Ha grinta da vendere e un cuore generoso, Vincenza Lofino, 37 anni, operatrice umanitaria di Brindisi, milanese di base e tunisina d’adozione, ma cittadina del mondo. Da fine aprile ha iniziato un viaggio in solitaria dalla sponda sud alla sponda nord del Mediterraneo che la sta portando dalla Tunisia all’Italia in bicicletta. Un’impresa mai realizzata finora, con un obiettivo solidale : raccogliere fondi per la terza missione di ResQ people saving people, un’associazione italiana impegnata a salvare vite umane nel Mediterraneo. Quando chiamo Vincenza, sta ancora pedalando, si ferma in una piazzola di sosta nel tragitto Hammamet – Tunisi per potermi raccontare con calma questo suo viaggio e la motivazione che l’ha spinta a compiere quest’impresa:
« Dietro questo viaggio ci sono diverse motivazioni. In primo luogo volevo attraversare fisicamente e simbolicamente, da sud a nord, simulando il viaggio della migrazione, il Mediterraneo, unendo i due Paesi che amo di più e che sento più miei, la Tunisia e l’Italia, i più coinvolti per quanto riguarda il tema delle migrazioni, raccogliendo un euro per ogni chilometro percorso. Una raccolta fondi che destinerò a ResQ, di cui sono socia. Inoltre era una sfida dal punto di vista sportivo : non ho mai percorso una distanza così grande in bici, quando mi sposto il week end percorro al massimo 60, 70 chilometri. La terza motivazione è di tipo spirituale : ho sempre desiderato fare un cammino del genere. Sono un’ex calciatrice, ma nel 2017 ho rotto il legamento crociato anteriore, mi sono dovuta operare e per sei mesi non ho più potuto giocare. Il responso dell’ortopedico è stato che avrei potuto giocare solo a livello di passatempo, perché il legamento era molto fragile. Ma non riuscivo a non fare nulla, così ho deciso di cambiare sport e mi sono avvicinata alla bicicletta. Me ne sono innamorata : ho iniziato con il cicloturismo, ma mi piace anche la velocità. Mi sono detta : perché non fare questo cammino in bicicletta ? E così eccomi qui».
Vincenza in Tunisia è arrivata a settembre 2021, per studiare arabo : « Ho sempre lavorato con Paesi arabofoni, come operatrice umanitaria ho svolto diverse missioni in Medioriente, tra Siria, Giordania, Libano e Palestina. Volevo imparare l’arabo : ho cominciato a Milano, con un insegnante privato su skype, un uomo di origini siriane da più di quindici anni in Italia, molto bravo. Ma volevo trovare un modo di far coincidere il mio voler apprendere questa lingua con il lavoro. Con la pandemia, lavoravo da remoto. Stavo in Kenia, a Nairobi, e ho chiesto al mio referente se avessi potuto spostarmi più a nord e ho scelto la Tunisia. Dopo essere stata in diversi Paesi del West Africa, e dopo dieci anni di volontariato internazionale tra Brasile, Nepal, Sudan, Grecia, Serbia, Uganda, sentivo il richiamo del Mediterraneo . Quando è terminato il mio contratto con la ong che operava in Kenia, ho cercato un lavoro che mi permettesse di lavorare sul tema migrazioni in Libia o per la Libia : ho trovato con We World GVC, per cui ho lavorato come data analyst ».
Da settembre a dicembre vive a La Fayette (Tunisi), poi si trasferisce a La Marsa (Tunisi), vicino al mare : « Ci sono i pro e i contro di essere basati a Tunisi. Pedalare in centro a Tunisi è tra le esperienze più forti che ho avuto : purtroppo non si rispetta il pedone o il ciclista. Quando mi spostavo al centre ville con la bici, rischiavo tutte le volte ». Vincenza è arrivata da Genova, in nave, con la sua folder bike, che ha poi venduto sul posto per comprare una bici da cicloturismo : « La Marsa per certi versi mi ricorda il mio Salento. Mi sento a casa : ho trovato la mia dimensione. La Tunisia non l’ho girata tantissimo, lavorando, ma i week end prendevo e partivo, esplorando i dintorni. E’ grazie a questo viaggio che la sto visitando e capendo di più».
Il viaggio solidale di Vincenza inizia a fine aprile da Sidi Bouzid, la città simbolo della Tunisia, dove Mohamed Bouazizi, dandosi fuoco, diede il via alla cosiddetta primavera araba, e terminerà a fine giugno a Milano. Due settimane – con tre giorni di pausa a causa di un malore e della bicicletta in panne da sistemare – il tempo impiegato dall’operatrice umanitaria per arrivare dal sud al nord del Paese nordafricano. Sveglia all’alba e poi via, in sella alla sua bicicletta per arrivare alla destinazione prefissata : « Alle 4.30 mi sveglio, alle 5.15 inizio a pedalare, per cinque, sei, sette ore, sperando di arrivare a destinazione a mezzogiorno, per avere il tempo di riposare e di visitare un po’ la città. Nonostante la crema ad alta protezione mi sono scottata, a Djerba sono stata male e mi sono dovuta fermare qualche giorno per riprendermi. Mediamente ho percorso 80 km al giorno, anche se nelle ultime settimane sono arrivata anche a 120 o 130. Alle 21 vado a letto per riposare per bene e affrontare la giornata successiva ».
Vincenza ha organizzato tutto da sola : « Prima di partire, mi sono allenata per tre mesi giocando a calcio, con ragazze tunisine ed expats, facendo crossfit e andando in palestra prima del lavoro, oltre ai week end in bicicletta. L’ultimo mese ho avuto una tendinite : ho rischiato di non partire, mi sono dovuta fermare. Per il viaggio, in questi mesi mi sono creata una rete di amicizie con dei gruppi di ciclisti, tra cui un ragazzo che lavora nella Protezione civile tunisina e mi ha messo in contatto con un colonnello, che mi ha seguita fino a Gabes : aveva le mie coordinate Gps e controllava che tutto andasse per il meglio, mi chiamava la sera e, se avevo problemi a trovare una sistemazione, si attivava. A Chott el Jerid sono stata bloccata dal vento, un vento fortissimo : per fortuna Oreedo prende in tutta la Tunisia, sono riuscita a chiamare e a 25 chilometri mancanti alla fine, sono venuti a prendermi con una pattuglia e mi hanno portata a Kebili. Solo oggi ho trovato il vento a favore : sempre maltempo, un vento a 35 km/h. Il calore mi ha rotto anche i cristalli dell’ingranaggio della bici, mi sono dovuta fermare a Sfax per farla riparare. Ho preso anche una tempesta di sabbia. Da Hergla ad Hammamet c’era un nebbione, mi pareva di stare a Milano »
« Tutti mi hanno sconsigliato di fare questo viaggio : non solo la famiglia, la stessa Protezione civile tunisina. Sono stata fermata dalla guardia nazionale per un normale controllo, mi hanno chiesto come mai fossi sola, dove avessi lasciato gli altri ciclisti, perchè lo facessi. Non ci credevano. Avevo tutti contro perché ero sola ed ero partita con la tendinite. Ma sono una persona forte, che non si arrende». E la grinta, la passione, si sente nei suoi racconti e nel suo modo di porsi con l’Altro. L’accoglienza, in ogni tappa, è stata sorprendente : « Un’accoglienza meravigliosa, come in tutti i Sud del mondo. Poi tutto è diverso nel sud della Tunisia : i paesaggi, i veicoli più semplici, non all’ultimo grido, i bambini che al mio passaggio mi rincorrevano ».
Zaino in spalla con tre/quattro cambi leggeri, due litri e mezzo di acqua, da riacquistare strada facendo, uno zaino che si è appensantito man mano con i vari souvenir e regali : dalle rose del deserto, a un libro, ad oggetti di artigianato locale. A Sousse, una bella sorpresa : è stata accolta dall’assessore al Turismo presso l’ente del Turismo della Tunisia e le è stata donata una targa, per ringraziarla della sua attività di promozione turistica (insolita) del Paese. Arrivata a Tunisi, prima di imbarcarsi per Palermo, le sue ex colleghe le hanno organizzato una festa.
« Gli aspetti positivi sono stati l’accoglienza delle famiglie durante questo viaggio, l’accoglienza del sud tunisino, che è diverso dal nord della Tunisia, che sta perdendo un po’ questo aspetto. La Tunisia rimane comunque un Paese molto ospitale, tutta la Tunisia per me è come un grande sud Italia. Purtroppo invece si sta creando molto invidualismo nella capitale, anche se c’è più apertura mentale rispetto al sud, dove la mentalità è più conservatrice. Era la mia prima volta nel sud tunisino e mi sono resa conto delle differenze linguistiche e comportamentali : ad esempio non potevo fumare una sigaretta perchè una donna che fuma è malvista, ho preferito mettere dei pantaloni più lunghi nel pedalare in quelle zone. Aspetti non detti direttamente, ma che passano attraverso gli sguardi. In generale l’aspetto negativo la poca affidabilità : ho dato molta fiducia, investendo molte energie e tempo prezioso in rapporti che si sono rivelati molto fallaci, il non mantenere la parola data. C’erano delle persone che sarebbero dovute partire con me, ma il giorno prima mi hanno dato buca, all’ultimo minuto. Per il resto mi sento a casa : la cucina assomiglia a quella del mio sud Italia, la vita è molto meno stressante. Ho trovato la mia dimensione».
Ora Vincenza è in Sicilia, pronta a ripartire. Finora ha raccolto 1.175 euro : qui potete fare una donazione per sostenere la terza missione di ResQ. Se volete invece seguire il percorso di Vincenza, qui potete seguirla in diretta.
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