Tra reti da pesca, inchiostro e mare, Steven Steyn ha trovato a Tunisi il luogo in cui far coincidere due vite che altrove sembravano parallele. Pescatore e artista sudafricano, Steyn è approdato sulla costa tunisina, dove il Mediterraneo è al tempo stesso spazio di lavoro, fonte di sostentamento e archivio visivo. A inizio dicembre ha esposto a La Marsa, al ristorante Au bon vieux temps, in occasione dell’Exposition d’art Gyotaku, inaugurata con un vernissage che ha trasformato lo spazio espositivo in un dialogo aperto tra arte, natura e gesto artigianale.
Il gyotaku – antica tecnica giapponese di stampa diretta dei pesci – è il cuore della sua ricerca. Steyn non lo utilizza come semplice esercizio formale, ma come pratica di ascolto e restituzione. «Il pesce non è un soggetto, è un incontro», racconta. «Non sto cercando di rappresentarlo, ma di registrare il momento in cui le nostre strade si incrociano». Ogni stampa nasce da un contatto reale, immediato, in cui il corpo dell’animale lascia la propria traccia sulla carta, senza mediazioni.
Le opere esposte a La Marsa – razze, pesci luna, piccole specie costiere – sembrano sospese tra documento scientifico e poesia visiva. Appese alle pareti verdi dello spazio, dialogano con la luce naturale, i tavoli apparecchiati, la vita quotidiana che continua intorno. Non c’è distanza museale: il pubblico cammina, osserva, mangia, parla, mentre le immagini raccontano un mare vissuto, attraversato ogni giorno.
Steyn pesca lui stesso gli animali che stampa, seguendo ritmi e stagioni. «Il mare ti insegna l’umiltà», dice. «Non prendi quello che vuoi, prendi quello che arriva. Il gyotaku funziona allo stesso modo: non puoi forzarlo». La stampa diventa così un’estensione della pratica della pesca, un gesto lento e rispettoso, lontano da ogni idea di accumulo o spettacolarizzazione.
Vivere a Tunisi è stata una scelta quasi naturale. «Qui il Mediterraneo è ancora una presenza concreta, non un’immagine», spiega. «È lavoro, memoria, cibo. Questo cambia anche il modo in cui fai arte». La città, con le sue stratificazioni culturali e la sua relazione quotidiana con il mare, offre a Steyn un contesto in cui la sua ricerca trova senso e continuità.
Il vernissage di dicembre ha segnato non solo un momento espositivo, ma anche un incontro tra comunità diverse: pescatori, artisti, curiosi, abitanti del quartiere. In questo intreccio di sguardi, il gyotaku di Steven Steyn ha mostrato la sua forza silenziosa: non raccontare il mare come mito lontano, ma come spazio di relazione, fatto di corpi, gesti e tracce. «Se guardi bene una stampa», conclude, «stai guardando il mare che ha toccato la carta».
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