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La Biblioteca Paul Sebag: un pezzetto di Tunisia tra i colli bolognesi

Il centro custodisce i libri dello storico e sociologo franco-tunisino. Una preziosa eredità che mantiene vivo il legame tra il Paese nordafricano e Bologna, città in cui vivono “Italiani di Tunisia” e seconde generazioni.

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Il “Centro Amilcar Cabral” – biblioteca, sala studio, sala convegni e molto altro – è un gioiellino a ridosso del centro storico di Bologna, sulla strada che sale verso i colli. Questa graziosa palazzina in mezzo al verde ospita il Fondo Paul Sebag: una intera stanza dedicata a libri, riviste, foto e documenti sulla Tunisia, per la gioia di ricercatori e studenti, ma anche di semplici appassionati.

Come mai questa preziosa eredità sia finita a Bologna è una storia che assomiglia a certi romanzi familiari. Paul Sebag, storico e sociologo, nasce a Tunisi nel 1919 da una famiglia ebraica tunisina, figlio di un avvocato naturalizzato francese. Sposa Diana Gallico che proviene dalla comunità italiana di Tunisi: comunista e anticolonialista lui, comunista e antifascista lei, partecipano alla costruzione della Tunisia indipendente prima di trasferirsi a Parigi dove Sebag insegna all’università prima di dedicarsi totalmente alla ricerca.

Alla sua morte, nel 2004, gli eredi si trovano di fronte al problema comune a molti figli di intellettuali di quella generazione: cosa fare della mole di libri e archivi lasciati dai genitori, adesso che le grandi case di famiglia di una volta, con le loro spaziose biblioteche, non esistono più e figli e nipoti abitano modesti appartamenti urbani? Una parte dei volumi di Sebag trova accoglienza presso l’Alleanza israelitica di Parigi e un’altra presso l’Università della Manouba di Tunisi. Poi spunta il terzo polo, l’Italia. Spiega la Direttrice del Centro Cabral, Elena Tripodi: “Nel 2007 veniamo contattati dalla figlia di Paul, Renée Sebag, e dalla nipote di Diana, Sonia Gallico.” Per capire come Renée e Sonia, abitanti l’una a Parigi l’altra a Roma, siano arrivate a Bologna bisogna ricordare che qui vivono famiglie di “Italiani di Tunisia”. Tra loro “seconde generazioni”, figlie di emigrati italiani di ritorno, venute a studiare all’Alma Mater e rimaste a Bologna, poi diventate a loro volta docenti universitarie, come le sorelle Licari e le sorelle Contento. Sono i legami tra queste “seconde generazioni” della diaspora italo-tunisina, sparse per l’Italia e l’Europa, che hanno portato al Centro Cabral un pezzo dell’eredità di Paul Sebag.

La storia della Biblioteca Sebag è strettamente intrecciata con quella della Tunisia dell’ultimo decennio, quasi un destino li legasse insieme. Racconta Elena Tripodi: “Nel 2008 abbiamo inaugurato il Fondo Sebag con un evento intitolato ‘Memoria contro l’integralismo’. Il titolo voleva anche essere una risposta indiretta alla contestazione avvenuta nel 2006 all’inaugurazione del Fonds Sebag presso la facoltà di Lettere della Manouba. Sono intervenuti in quell’occasione Habib Kazdaghli e Sivia Finzi, lui storico tunisino, lei italiana e italianista, ambedue docenti alla Manouba, e Silvana Contento, dell’Università di Bologna, nata e cresciuta in Tunisia e che con la Tunisia ha avuto un rapporto strettissimo per tutta la vita. É lei che in tutti gli eventi organizzati in relazione al Fondo Sebag portava il profumo della Tunisia, sotto forma di erbe, spezie, dolci.” Una pluralità di voci voluta perché, sottolinea Elena Tripodi: “Caratteristica di Sebag come persona e come studioso era il pluralismo –  culturale, etnico, religioso – che si riflette nei libri che gli eredi ci hanno donato. Si tratta di 950 volumi – molti non reperibili in Italia – che noi abbiamo catalogato (e in parte digitalizzato) in collaborazione con i colleghi francofoni con la prospettiva di un catalogo unico. Comprendono libri di storia e sociologia urbana, relazioni di viaggio, arte e archeologia, ebraismo, tutti legati alla Tunisia e al Nord Africa.

Copertina del libro "Tunis - Histoire d'une ville" di Paul Sebag

Tre anni dopo l’inaugurazione della Biblioteca Sebag ecco la Rivoluzione tunisina del 2011 che il Centro Cabral segue da vicino con una fitta serie di iniziative: presentazione di libri, seminari, dibattiti. Possiamo dire che il Centro Cabral ha un legame speciale con la Tunisia? Elena Tripodi non ha dubbi: “Assolutamente sì. Al di là del Fondo Sebag abbiamo moltissimi libri e continuiamo ad acquistarli. Il nostro ultimo incontro “in presenza” prima del lockdown pandemico si intitolava ‘Tunisia: laboratorio di dibattito su islam e democrazia’ pensato all’interno di un ciclo su ‘Religioni e città’”.

Ricordo a Elena un incontro meno recente, del 2015, con Marcella Emiliani, storica del Medio Oriente. Si intitolava: “Tunisia: l’unica Primavera araba riuscita?” C’era un punto interrogativo … Elena Tripodi non nasconde il suo dispiacere. “Non si vedono cose piacevoli oggi. Vedo il paese molto in bilico, molto sacrificato. Non so se ce la farà ad uscirne. O se dovremo dire che la Tunisia è stato l’ultimo paese delle primavere arabe a capitolare.

Resta il bisogno urgente di conoscerlo meglio, questo paese: la sua storia e la sua società, la sua cultura e la sua religione, le sue città e le sue minoranze. Per tutto questo il lascito di Paul Sebag oggi è più prezioso che mai.

 

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