Le mie tre scelte al JCC: Winou Baba, Aicha e Sulla terra leggeri
WINOU BABA di Jilani Saadi
Halim, rozzo e ingenuo bambinone quarantenne, fa l’impiegato comunale nella città di Bizerte e vive ancora con l’anziana madre. Tre abitudini inviolabili segnano e scandiscono le sue giornate: le sessioni interminabili di ascolto delle canzoni dell’egiziano Abel Hamil, per il quale cova un’ossessiva devozione, le partite alle trottole ( les toupies) con la sua strampalata banda di amici capitanata dal pittoresco leader ”De Gaulle”, e i pranzi consumati con ingordigia accanto alla tomba del papà, con il quale intrattiene delle conversazioni alle quali il defunto genitore partecipa attivamente e non senza una certa dose di irriverenza.
Un giorno, l’estemporanea e folgorante apparizione della bellissima Ons nella fila dell’ufficio comunale presso il quale presta servizio cambierà il corso della sua vita. Questa inaspettata casualità farà infatti sorgere nel protagonista la suggestione e il desiderio di sposarla, prospettiva che gli permetterebbe oltretutto di mettere un termine al suo mai interrotto celibato. Tale prospettiva sarà presto avallata dalla mamma che, malgrado il significativo divario anagrafico ed estetico tra i due, riuscirà ad organizzare un tempestivo fidanzamento.
A dir poco esilarante la surreale scena del primo appuntamento romantico tra i neo-fidanzati, durante il quale Halim, dopo essere riuscito a congedarsi dalla sua compagnia di amici che lo reclama con insistenza per andare a giocare alle trottole, offrirà un suo improbabile autoritratto alla sua futura consorte, si incaponirà col cameriere per avere una cannuccia di colore giallo e cercherà di capire se Ons intende sposarlo deliberatamente e non in ragione di costrizioni parentali.
Il giorno del matrimonio, qualcosa andrà storto: Ons non intenderà uscire da camera sua per rendersi alla cerimonia, suscitando la collera di suo padre che, dopo aver sfondato la porta, le taglierà parzialmente la sua bella chioma con un rasoio elettrico, inducendola di li’ a poco a rasarsi integralmente i suoi lunghi capelli rosso vermiglio. Halim, di fronte a tale circostanza, incredulo e irrassegnabile, si confinerà dentro camera sua, dove, dopo aver consumato il primo coito coniugale con uno strano oggetto oblungo in gommapiuma a cui apporrà occhi, labbra, reggiseno e mutandine, passerà inconsolabilmente diversi giorni a consumare pantagruelici pasti e a guardare cruenti filmati televisivi di terroristi islamici.
Qualche giorno dopo, ancora vestito con lo smoking nuziale, lo sventurato protagonista di questo film si farà forza, deciderà di valicare la soglia della sua stanzetta-bunker e farà ritorno alla vita con rinnovato entusiasmo.Il secondo turning point del film si verifica nel momento in cui Ons, col suo nuovo taglio punk e con ancora indosso il velo bianco, si metterà alla ricerca di Halim al fine di porgergli le sue scuse nella speranza di ottenere un’utopica riconciliazione. La ragazza lo ritroverà intento a inanellare una serie di shottini col suo amico de Gaulle in prossimità del mare, e, una volta rimasta sola con lui, dopo aver bevuto smodatamente anch’essa, gli confesserà il proprio turbolento e trasgressivo passato marcato dall’alcool e dalla prostituzione.
Halim non sembrerà particolarmente interessato né impressionato da tali rivelazioni e accetterà di buon grado la possibilità di celebrare un secondo matrimonio, organizzato stavolta in maniera non istituzionale dai suoi amici ed officiato in pompa magna da ‘’ De Gaulle’’ sulla spiaggia bizertina. Durante la prima notte di nozze, passata in una bettola allestita dai suoi buffi sodali, non tutto andrà come da previsioni: un piccolo particolare, apparentemente futile e irrilevante, farà degenerare ancora una volta il corso delle cose in maniera a dir poco rocambolesca.
La fine del film conoscerà uno scenario tragicomico e fellinianamente grottesco, difficilmente immaginabile e in imprevedibile contraddizione rispetto a quelle che sono le caratteristiche della personalità di Halim che emergono durante il film e che apprendiamo progressivamente a riconoscere e ad apprezzare. Per quanto il film sia altalenante sotto il piano dell’intensità, il repertorio comico é significativamente apprezzabile in quanto riesce ad unire un surrealismo delirante e paradossale ad una narrazione in continua ed eccentrica mutazione. Il lungometraggio risulta fluido e gradevole anche nella misura in cui la recitazione e la qualità della fotografia non lasciano a desiderare contribuendo così alla conservazione nello spettatore di un ricordo nitidamente positivo di quest’originale opera del maestro Saadi.
AICHA de Mehdi M. Barsaoui
La ventenne Aya vive con la sua famiglia a Tozeur e da anni si occupa del relativo sostentamento economico facendo prova di un forte spirito di abnegazione. La madre, donna estremamente esigente che le vorrebbe affibbiare un marito molto più anziano, congiuntamente al padre, signore sommesso, apatico e inghiottito in uno stato catatonico, non hanno consentito alla loro unica figlia di continuare i propri studi e la privano di ogni prospettiva di reale emancipazione. Un giorno, mentre Aya attraverserà la tratta Tozeur-Tamaghza con una corriera privata appartenente all’hotel per cui lavorava, un incidente farà precipitare il veicolo in un ripidissimo dirupo.
Il furgoncino terminerà il proprio capottamento molti metri più in basso in una piccola ansa a mezz’altezza, e, qualche minuto dopo, una volta che la protagonista sarà riuscita a uscire dall’autovettura e a divincolarsi miracolosamente verso un angolo sicuro, il pullman finirà a valle esplodendo. Al suo risveglio, Aya tenterà di invocare aiuto ai soccorsi intervenuti qualche metro sotto di lei ma, qualche attimo dopo, attinta da una provvidenziale epifania, deciderà di risalire in cima e di proseguire il suo cammino, non smentendo il suo decesso e facendo perdere le sue tracce. Tornata di nascosto nell’hotel dove prestava servizio, il cui direttore é anche il suo amante, uomo molto sfuggente e misterioso, Aya intercetterà le parole di quest’ultimo con le quali esprime telefonicamente tutta la propria euforia per il lauto assegno che riceverà dall’assicurazione in ragione del decesso dei suoi impiegati nell’incidente.
Lei, esterrefatta e basita, al fine di vendicarsi preleverà un’ingente somma di denaro dalla cassaforte dell’hotel, coprirà il suo viso con un velo che lascerà scoperti solo i suoi grandi occhi neri e deciderà di recarsi a Tunisi in cerca di una nuova vita. Nella capitale, dopo aver brevemente soggiornato in un hotel, in seguito a numerosi tentativi, Aya riuscirà ad ottenere la possibilità di visitare un appartamento che dovrebbe condividere con la giovane proprietaria, l’affabile e accogliente Loubna, alla quale si presenterà come Amira. Una volta installatasi nel suo nuovo domicilio, durante una cena, Aya non declinerà la proposta della sua nuova coinquilina di uscire per andare a bere un bicchiere insieme a due suoi amici e si appresterà dunque a immergersi nell’universo della mondanità notturna di Tunisi.
Uno dei due ragazzi presentatole da Loubna si chiama Rafiq, uomo molto facoltoso e influente, il quale sin da subito non risparmierà né comportamenti lusinghieri verso di lei né contemplazioni ammirative della sua bellezza e del suo fascino. Ben presto, I quattro si rivedranno in occasione di una serata in discoteca. Aya, percorrendo il locale per andare in bagno, si ritroverà a posare a lungo il suo sguardo su un uomo poggiato al bancone del bar a qualche metro di distanza, che, rapidamente, una volta accortosi di essere l’oggetto dell’attenzione della ragazza, comincerà a sua volta a fissarla profondamente.
Aya deciderà di proseguire il suo cammino per recarsi in bagno e l’uomo non indugierà a intercettarla per chiederle se si fossero già visti in un’altra occasione. Aya risponderà negativamente ed eluderà il triplice tentativo del ragazzo di abbordarla. In questo frangente, Rafiq, visibilmente alterato e accecato dalla gelosia, interverrà aggredendo fisicamente il malcapitato seduttore in modo impetuoso e barbaro. Il parapiglia si accenderà innescando l’intervento della polizia che farà evacuare il locale. Rafiq si volatilizzerà ma qualche attimo dopo tornerà verso Aya per fornirle severe istruzioni su come comportarsi durante il colloquio con la polizia che di li’ a poco avrà luogo. Durante l’interrogatorio, Rafiq la convincerà bruscamente ad affermare dinanzi alle autorità di essere stata aggredita sessualmente dal ragazzo che poco prima aveva tentato di approcciarla.
Come farà Aya per celare la propria identità alla polizia, visto che ufficialmente dovrebbe risultare deceduta ? Cosa farà Aya quando scoprirà che l’uomo che ha cercato di sedurla e che lei ha accusato di aggressione sessuale é stato ucciso la sera stessa da Rafiq, da alcuni buttafuori e da alcuni agenti di polizia ? Cosa succederà dunque adesso con Rafiq ? Come si comporterà Aya quando la sua famiglia verrà a conoscenza del fatto che la figlia é ancora viva e che si recherà a Tunisi per incontrarla ?
Il film ha riscosso un grande successo tanto al JCC e sta ottenendo riconoscimenti e premi significativi nel circuito dei festival internazionali. L’assoluto potenziale dello script di tale lungometraggio é brillantemente capitalizzato dal regista Bersaoui che ha saputo guadagnarsi l’attenzione e gli apprezzamenti di pubblico, critica e stampa grazie all’originalità e all’intensità del ventaglio drammatico del suo prodotto, e, indubbiamente, in virtù dell’idoneità della scelta degli attori. ‘’Aicha’’ é un moltiplicatore di tensione e di colpi di scena che sfiorano a piu’ riprese l’apogeo, nonché flusso tumultuoso e disorientante capace di tenere lo spettatore col fiato sospeso durante le due ore di proiezione.
L’attenzione e l’immedesimazione dello spettatore sono a mio avviso catalizzati sapientemente grazie all’autenticità degli scenari e dalle realtà che vengono rappresentati, i quali risultano fenomenologicamente plausibili e verosimili. Chapeau !
Sulla terra leggeri de Sara Fgaier
Gian é un affascinante professore sessantenne di etnomusicologia vittima di una amnesia che oscurerà i ricordi del suo passato. Sua figlia Myriam e il suo nipotino Elyas si trasferiranno temporaneamente a casa sua per assicurargli assistenza e compagnia e al fine di sostenerlo nel suo frastagliato percorso di ricostruzione mnesica. A tale scopo, Myriam gli consegnerà alcuni suoi diari risalenti a quarant’anni prima che potrebbero aiutarlo a contrastare il blackout nel quale é dolorosamente avviluppato e che lo porta a determinare azioni strambe, inusuali e segnate da un profondo turbamento, conseguenza tangibile del suo stato di disorientamento e di alienazione.
La lettura dei diari innescherà l’emersione di alcuni flashback che lo porteranno a riesplorare il suo trascorso sentimentale legato a Leila, giovane ragazza tunisina dagli occhi malinconici che un giorno, ‘’sotto la sferza del solleone’’, per citare Vittorio De Sica, farà vibrare il suo cuore facendolo follemente innamorare di lei. Mano a mano che la lettura del suo journal intime avanza, le reminiscenze cominceranno a ricomporsi e a prendere forma e, in questa sua odissea mentale, oltre a ripristinare nella sua memoria il lungo momento passato in romantica compagnia di Leila in una spiaggia italiana, Gian si rammenterà del momento più amaro e lacerante di questo incontro.
Il loro amore, infatti, non potrà che rilevarsi impossibile, e, per ragioni non rivelate, Leila dovrà prendere un treno che la porterà molto lontano. I due si lasceranno con la promessa di rivedersi precisamente sei mesi dopo, stabilendo l’appuntamento presso il Manar di Sidi Bou Said, al tramonto. A differenza di Jean, però Leila non si presenterà all’appuntamento. Tempo dopo, quando Gian avrà già cominciato un’altra relazione sentimentale, Leila tornerà a farsi viva tramite una cartolina in cui, ammettendo il suo ritardo, gli proporrà un nuovo appuntamento, proposta alla quale il protagonista non si sottrarrà.
Senza fornirvi altri dettagli, vi invito ad andare a vedere questo film dell’italo-tunisina Sara Fgaier, non certamente privo di momenti avvincenti e di circostanze commoventi che ne impreziosiscono la suggestiva e appassionante traiettoria narrativa. L’unica pecca, a mio avviso, é rappresentata dal fatto che la fluidità del film é parzialmente compromessa dalla scelta di apporre a più riprese lunghe sequenze di archivio, il cui contenuto non risulta facilmente intellegibile né realmente relazionabile con la storia alla quale assistiamo, la quale, essendo notevolmente coinvolgente, poteva essere esibita senza sfilacciamenti e in maniera dunque meno frammentaria.
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