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Veronica Polizza : il mio Erasmus a Tunisi durante la pandemia

Veronica Polizza, 22 anni, di Cagliari, racconta la sua esperienza Erasmus + in Tunisia in un periodo non certo semplice. « La Tunisia bisogna amarla, con tutte le sue contraddizioni. Mi sento più vicina a un tunisino che a un nord europeo ».

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Studiando arabo e francese all’università, la Tunisia per lei rappresentava il Paese perfetto in cui esercitare queste due lingue : non troppo distante dall’Italia e con una mentalità più aperta rispetto ad altri Paesi arabi. E così Veronica Polizza, 22 anni, di Cagliari, studentessa alla Triennale di Lingue e culture per la mediazione linguistica all’Università di Cagliari, la sceglie come meta per il suo Erasmus + . Peccato che il periodo non era dei migliori : subito dopo la partenza, a marzo 2020, scoppia la pandemia Covid – 19. L’Erasmus quindi non va proprio secondo i suoi piani : « E’ andato malissimo – racconta la studentessa -, non è stato un vero e proprio Erasmus, tanto che molti studenti sono rientrati in Italia con i voli di rimpatrio, mentre io ed altri due ragazzi abbiamo deciso di rimanere ugualmente.

Ma è stato difficile : l’università tunisina della Mannouba non rispondeva, non c’erano lezioni on – line, nessun tipo di materiale su cui studiare e siamo rimasti in lockdown per due mesi e mezzo. L’Erasmus sarebbe dovuto durare sei mesi, da febbraio a luglio. I corsi di lingua che avrei dovuto frequentare in questi mesi, in parallelo alle lezioni all’università, erano sospesi. E non è stato nemmeno possibile prolungare l’Erasmus, data la situazione pandemica che non ci aveva permesso di viverlo appieno. L’università ci ha imposto di dare lo stesso gli esami, nonostante non avessimo frequentato le lezioni . E così ho deciso di ritornare in Tunisia a settembre 2020 per poter frequentare i corsi di lingua che mi ero proposta di seguire durante i mesi di Erasmus ».

La medina di Tunisi di sera. Photo credits Veronica Polizza

« Sono comunque stata fortunata in un certo senso perchè ho studiato alla cattedra di italianistica e lì hanno avuto un po’ pietà per la situazione in cui ci eravamo trovati nostro malgrado, però poi una volta rientrata in Italia ho avuto difficoltà a far riconoscere i crediti perché si domandavano come avessimo fatto senza frequentare le lezioni. Sono ripartita a settembre 2020, approfittando del fatto che potevo seguire le lezioni universitarie italiane on line, per potermi iscrivere al corso di arabo alla Bourguiba School, per migliorare la consocenza di questa lingua, ma il Covid ha bloccato molti corsi : il numero di studenti ovviamente era diminuito, così non tutti i livelli potevano partire. Tra cui il mio, partito a gennaio 2021, che ho frequentato fino a marzo ». Non è il solo ostacolo che Veronica trova durante la sua permanenza : per legge infatti si può rimanere in Tunisia come turista per tre mesi, superati i quali, per uscire dal Paese, si deve pagare una penale di 20 dinari a settimana (circa 6 euro). Una cifra che può sembrare irrisoria, ma se accumulata per mesi diventa importante.

« La Bourguiba School mi chiedeva di essere in regola, ma allo stesso tempo non mi dava la documentazione che attestava che ero una loro studentessa. Se si vuole stare in Tunisia come studenti per più di tre mesi, bisogna lottare. Essendo una scuola statale, non voleva prendersi questa responsabilità e così ci suggerirono di iscriverci ad altre scuole private. Ho dovuto scrivere una lettera indirizzata al direttore in cui dichiaravo che, terminati i corsi, mi assumevo la responsabilità di qualsiasi cosa sarebbe successa, dato che sareri stata sul territorio tunisino ‘illegalmente’, superando i tre mesi. Una volta la segretaria mi ha detto che avrei dovuto sposare un tunisino per regolarizzare la mia posizione. L’organizzazione della Bourguiba è un po’ scadente : è successo che alcuni ragazzi venuti apposta dalla Francia sono rientrati in quanto i corsi del loro livello non erano partiti, e nessuno li aveva avvisati. Ma la qualità dell’insegnamento della lingua araba è alta ».

Il porto di Bizerte. Photo credits Veronica Polizza

Per Veronica non era la prima volta in Tunisia : « Ci sono stata per la prima volta nell’estate del 2019, attraverso un progetto del servizio civile internazionale di scambi giovanili : una settimana a Djerba e tre a Tunisi. Ero a Tunisi quando ci fu l’attentato in Avenue Bourguiba, lì mi sono un po’ spaventata e per un mese e mezzo ho avuto paura di tornare, ma poi sono riuscita a combattere questi pensieri negativi. A Djerba siamo stati in un centro giovanile : ovviamente stando lì non si scopre la vera Tunisia. Da studentessa ho conosciuto meglio la Tunisia, comprese le sue precarietà ».

Veronica durante l’Erasmus + affitta una stanza in un appartamento a Bab El Khadra, un quartiere popolare in centro a Tunisi : « Una casa vicino al mercato, al fripe, nel quartiere si potevano vedere montoni da combattimento per strada o sui tetti. Molti tunisini stessi mi dicevano che avrei dovuto cambiare casa, perché lì non c’era sicurezza, ma sono rimasta. Alla fine ho constatato che la zona era in realtà abbastanza tranquilla : a parte il primo mese in cui c’è stato un pestaggio sotto casa, poi non è successo nulla. Trovare una casa in affitto a Tunisi non è semplice : spesso sono appartamenti non arredati, dopo tante ricerche e dopo averne visitato parecchi, senza letto, cucina e così via, mi sono detta che quella era la scelta migliore : è vero, era vecchia come casa, ma era equipaggiata e in più il proprietario era sempre disponibile. L’università non ci ha aiutato a cercare un alloggio : volevano mandarci ai foyer (le residenze studentesche, ndr), ma sono noti per la fatiscenza e per la mancanza di una vita privata. Per i primi due giorni sono stata in un bed&breakfast e poi ho trovato questa casa assieme a un’altra ragazza ».

Sidi Bou Said. Photo credits Veronica Polizza

A giugno 2020 le restrizioni allentano e Veronica riesce a viaggiare e visitare davvero la Tunisia : « Mi spostavo con la mia coinquilina. Da sola sono tornata a Djerba : ad ogni modo mi sono sempre sentita sicura a girare. Avevo ottenuto la borsa di studio per l’Erasmus : 700 euro al mese, una cifra che in Tunisia si triplicava : non li ho spesi tutti, ma ho pensato anche al futuro, ai mesi in cui sarei ritornata ». Veronica, dopo l’esperienza alla Bourguiba School, rientra in Italia a luglio 2021, con il desiderio di ritornare in questa terra  per svolgere la sua tesi di laurea: « Si tratta di una tesi linguistica, sull’influenza del francese nel sistema scolastico tunisino ».

« La Tunisia bisogna amarla, con tutte le sue contraddizioni. Trovo che la gente non sia mai arrabbiata e che a livello culturale Tunisi offra moltissimo, c’è sempre qualcosa da fare. Mi interessa molto la cultura araba, trovo le tradizioni tunisine molto interessanti. Mi piace vedere queste nuove realtà per poterne poi parlare ai miei concittadini e sfatare un po’ di pregiudizi. Ad esempio quando chiedono ‘perchè tutti vengono qua’, io ora posso spiegare le motivazioni che ci sono dietro. C’è anche chi, sapendo della mia esperienza, dà anche pareri non richiesti della serie ‘io non ci andrei mai in quei Paesi’, e allora spiego che ci dividono meno di 300 km, e che abbiamo tantissime cose in comune, più di quanto si creda. Io, dal punto di vista delle tradizioni e culturale, mi sento più vicina a un tunisino che a un nord europeo »

Bab Bhar, la porta d'ingresso della medina di Tunisi. Photo credits Veronica Polizza

Tre le difficoltà maggiori riscontrate durante il soggiorno tunisino : l’impossibilità di ottenere un permesso di soggiorno come studentessa, l’avere un contratto d’affitto regolarmente registrato e l’oppressione da parte della polizia locale : « L’ultimo periodo viveva con me un ragazzo italiano, musulmano, che, da praticante, aveva la barba : lo han perquisito. La polizia, siccome vivevo con lui, aveva il mio numero di telefono. Avevo paura che, avendo superato i tre mesi di permanenza, mi potessero poi fare ulteriori problemi e non mi lasciassero più entrare in Tunisia. Per fortuna non è andata così ». Agli studenti che vogliono imbarcarsi in questa esperienza, Veronica consiglia : « Bisogna sapersi adattare, evitare di stare con gli europei o in quartieri abitati da europei, se si vuole davero imparare la lingua e immergersi nella cultura locale. Se si vuole frequentare una scuola di lingua consiglio di informarsi bene prima di partire se i corsi siano stati attivati davvero o meno. E di non avere le stesse aspettative a livello di servizi , rispetto a come si svolgono in certe parti d’Italia. Bisogna poi ragionare in dinari, comprare al mercato invece che ai supermercati. Studiare in Tunisia è un’ottima esperienza per chi vuole migliorare il proprio livello di arabo ».

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