavallati uno dietro l’altro. Era davvero necessario tutto ciò?
I matrimoni tunisini sono diversi da quelli italiani, sotto vari aspetti. Non solo per gli abiti, ma proprio per la durata dei festeggiamenti, lo svolgersi degli stessi, e le tradizioni differenti. In Tunisia in tutti questi anni ho assistito a sei matrimoni: mi annoiavo, e ho preferito in seguito declinare gli inviti.
Primo matrimonio: si tratta dell’houtia dello sposo, devo vestirmi in modo tradizionale, la suocera mi procura una jellaba bianca, elegante, per l’occasione. Mi infilano in una stanza di sole donne, dove mi siedo a un tavolo per mangiare un piatto di cous cous, velocemente perché poi devo lasciare il posto ad altre e raggiungere la sala principale. Sono l’unica straniera, arrivata lì subito dopo il nostro matrimonio in Italia, e ovviamente ho gli occhi puntati addosso. Nel frattempo, gli invitati portano i loro doni allo sposo: non regali, ma soldi: e quando la persona dona la somma, in un microfono si dice il suo nome e la cifra che ha donato, e si annota tutto su un biglietto che verrà messo da parte e custodito. Un modo poi per contraccambiare, in futuro, queste persone in caso di matrimonio loro o dei loro figli e via dicendo. Peccato la poca delicatezza, a mio avviso: la disponibilità economica di ognuno non è uguale, i dieci dinari di qualcuno potrebbero equivalere ai 100 di altri, e trovo poco delicato il fare sapere a tutti la cifra donata.
Dopo qualche giorno, ci rechiamo alla sala affittata per la serata vera e propria, dove sono presenti entrambi gli sposi. Gli sposi sono seduti su delle poltroncine, uno accanto all’altro, su un palco sollevato rispetto agli invitati che, ai loro piedi, ballano e danzano sui ritmi arabeggianti. Ci sono dei danzatori, che si mettono a ruotare facendo una danza Sufi, e donne che fanno volteggiare bastoni mentre danzano. Ogni tanto gli sposi si uniscono agli invitati, anche se la sposa fatica, dovendo essere aiutata a trascinare l’ampio velo che compone il vestito che – strabucco gli occhi – è a due pezzi e lascia scoperta la pancia! In sala passa un ragazzo – gli smartphone sono agli albori e non fotografano ancora bene -, fa le foto ai partecipanti, per poi correre a stamparle li vicino e venderle agli interessati a 5 dinari l’una. Intanto vengono serviti succhi – citronnade, jus de fraise o Amande – e dolcetti arabi.
Il terzo matrimonio era quello del nostro vicino e con me c’erano i miei genitori e mia sorella, venuti a trovarmi e per fare una breve vacanza. La henna si svolse anche nel cortile di mia suocera, ma noi in quell’occasione eravamo via. Ricordo che avevo raccomandato a mia sorella, allora 15enne, di portare con sé dei vestiti non troppo corti, almeno fino al ginocchio. E anche mia suocera, si era fortemente raccomandata di questo aspetto. Ma appena mettemmo piede nella sala affittata, davanti a noi ragazze tunisine che sfilavano in abiti molto corti, altre ragazze con il velo e abiti tradizionali lunghi ed eleganti che ballavano la danza del ventre in modo sensuale, perfettamente truccate e che non passavano certo inosservate. Insomma mia sorella mi guarda e mi dice: “ E meno male che dovevo mettere un vestito lungo!”.
Gli altri matrimoni non me li ricordo, a parte purtroppo la noia che mi accompagnava nell’assistervi: forse perché non conoscendo nessuno degli invitati e non parlando ancora la lingua, mi annoiavo tantissimo, al punto che poi decisi che non facevano per me, e cominciai a declinare gli inviti.
Ho fatto però un’eccezione per quello di mio cognato, a cui sono molto legata. Tre giorni di festa, la henna della sposa con un cambio di abiti, dove lo sposo ha consegnato un collier in regalo, mostrandolo a tutti quanti, musica tradizionale, mia figlia che ballava divertita davanti a tutti, soliti dolci e succhi. Il giorno della firma del contratto, era all’aperto, in un giardino con piscina, un po’ di musica, dolci tradizionali e succhi vari. Mi è piaciuto molto, forse perché più semplice rispetto ad altri a cui avevo assistito, o probabilmente perché essendo di qualcuno della famiglia, non potevo non commuovermi….
Insomma, secondo me i matrimoni tunisini o si amano o non si sopportano: per me diciamo che non è stato proprio un amore a prima vista… e per questo motivo non ho voluto sposarmi in Tunisia. Altre donne invece apprezzano molto l’attenzione riservata alla sposa, i preparativi, i cambi di abito, le decorazioni di henné, il sentirsi principesse per un giorno. A ognuno il suo matrimonio!
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