Dare voce agli artisti delle diaspore del sud del mondo: è l’obiettivo che si pone il collettivo Diaspor’art, di Bologna, nato dall’idea di cinque giovani di origine tunisina. “Diaspor’art è un collettivo artistico con il quale vorremmo far parte attivamente del panorama culturale ed artistico di questa città, di questo Paese in generale. Ci siamo ritrovati un po’ per caso – spiega Houssem Ben Rabia, cineasta e mediatore culturale -, ma condividiamo lo stesso background artistico e politico. Il nostro obiettivo primario è dar voce agli artisti migranti frutto della diaspora proveniente dal sud del mondo. Al momento siamo tutti tunisini e per questo abbiamo iniziato con un evento che rappresenta la nostra terra di partenza”. Aggiunge Khalil Ammari, in Italia da 17 anni, farmacista: “In questo momento, in cui si vuole far sopperire certe culture, stiamo cercando di farle vivere, di mantenerle vive anche nel mondo occidentale”. Fanno parte del collettivo anche Taha Ennouri, Ali Belazi e Omar Ben Soltane, tutti e tre musicisti. Il logo nasce dalla maschera di “Bousaadia”, un personaggio folkloristico tunisino che appartiene alla musica stambeli.
Il primo evento, dedicato alla Tunisia, si è svolto domenica 14 gennaio presso Camere d’aria, con la collaborazione di altre realtà del territorio: la cooperativa Cidas, il progetto Sai, l’associazione Oltre che ha messo a disposizione i suoi spazi. La data scelta non è casuale: il 14 gennaio l’ex dittatore della Tunisia Ben Ali lasciò il Paese, una data storica e che ha segnato uno spartiacque per la Tunisia. L’evento è stato un mix tra cucina, letteratura, cinema e musica. Durante il pomeriggio, una quindicina di partecipanti hanno potuto cucinare due piatti tipici tunisini: il cous cous e il tajine, grazie alla guida di Alia Belazi, antropologa tunisina. “Il cous è stato dichiarato patrimonio immateriale dell’Unesco nel 2020. La parola cous cous è di origine berbera e questo piatto è tipico del Nordafrica e dei popoli berberi – ha spiegato -. La particolarità del cous cous tunisino sta nel fatto che varia a seconda delle zone: nella zona del mare si cucina con il pesce, nel nord con l’agnello, al sud con la carne di manzo. Ci sono poi diversi tipi di cous cous: quello con il kaddid, la carne secca, con l’osben, interiora ripiene di riso, erbe e spezie, il cous cous con la sardina farcita, quello con la sardina molto piccola piuttosto che il cous cous con carne di agnello, manzo e pollo. Ci sono anche delle tipologie di cous cous dolce, con melograno, datteri e frutta secca”.
Nella parte dedicata alla letteratura, la giornalista e scrittrice Francesca Bellino ha presentato il suo libro “Sul corno del rinoceronte”, pubblicato per la prima volta dieci anni fa, e tradotto anche in arabo grazie alla casa editrice Al Mutawassit del poeta palestinese Khaled Soliman Al Nassiri, presente all’incontro. A moderare, Maria Luisa Parisi, antropologa della cooperativa Cidas. “Questo libro è nato prima della Rivoluzione – ha raccontato l’autrice -: i riferimenti a quanto stava accadendo in Tunisia li ho aggiunti dopo: mi sembrava importante, in un momento in cui tutto il mondo arabo guardava alla Tunisia come esempio”. Bellino ha ricordato i diversi temi affrontati nel suo romanzo, tra cui quello del diritto alla mobilità, sempre attuale: “Per chi vive nella sponda sud del Mediterraneo, si tratta di un diritto a cui spesso non si ha accesso”.
E’ stato poi proiettato il film “La giusta distanza” (Carlo Mazzacurati, 2007), a cui è seguito un dibattito con la presenza dell’attore Ahmed Hafiene. Quest’ultimo ha raccontato la sua carriera in Italia, iniziata dapprima con un ruolo in francese e poi è stato chiamato per recitare in questo film. Allora non sapeva l’italiano, per cui seguiva delle lezioni di italiano accelerate la mattina e girava il film la sera. Per lui questo è stato un film d’adozione, perché tramite esso è stato adottato nel cinema italiano. Inoltre gli è valso una candidatura al David Donatello come attore non protagonista. Ha inoltre ricordato il regista Mazzacurati, venuto a mancare qualche anno fa e del grande rapporto che avevano; di come Mazzacurati nei suoi film parlasse della figura dello straniero.
L’evento si è concluso con musica live durante cui il musicista Ali Belazi si è esibito con percussioni, accompagnato da Taha Ennouri e Omar Ben Soltane alla console. L’ultima canzone è stata la debka palestinese: un omaggio alla Palestina, che sarà protagonista del prossimo evento del collettivo.
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