Quando mi dicono che Sofia sarebbe arrivata a Tunisi per una settimana mi sono detta subito che sarebbe stata la mia occasione per intervistarla e raccontare la sua storia ai lettori de L’altra Tunisia.
Quando ho sentito parlare di lei dai suoi famigliari, il pensiero che ho avuto sin da subito è che la sua fosse una bella storia, fatta di coraggio e determinazione, che valeva la pena di essere raccontata.
Sofia Zina nasce 21 anni fa in Liguria, da mamma italiana e papà tunisino, ha un fratello più grande, Majdi e una sorella più piccola, Sonia. All’età di 11 anni la famiglia si trasferisce ad Hammamet: Sofia si ritrova in un nuovo e diverso capitolo della sua vita. All’inizio ha frequentato dei corsi di arabo e francese da una maestra privata, siccome è arrivata in Tunisia a febbraio le scuole erano già cominciate e così ha potuto sfruttare i primi mesi per imparare le lingue. All’inizio pensava che avrebbe frequentato la scuola italiana a Tunisi, ma in seguito hanno optato per la scuola Internazionale a Jardin de Carthage, con sistema francese, pertanto il francese era d’obbligo per potersi iscrivere a settembre. Sofia riesce ad imparare sia il francese che l’arabo e a settembre viene iscritta regolarmente. Frequenta la scuola con successo, e dopo poco tempo è già la prima della classe! Mi racconta che lei si era prefissata l’obiettivo di concentrarsi e di raggiungere ottimi risultati e così è stato.
Integrarsi invece con i compagni di classe non è stato immediato: appena arrivata percepiva una certa diffidenza nei suoi confronti, i compagni di scuola tra di loro parlavano tunisino e Sofia non lo capiva benissimo, pertanto era anche un problema di comunicazione e il primo anno è stata abbastanza sola. Conosce in seguito una ragazza che parla italiano, poi al Collège stringe amicizie sempre con persone con doppia nazionalità, ha amicizie variegate tra loro, chi aveva vissuto in Inghilterra, chi in Belgio, chi in Svizzera, chi in Italia, mentre per legare con i tunisini trova ancora difficoltà, forse per una questione di lingua, forse una questione di mentalità. Le sue amicizie hanno vissuto all’estero come lei e si sono trovate per svariati motivi in Tunisia, c’era un’esperienza simile di base, anche se i Paesi di provenienza cambiavano.
A Montpellier c’è una comunità maghrebina numerosa, così Sofia a volte replica i piatti tunisini per sentirsi “a casa”: la Tunisia comunque ce l’ha sempre nel cuore. Quando viene in Tunisia in vacanza la nonna paterna le prepara le pietanze da portare in Francia e quando Sofia apre la scatoletta sente “l’odore di casa”! I coinquilini, attirati dal buon profumo, le chiedono cosa stia cucinando e lei risponde “i piatti di casa”! A Montpellier non ha nessun compagno della scuola Internazionale: hanno scelto indirizzi di studi diversi e sono andati per la maggioranza a Tolosa, però sono in contatto e si incontrano. I Tunisini che sono riusciti a partire hanno ottenuto il visto grazie al Bac francese, anche se non è stato facile ottenerlo: chi non ha la doppia nazionalità, ha passato l’estate a fornire documenti e molti non sono potuti partire perché non hanno un garante o famigliari in Francia oppure non avevano 70 mila dinari sul conto.
Sofia è una ragazza molto determinata ma dolce, con le idee molto chiare e una lucidità di pensiero non comuni. La sua doppia appartenenza la rende fiera di chi è e ci tiene a dire che è italo tunisina quando si presenta. Ragazze come Sofia mi fanno sperare per un futuro migliore e mi auguro che mia figlia le assomigli un po’! Sofia, ti auguro il meglio per la tua vita e sono sicura che raggiungerai tutti gli obiettivi che ti sei prefissata, sei una ragazza molto speciale!
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