Teresa Gerardi e Hamdi Sghaier: il rispetto reciproco alla base della nostra coppia
Teresa Gerardi, 24 anni e Hamdi Sghaier, 27 anni, si sono conosciuti all'Università di Ferrara. « Nessun litigio su questioni legate alla religione, tradizioni o cultura. Non ci condizioniamo l'un l'altro e ci rispettiamo molto. Per i figli ? Non deve esserci superiorità di nessuna religione, insegneremo entrambe e poi sceglieranno loro »
Teresa Gerardi, 24 anni, neo laureata in Medicina e chirurgia, di Castel Lagopesole (Potenza), e Hamdi Sghaier, 27 anni, di Braada (Mahdia), sono una giovane coppia italo – tunisina. Si sono conosciuti all’università di Ferrara, dove abitano attualmente, quasi per caso. Teresa infatti con altre studentesse si occupa dell’accoglienza delle matricole, o meglio, degli studenti di origine straniera che vengono in Italia a proseguire gli studi, aiutandoli a districarsi con la burocrazia e ad inserirsi nell’ambiente universitario. Per diversi anni segue gli studenti provenienti da Camerun, Togo e Nigeria, per poi essere spostata nell’accoglianza agli studenti del Maghreb. Ed è proprio a una festa di accoglienza di questi ultimi, nel dicembre 2017, che conosce Hamdi : « Lui voleva mettere delle canzoni al computer, non parlava ancora bene l’italiano. Poi mi ha ricontattata qualche giorno dopo, e abbiamo cominciato a frequentarci ».
« Io vengo da un paese molto piccolo – racconta Teresa – non c’erano compagni di origine straniera nella mia classe. Ma mi è sempre piaciuto entrare in contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo. Qui a Ferrara sono entrata in contatto con gruppi di diverse nazionalità, ma prima del 2017 non conoscevo arabi o musulmani ». Alla famiglia non dice subito di frequentare un ragazzo musulmano : « Sono figlia unica, non è stato semplice comunicare ai miei genitori questo aspetto, perché quando ci siamo fidanzati c’erano molte notizie islamofobe, quindi ho temporeggiato. L’ho detto loro dopo cinque mesi. Mio padre non ha detto nulla, mentre mia madre, che è molto praticante, mi ha fatto diverse domande più sul versante pratico – religioso , in particolar modo in caso di figli futuri. Non mi ha detto ‘ah ti farà mettere il velo’ o altro. Credo fosse un po’ spaventata dal ‘diverso’, dato che abitando in un piccolo paese, non ha la possibilità di entrare in contatto con molte persone di origine straniera. Ma quando l’ha conosciuto, i suoi timori sono svaniti »
Hamdi racconta del suo arrivo in Italia : « Per venire in Tunisia ho ottenuto il livello B2 di italiano, ma una volta arrivato ho frequentato ancorra un corso di italiano qui, cercavo di strae con inquilini italiani, per imparare meglio la lingua. La comunità studentesca tunisina tende a stare un po’ sulle sue, invece consiglio sempre ai miei connazionali di lanciarsi, di praticare la lingua. Mi sono laureato in Economia, e ora sto frequentando la magistrale, sempre nello stesso ambito. Non ho mai ricevuto un centesimo dalla mia famiglia : grazie alle borse di studio e a diversi lavori fatti, mi sono sempre mantenuto da solo. Ho lavorato come cameriere e come rider, per Amazon, passato delle estati a raccogliere la frutta. Non ho problemi, mi adatto : non è che avendo una laurea mi rifiuto di svolgere determinati lavori ». E aggiunge : « L’Italia mi ha dato tutto : mi sono laureato, sto lavorando, ho trovato l’amore. Mi sono sempre trovato benissimo, non mi sono mai successi episodi di razzismo. L’Italia mi ha aperto tante possibilità. Quando avevo 18 anni e guardavo le partite di calcio alla tv, sognavo di poterle un giorno vederle dal vivo, ma andare all’estero, chiedere un visto, costava molto. Qui con 30 euro posso prendere un volo low cost e realizzarlo. Ciò che in Tunisia era un sogno, qui può essere la normalità ».
« Quest’anno a Ramadhan sono rientrato in Tunisia : i miei amici lavorano in ufficio e guadagnano 600 dt al mese (circa 181 euro), che vita possono fare ? Tutti cercano di emigrare, di avere altre opportunità. Lì la vita è diventata cara in rapporto agli stipendi. Un giovane tunisino che viene in Italia può studiare, laurearsi e poi trovare un lavoro, e se in Italia non ha questa opportunità, si può provare in Francia, Svizzera o Austria ». La maggior parte degli studenti tunisini a Ferrara, raccontano i due ragazzi, frequentano Scienze della comunicazione : Teresa e le altre ragazze addette all’accoglienza cercano di spingerli a studiare qualcosa che poi possa davvero inserirli nel tessuto sociale : « Stiamo consigliando di fare i corsi per OSS, una figura molto ricercata e ben retribuita. Molti ci hanno provato e hanno poi trovato lavoro e si sentono gratificati per questa scelta ».
Sull’essere una « coppia mista », Hamdi afferma : « Ci sono tante coppie di questo tipo, formate da giovani. Nella nostra generazione non c’è più lo stare assieme per i documenti, ma ci si sceglie perchè quella persona merita il mio amore. E’ vero che c’è ancora questo fenomeno, soprattutto se c’è una grande differenza di età tra i due partner, e per colpa di queste persone, noi giovani, regolari, che non abbiamo doppi fini, subiamo dei pregiudizi. Gli uomini tunisini poi si sono un po’ stancati dell’atteggiamento di alcune ragazze tunisine, che già dal fidanzamento chiedono gioielli d’oro e guardano molto quello che si può dare a livello materiale. Non vogliamo più questo tipo di relazione, se possiamo avere una relazione con qualcuno che ci ama anche se non abbiamo nulla, una persona che ci rispetta, multiculturale e aperta di mente ».
« Prima di conoscerlo – ‘confessa’ Teresa – non sapevo di questo fenomeno, di questi matrimoni per ottenere i documenti italiani. Poi ne ho sentito parlare da alcune ragazze nord africane che vivono qui, che mi hanno messa in guardia, dicendomi di stare attenta perchè ‘loro’ vogliono i documenti. Ma se una persona viene in Italia con un visto di studio, non ha queste ‘esigenze’ « . E continua : « Il primo anno era molto spaesato, sembrava un ragazzo uscito da una bolla di sapone. Ad esempio anche nel modo di approcciarsi alle ragazze, cose che qui sono naturali, erano strane per lui, come andare a fare un giro in centro da soli, all’inizio non era a suo agio. Sembrava uscito da un mondo diverso, ho notato queste differenze con i ragazzi europei ».
I pregiudizi, li nota più Teresa : « Sono i classici stereotipi : mi farà convertire, mi dovrò coprire, dovrò stare a casa, non mi lascerà fare nulla…. non da parte dei giovani, ma da conoscenti di 50 – 60 anni ». E aggiunge : « Ci sosteniamo a vicenda nei momenti difficili. Non litighiamo per problemi legati alla religione, cultura o tradizioni. Ci rispettiamo molto, non ci condizioniamo l’un l’altro. Ad esempio festeggiamo sia Natale che le feste musulmane. Hamdi è entrato anche in Chiesa al funerale di mio nonno. Per eventuali figli futuri, ci abbiamo pensato e ne abbiamo parlato : entrambi teniamo alla nostra religione. Non deve esserci superiorità di una delle due, insegneremo entrambe e poi decideranno loro ».
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