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Aida Louati : « L’Erasmus a Roma un’esperienza bellissima. Vorrei ritornarci»

Sei mesi a Roma, in Erasmus : ho scoperto che Roma e Cartagine sono due città gemelle, che si assomigliano molto, sia a livello monumentale, che dell'aria che si respira, quest'atmosfera che parla del proprio passato.

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« La passione per la lingua italiana mi è stata trasmessa dalla mia insegnante al liceo. L’avevo scelta come lingua opzionale, studiandola per due anni arrivando al livello B1. Poi l’ho scelta come prima lingua all’università. L’amore per il Belpaese mi stato trasmesso dal mio ragazzo, quando avevo 17 anni ». Aida Louati, 26 anni, di Ariana ma originaria di Sousse, studentessa con una Laurea triennale in lingua, letteratura e civiltà italiane e ora al Master in Comunicazione interculturale, ha trascorso sei mesi a Roma in Erasmus, per immergersi in questa cultura così tanto amata da lontano. La sua biblioteca – che mi mostra in videochiamata con orgoglio – riflette questa sua passione : da Pirandello – « mi ha cambiato la vita con il suo pensiero » – ad Ammaniti, Susanna Tamaro, fino alla Divina Commedia. « Libri che ho trovato al fripe (il mercato dell’usato, ndr) a Cité el Khadra, vicino all’università, o che mi hanno regalato amici ed amiche italiani, come Salvatore Mugno, che si è occupato del poeta siculo – tunisino Mario Scalesi».

« Ho voluto andare a Roma con il progetto Erasmus perché è caput mundi : ha dietro di sé una grande Storia. Vivendoci ho scoperto che Roma e Cartagine sono due città gemelle, che si assomigliano molto, sia a livello monumentale, che dell’aria che si respira, quest’atmosfera che parla del proprio passato. L’acqua a Roma è stata una sorpresa : per le fontane che si ritrovano ad ogni strada, ogni 200 metri, e da cui si può bere direttamente ». Da molto tempo Aida sognava di venire in Italia : « Purtroppo prima non ne avevo l’ooportunità. All’inizio ammetto che è stato un po’ uno shock culturale : mi mancava la Tunisia. Ho visitato i luoghi più importanti di Roma, sono stata al Duomo di Milano. Ma i primi mesi ero un po’ sulle mie, ‘nella mia conchiglia’. Poco prima di dover tornare, sono uscita da quest’ultima, un po’ in ritardo. Per questo mi piacerebbe tornarci un’altra volta. Il tempo che mi sono abituata a tutti i cambiamenti e a viverci, sono dovuta rientrare ».

Aida a Zaghouan

« Avevo una borsa di studio che mi ha permesso di fare questa esperienza. Per l’allggio, l’ho cercato prima di partire e ho trovato una stanza presso una famiglia georgiana, in zona Parioli, ma poi mi sono trasferita da una famiglia italo tunisina, ma non lo rifarei : quando si è all’estero è meglio non vivere con i propri connazionali ». Aida è stata a Roma da settembre 2021 a marzo 2022. « Gli sguardi delle persone – Aida indossa l’hijab, ndr – all’inizio mi hanno un po’ destabilizzata, non volevo più uscire, li sentivo tutti addosso. Non ho avuto episodi di aggressioni o violenze, erano proprio solo degli sguardi. Ho vissuto un episodio sgradevole in posta, dove ero entrata per effettuare un pagamento. L’operatrice, vedendomi con il velo, mi ha detto che non c’era quella funzionalità, poi quando in italiano le ho spiegato che esisteva in tutte le poste, ha cambiato atteggiamento ». E aggiunge : « Ciononostante gli italiani non sono come i francesi rispetto al tema del velo, sono più tolleranti. Anche in Tunisia il velo non è sempre ben visto : io lo indosso da tre anni, e molti docenti universitari tunisini non sono stati contenti della mia scelta, alcuni non mi parlano più. Una volta ero al Ministero degli Affari sociali come interprete e la donna che lavorava lì mi guardava molto male ».

Tornando all’Erasmus, « Sono stata molto contenta di questa esperienza : è stata un arricchimento. Vorrei ringraziare la professoressa Silvia Bullo : le sue lezioni sono state eccezionali, su come comportarsi e comunicare con l’Altro, nelle diverse culture e società . Ho anche capito che lo sguardo di una persona diversa da se stessi ti può cambiare. Mentre tornavo in Tunisia, sulla macchina noleggiata che mi portava al porto, l’autista, Antonio, mi ha detto che aveva l’impressione che fossi una persona noiosa, invece poi abbiamo discusso di politica, delle donne tunisine e ha cambiato idea ». E continua : « L’Italia per me rappresenta da un lato il contesto multiculturale ideale per applicare ciò che ho studiato, dall’altro mi permetterebbe di sviluppare ulteriori competenze linguistiche . Sto ultimando la mia tesi, centrata sulla lingua maltese, lingua di contatto tra italiano, tunisino ed arabo. Mi piacerebbe molto iscrivermi al Master in traduzione e interpretariato all’Università degli studi internazionali di Roma . Ormai la conosco come città » .

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