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“Migrazioni e culto della forza: una strategia normalizzata? Conferenza e dibattito a Tunisi di Jean-Pierre Cassarino e Riadh Ben Khalifa

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Giovedì 16 gennaio, l’Institut de Recherche sur le Maghreb Contemporain (IRMC), ha ospitato una conferenza-dibattito dal titolo “Migrazioni e culto della forza: una strategia normalizzata?”, che ha visto confrontarsi due volti e due menti estremamente esperte all’interno del panorama storico, sociologico e delle scienze umane e politiche più in generale. Stiamo parlando dei ricercatori e professori Jean-Pierre Cassarino e Riadh Ben Khalifa, “celebrità” nel contesto e negli studi riguardanti le migrazioni e le politiche migratorie.  Una precisazione: ci tengo a sottolineare che la scelta di utilizzare la parola celebrità non è assolutamente casuale, né iperbolica, ma un fatto dovuto al riconoscimento dell’importanza che Cassarino in particolare ha nel contribuire allo svilupparsi della letteratura in quest’ambito di ricerca; i suoi studi e i suoi articoli scientifici, infatti, oltre a essere pubblicati sulle più importanti riviste scientifiche del campo, sono citati continuamente da parte dell’accademia e contribuiscono a formare una classe dirigente informata nel panorama europeo.

Arrivato da Varsavia, dove insegna presso il prestigioso Collège d’Europe, il professor Cassarino ha aperto il dibattito affermando che, sebbene sia ormai condiviso il consenso sull’esistenza di violenze legate alle politiche migratorie, il suo obiettivo è andare oltre questa constatazione. Intende, infatti, esplorare e approfondire percorsi di analisi meno evidenti e spesso trascurati, senza dare risposte definite, bensì aprendo la discussione a riflessioni, donando esclusivamente spunti, suggestioni e proposte di pensiero.  La sua riflessione comincia con una sacrosanta constatazione che dovremmo imparare a normalizzare e fare un po’ più nostra: esiste una profonda convergenza tra i Paesi europei e quelli del Maghreb (Marocco, Algeria e Tunisia), sicuramente in tanti termini, ma senza distaccarci dall’oggetto del presente articolo, in campo geo-politico, geo-strategico e in particolare per tutto ciò che riguarda le politiche migratorie.

I Paesi del Maghreb: guardiani dell’Europa?

Gli interessi europei sono saldamente legati alle azioni e decisioni dei loro vicini dall’altra parte del Mediterraneo tanto che, proprio per assumere credibilità e potere nei confronti della cosiddetta Mamma-Europa o Fortezza-Europa a seconda dei punti di vista, si può facilmente notare come a partire dagli anni 2000 si sia sviluppata una tendenza alla promozione di politiche migratorie indirizzate verso la lotta contro la migrazione irregolare, assumendo quindi il ruolo di guardiani dell’Europa.  La Tunisia in questo si fa pioniera dal momento che già a partire dagli anni ’70 promuove una legge che prevede il delitto di uscita irregolare dal Paese, a differenza dei suoi vicini, Marocco e Algeria, che lo introducono rispettivamente nel 2003 e nel 2008-2009.

La convergenza riguarda inoltre una serie di atteggiamenti comuni messi in atto sia da parte dei Paesi dell’Unione Europea, sia da parte dei Paesi maghrebini: la securitizzazione delle frontiere, la criminalizzazione del diritto d’asilo e dei flussi migratori, la banalizzazione delle violenze e l’accentuazione delle ineguaglianze. La conferenza procede con un pubblico in ascolto e stimolato dalle continue provocazioni e riflessioni di Cassarino, che non dà risposte, ma offre stimoli intellettuali e segue un ragionamento ben specifico per incoraggiare un dibattito successivo, con l’attenzione e la cura di un professore con la P maiuscola.

Ripensare le politiche migratorie

I 30 minuti volano, ma costituiscono una fonte di ispirazione per pensare e ri-pensare alcuni concetti del mondo che ci circonda, in relazione alle politiche migratorie e alle loro implicazioni e conseguenze. Esse potrebbero infatti essere concepite come il fondamento di una società giusta, democratica, dignitosa. Tuttavia, attorno a questo nucleo devono nascere idee e pratiche che pongano al centro la tutela dei diritti, senza dimenticarsi che non è limitando o addirittura negando i diritti degli stranieri che si proteggono i diritti dei propri cittadini. Questa è solo una triste strumentalizzazione e politicizzazione della realtà migratoria.

L’istituto di ricerca sul Maghreb contemporaneo propone continui incontri e dibattiti. Per restare aggiornati basta seguire le loro pagine Facebook, Instagram e LinkedIn.

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