Ramadan: più atmosfera e senso di condivisione in Tunisia o all’estero?
In questo articolo voglio condividere con i lettori una chiave diversa di vivere Ramadan. Il primo mese sacro che ho vissuto era nel 2004, il primo giorno cadeva proprio nel mio ultimo giorno del viaggio di nozze. Rientrati a casa di mio suocero mi restavano ancora due settimane da trascorrere in Tunisia. Ricordo con una punta di nostalgia quel periodo: mio marito per pranzo, mi preparava sempre un’insalata, uova e tonno o altre pietanze fredde e mi lasciava mangiare in camera. Ammetto che mi sentivo in imbarazzo, ma non praticando il digiuno facevamo così. Non mangiavo né bevevo davanti a nessuno e men che meno per strada.
Un pomeriggio stavamo per andare in città ed io mi ero messa un top, faceva molto caldo, ricordo l’imbarazzo di mio marito nel chiedermi di mettere una maglietta a maniche corte, spiegandomi che le spalle andavano coperte per buon costume e rispetto. Mi sono sentita una vera imbecille in quel momento: come avevo potuto non pensarci?Il buon senso avrebbe dovuto guidarmi.
In quelle due settimane, ogni sera eravamo invitati a cena da qualcuno: era stato molto carino, il più bel Ramadan che io ricordo. Nel mio cuore, avevo comunque una specie di senso di colpa a condividere la cena con chi aveva digiunato tutto il giorno e poi cucinato per ore nel caldo, nella sete e nella fame. Facevo fatica a comprendere come si potesse essere così felici in quello che io vedevo come un grande sacrificio.Ricordo che noi portavamo le bibite, dolci e frutta e si passava sempre una bella serata.
I seguenti mesi sacri li abbiamo passati a Lugano. Non avevo nessuna idea di come si svolgesse e sono rimasta piacevolmente sorpresa. In Moschea si portavano i cibi pronti per chi viveva solo e magari lavorando tutto il giorno non riusciva a cucinare, non avendo proprio il tempo per farlo.
La cucina durante il mese di Ramadan prevede diverse ore di preparazione, anche se non deve diventare un banchetto, ha comunque diverse portate per poter sopperire alla mancanza di cibo e acqua di tutto il giorno. Soprattutto in Europa, con l’ora solare in vigore, le ore di digiuno erano di più rispetto agli altri paesi. Ricordo un anno che l’Iftar era alle 21.00, la giornata era infinita. L’atmosfera della moschea era davvero bella, di condivisione, di pace.
Nonostante questo si pensava sempre con nostalgia al Ramadan nel proprio Paese natale, che sarebbe stato ancora più bello e gioioso.
Quando siamo venuti a vivere in Tunisia ed è arrivato il mese sacro, Yasmine aveva pochi mesi.
Ricordo bene la difficoltà a fare la spesa: i negozi restavano chiusi per tante ore, ognuno faceva orari diversi. Oggi è tutto cambiato: quasi non ci si accorge che è Ramadan, gli orari restano più o meno gli stessi di sempre, tranne che per gli uffici statali, strutture bancarie e assicurative che lavorano mezza giornata.
L’atmosfera è molto cambiata: ricordo l’anno scorso che avevo avuto il problema della connessione internet per mesi ed ero andata in agenzia, avevo trovato l’impiegata al primo giorno di Ramadan appena aperto il negozio con la faccia tesa le mani sulla testa e l’empatia di un brontosauro ed era in digiuno da qualche ora… Oggi la gente si vede più sofferente e nervosa, sarà che i tempi cambiano e le esigenze sono diverse, le ore lavorative più lunghe (nei negozi) e la gente più stanca dopo anni difficili.
Le cene con le famiglie che si riuniscono non ci sono praticamente più. Certo qualcuno invita ancora, ma magari la figlia invita il papà e la mamma, non è la grande famiglia attorno al tavolo di decenni fa. La condivisione sta venendo a mancare, ognuno guarda per sé e resta con la sua famiglia.
Una cosa che faccio fatica a concepire sono le nuore straniere che vivono qui e si presentano all’ora dell’Iftar e mettono le gambe sotto al tavolo senza dare una mano nella preparazione della cena, nonostante non facciano il digiuno, oltre a perdere una parte importante e “rubare” delle belle ricette tradizionali, la trovo una mancanza di empatia.
Non possiamo dimenticare di parlare dei bambini che vengono abituati al digiuno praticando mezza giornata alla volta. A dipendenza di come si sentono possono saltare la colazione oppure il pranzo, la loro gioia nel provare a praticare è da vedere!
In conclusione ricordo che il mese sacro è da considerarsi un’astenersi non solo da cibo, acqua, fumo e rapporti intimi, ma anche da pettegolezzi e cattiverie, un mese dove si riflette e ci si eleva spiritualmente per diventare (e restare) persone migliori. Dormire tutto il giorno e stare alzati di notte non è lo scopo di Ramadan.
Sereno Ramadan a tutti, comunque e ovunque!
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