Habibi, a Tunisi lo spettacolo di Silvia Barreiros sulla violenza coniugale nella società tunisina

L'opera è stata resa possibile grazie al sostegno della cooperazione svizzera, in partneraiato con il Teatro dell'Opera, il Teatro nazionale tunisino, il ministero dell'Educazione e le associazioni tunisine che lottano contro la violenza sulle donne, tra cui l'Associazione delle donne democratiche (Afd) e la Lega della difesa dei diritti dell'uomo.
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Non voglio più essere chiamata Habibi (amore) il mio nome è Arianne”. Forse non sono le parole esatte della protagonista, ma il concetto è estremamente chiaro e conclude la pièce. La donna, vittima di un marito violento per tutta la rappresentazione, negli ultimi minuti lo affronta e ritrova la sua dignità. Cosa succederà in seguito, se lo lascerà o meno, non ci è dato di sapere, ma è in qualche modo un lieto fine.

Habibi di Silvia Barreiros, Theatre National Tunisien, a Le 4eme Art, propone un tema attuale: la violenza coniugale nella società tunisina. In una scena si sente in sottofondo una notizia per radio di un femminicidio avvenuto recentemente nel Kef, purtroppo non un episodio isolato. In teatro i protagonisti mostrano con uno sviluppo psicologico e temporale potente, la sequenza di un amore. Dal corteggiamento al matrimonio, dal rispetto ai primi episodi di mancanza di rispetto, fino ad una violenza fisica e psicologica. Che disturba e fa riflettere: su come una coppia sia arrivata ad un punto cosi drammatico. Sulle cause di questo annuncio di tragedia e anzi di un dramma che si ripete quotidianamente e non si placa con il passare degli anni.

L'allestimento del palco dello spettacolo Habibi

Il set è una sala da bagno, con una vasca dove lei si rifugia esausta; dove lui la segue, la molesta, a volte persino la picchia e sempre la sminuisce. Lei che era una donna indipendente, con un posto prestigioso, laureata, un master, lui sicuramente con meno capacità e successo, lui che forse si sente inferiore. Non è richiesto giustificare, ma ci si indaga sul perché di tanto accanimento, si soffre con la protagonista, che ha per tutto lo spettacolo la fronte corrugata e un linguaggio corporeo sottomesso. Lui fisicamente più forte, usa ogni pretesto per umiliarla. Lei che deve controllare i suoi gesti in società, non parlare più con nessuno né fare ormai alcun gesto per non incorrere, una volta a casa, nelle ire del marito.

Uno spettacolo intenso, sferzante, faticoso, potente, che coglie le sfumature psicologiche di una coppia che per anni funziona in modo malsano. La cronaca, lo specchio di tanti matrimoni, la descrizione di una singola situazione che mette il focus su un problema reale.

Una scena tratta dallo spettacolo "Habibi"

Il progetto è stato realizzato dalla compagnia Apsara (Svizzera), Thérap’Art (Tunisia) e il Théâtre Sindjab (Algeria). Il testo e la messa in scena sono di Silvia Barreiros, drammaturga Chéma Ben Chaaben, assistenza e coordinamento di Amel El Fargi. L’opera è stata resa possibile grazie al sostegno della cooperazione svizzera, in partneraiato con il Teatro dell’Opera, il Teatro nazionale tunisino, il ministero dell’Educazione e le associazioni tunisine che lottano contro la violenza sulle donne, tra cui l’Associazione delle donne democratiche (Afd) e la Lega della difesa dei diritti dell’uomo. Silvia Barreiros si è ispirata al materiale raccolto in due stage di improvvisazione teatrale svoltesi tra Tunisia ed Algeria.

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