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Tunisia: più di una casa su 10 non ha accesso all’acqua potabile. La campagna di International Alert “L’acqua è un diritto costituzionale”

La Costituzione tunisina garantisce al popolo il diritto all’acqua, ma la mancanza di politiche pubbliche inclusive, le infrastrutture e la (mala) gestione nelle aree marginalizzate sta lasciando tanti cittadini assetati. L'allarme di International Alert

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L’acqua è un diritto costituzionale”: è il nome della campagna presentata a Tunisi dalla ong International Alert in partnership con l’associazione Nomad08. Gli ultimi studi sul tema mostrano che più di una casa su 10 in Tunisia attualmente non dispone di acqua potabile, nonostante la Costituzione del 2014 garantisca questo diritto. Il numero aumenta nella regione di Kasserine, dove due su cinque case non sono collegate all’acqua potabile.

La campagna è stata presentata a conclusione del progetto Rafforzamento della partecipazione democratica alla gestione dell’acqua nella regione di Kasserine. Un lavoro accompagnato dalla realizzazione del documentarioKasserine water of dignity”, Kasserine acqua della dignità“ del regista Samed Hajji. Il documentario mostra l’accesso ineguale all’acqua potabile a Kasserine – una regione con una popolazione di 110.000 persone situata tra i monti Jebel e Chambi -, così come l’inquinamento industriale e il suo impatto sulle risorse idriche.

Kasserine, in lontananza il monte Chambi - photo credits Giada Frana

È necessario creare una vasta alleanza di associazioni per difendere il diritto all’accesso all’acqua per le regioni marginalizzate – sottolinea Olfa Lamloum, direttrice di International Alert in Tunisia -. C’è bisogno di uno sviluppo ambientale sostenibile e di un’alternativa che fermi l’impoverimento del livello idrostatico, risultato degli attuali metodi di produzione. Kasserine è terza a livello nazionale per quanto riguarda la frequenza delle interruzioni dell’erogazione dell’acqua. La ricerca Il sistema dell’acqua in Tunisia, prodotta da Alert International, spiega invece il quadro legislativo della gestione dell’acqua. Lo studio ha dimostrato che l’84% delle case in Tunisia sono collegate all’acqua potabile, mentre a Kasserine questa proporzione si abbassa, arrivando solo al 60%. La fornitura della città è compromessa da una perdita di acqua del 30%.

L’articolo 44 della Costituzione tunisina del 2014 garantisce il diritto all’acqua (l’articolo recita: “Il diritto all’acqua è garantito. La preservazione dell’acqua e il suo utilizzo ragionevole sono un dovere dello stato e della società”, ndr) ma nonostante ciò, sette anni dopo la sua ratifica, le politiche e la legislazione non sono state riviste per garantire l’accesso all’acqua per tutti i cittadini, senza eccezioni. I successivi governi non hanno adottato nessuna politica pubblica e partecipativa per razionalizzare la gestione delle risorse idriche, implementando una distribuzione equa tra le regioni o assicurando i diritti delle future generazioni. Questo nonostante le proteste di rilievo constatate in più regioni marginalizzate, molte delle quali sono state represse o in cui si è mandato ingiustamente a processo i manifestanti. Il Codice dell’acqua della Tunisia istituito nel 1975 rimane in in atto, nonostante i suoi limiti.

Necessario un nuovo codice dell’acqua e un approccio partecipativo sul tema

La creazione di un nuovo codice dell’acqua – ha ribadito Alaa Marzouki, direttore esecutivo di Nomad08 – deve essere urgentemente accelerata, adottando un approccio partecipativo, per ridurre le disparità e assicurare il diritto di accesso all’acqua per le regioni marginalizzate. La ricerca consiglia l’assegnazione dei fondi necessari per garantire il diritto all’acqua, applicando il principio chi inquina deve pagare e forzando le imprese industriali a ridurre l’uso dell’acqua.

La campagna di sensibilizzazione di International Alert Tunisia la si ritrova sotto l’hashtag #water_is_a_constitutional_right. Il progetto dell’acqua in Tunisia è uno dei quattro progetti pilota portati avanti da International Alert con fondi di Sida. Gli altri progetti pilota stanno prendendo forma in Libano, Giordania e Asia centrale.

Qui il documentario “Kasserine, acqua della dignità”.

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