« Ho spesso incontrato dei vegetariani in Tunisia – scrive sul suo blog, in un post risalente ormai al 2011, « Madame » – : erano spesso persone che si proclamavano vegetariane continuando a mangiare del pesce o del pollo, o delle altre persone che si accontentavano di scartare la carne o il pesce dai piatti scelti. Finora, non ho mai avuto modo di incontrare un-a vegetariano-a vero e proprio o un-a vegano-a. Ma è comprensibile : sono diventata vegana in Europa : tutto è più semplice, le persone giudicano meno (anche se dipende dall’ambiente che si frequenta), si trovano più facilmente i prodotti sostitutivi (bevande vegetali, tofu e così via) e soprattutto sono meno cari. Per questo motivo dopo solo due settimane di veganismo, ritornando in Tunisia mi sono bloccata : non avevo né l’esperienza né le reazioni che ho acquisito in seguito, ero sola, dato che la mia famiglia non comprendeva il mio essere vegetariana, essere vegana era troppo per loro ! Alle difficoltà materiali si aggiungeva dunque la pressione sociale e famigliare : le persone non sempre capiscono, ma spesso, non cercano nemmeno di capire ». Eppure in Tunisia frutta e verdura di qualità si trovano facilmente, e soprattutto « Dimentichiamo il patrimonio culinario tunisino : ci sono tantissime ricette vegane o che si possono rendere tali : spesso la carne e il pesce sono degli ingredienti che accompagnano il piatto, e non ingredienti attorno al quale il piatto viene elaborato ».
Essere vegetariani o vegani in Tunisia è una scelta etica, ma alcuni, provocatoriamente, la proclamano come la strada da imboccare in futuro per poter risparmiare, visto il costo sempre più proibitivo che la carne sta raggiungendo nel Paese nordafricano. Questa settimana ha avuto luogo l’eid el adha, la festa del sacrificio, dove chi se lo poteva permettere ha comprato un montone per ricordare il sacrificio di Abramo, pronto a sacrificare il figlio Ismaele prima di venire fermato da un angelo. Montone che ha raggiunto prezzi esorbitanti , dovuti all’aumento del prezzo del foraggio dello scorso anno, + 40% rispetto al solito -. Il prezzo dell’animale è stato fissato dall’Unione tunisina dell’agricoltura a 13 dinari al kg, a Tunisi lo si trovava a partire da 700 dinari per un montone, pari a più del doppio di uno stipendio minimo.
Ad aprile Ridha Bergaoui, docente presso l’Inrat, l’Istituto Nazionale della Ricerca Agronomica in Tunisia, si interrogava proprio su Leaders (qui l’articolo originale) su questo tema : « Da qualche anno il potere d’acquisto dei tunisini si deteriora sempre più – scrive – e i prezzi continuano ad aumentare. La carne rossa diventa inaccessibile per il cittadino medio (…) alcuni macellai hanno visto il loro giro d’affari diminuire e molti hanno dovuto anche chiudere. L’inflazione, la speculazione e la cattiva gestione spiegano in parte la situazione catastrofica del settore. In realtà la carne rossa è sempre stata un prodotto relativamente cara e la crisi attuale è mondiale ». Il docente ricorda poi tutte le varie fasi e i vari costi prima che la carne arrivi al cliente finale : dal momento in cui viene allevato al momento in cui l’animale viene macellato e la carne preparata per la vendita. Ricorda le conseguenze dell’allevamento animale sull’ambiente e del consumo di carne rossa sulla salute del consumatore. Proponendo delle alternative : la carne bianca, meno cara, i legumi, diventando così vegetariani e due sostituti che rappresentano le proteine del futuro : la carne artificiale e gli insetti. E conclude : « E’ possibile rallentare, a livello nazionale, l’aumento del prezzo della carne rossa optando per dei sistemi di allevamento integrati alle colture, aumentandone le risorse foraggere. (…) L’appoggio finanziario dello Stato per sostenere gli allevatori è indispensabile per assicurare la vita di questo settore. Il consumatore ha la possibilità o di limitare il suo consumo di carne rossa in base alla sua disponibilità economica, o di ripiegare sulle alternative sopra esposte ».
Noi abbiamo incontrato due tunisini, Aziz Tnani e Narjes, che hanno scelto, per motivi etici, di diventare rispettivamente vegano e vegetariana. Aziz Tnani è tra i fondatori del gruppo facebook « Vegetariani e vegani in Tunisia », in cui le persone che vivono in Tunisia che hanno fatto questa scelta di vita si scambiano consigli su ristoranti, supermercati, ricette. Essere vegetariano e vegano in Tunisia è una scelta non sempre compresa dalla società, anche se ultimamente , ci riferiscono, sempre più persone rinunciano alla carne. E se i prodotti vegani e vegetariani d’importazione sono parecchio cari, si cerca di arrangiarsi con ciò che la Tunisia offre localmente.
Qui trovate l’intervista ad Aziz Tnani ; qui l’intervista a Narjes ; qui 10 ristoranti vegetariani o vegan friendly a Tunisi e infine qui la ricetta della bevanda vegetale d’avena homemade.
Buona lettura !
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