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Crisi olivicola in Tunisia: gli agricoltori sospendono la raccolta delle olive

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Diversi agricoltori tunisini hanno sospeso o boicottato la raccolta delle olive nel corso della campagna olivicola 2025-2026, denunciando il crollo dei prezzi proposti dai frantoi e ritenendo che le tariffe non coprano i costi di produzione. Questa situazione, che mette a rischio la stagione agricola e i redditi dei produttori, ha suscitato una reazione formale da parte del Parlamento: lo riporta Webdo.

I prezzi dell’olio d’oliva attualmente proposti nei frantoi si collocano, secondo l’Ufficio Nazionale dell’Olio, tra gli 11 e i 14 dinari al litro, a seconda della qualità e della regione. Per molti agricoltori, questi livelli restano troppo bassi per coprire i costi di produzione e garantire un margine sostenibile; alcune aziende stanno persino valutando di sospendere completamente la raccolta finché le condizioni di vendita non miglioreranno.

Questa pressione sui prezzi arriva in un momento in cui la Tunisia registra un’importante produzione olivicola: la precedente campagna 2024-2025 aveva già raggiunto una produzione stimata di 340.000 tonnellate, provocando un calo dei prezzi sul mercato interno.

Secondo fonti del settore, questa diminuzione dei prezzi ha portato alcuni produttori a ritardare o interrompere la raccolta, ritenendo economicamente non sostenibile vendere la propria produzione a prezzi inferiori al costo di produzione. Questa situazione non è nuova: già nella campagna precedente, il tasso di avanzamento della raccolta era stato limitato, con un impatto diretto sulla qualità e sul volume finale degli oli prodotti.

Ripercussioni sulla raccolta

Di fronte alla gravità della crisi, la Commissione per l’agricoltura, la sicurezza alimentare, l’acqua e la pesca dell’Assemblea dei Rappresentanti del Popolo ha inviato una lettera per chiedere la convocazione di una riunione d’urgenza con il governo. Questa seduta, prevista per il 15 dicembre 2025, dovrebbe riunire rappresentanti dei ministeri dell’Agricoltura, delle Finanze e del Commercio per analizzare le cause del crollo dei prezzi e individuare misure rapide per stabilizzare il settore.

I parlamentari hanno definito la situazione una minaccia per la pace sociale nelle regioni rurali, sottolineando la necessità di un’analisi approfondita delle politiche di fissazione dei prezzi e dei meccanismi di sostegno agli agricoltori.

Oltre alla contestazione dei prezzi, il settore olivicolo tunisino deve affrontare sfide più ampie, tra cui l’aumento dei volumi esportati ma una diminuzione dei ricavi derivanti dalle esportazioni, dovuta al calo dei prezzi sui mercati internazionali. Tra novembre 2024 e marzo 2025, ad esempio, nonostante l’aumento delle esportazioni, i ricavi sono diminuiti di circa il 25,8%, illustrando chiaramente la pressione sui margini dei produttori.

Articolo tradotto con ChatGPT

© Riproduzione riservata


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