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“Kasserine, water of dignity”: il documentario di International Alert sull’accesso all’acqua in questa regione marginalizzata

Quaranta dinari: è il prezzo di una tanica d'acqua potabile in queste zone, ma che non tutti possono permettersi. Kasserine è terza a livello nazionale per quanto riguarda la frequenza delle interruzioni dell'erogazione dell’acqua. Un problema che non riguarda solo questa regione, ma tutta la Tunisia.

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Un documentario di soli dodici minuti, ma che riesce a toccare diversi temi e a fare capire cosa gli abitanti di Kasserine debbano subire ormai da anni, per quanto riguarda l’ingiusta distribuzione dell’acqua potabile. Si intitola “Kasserine water of dignity”, “Kasserine, l’acqua della dignità” ed stato realizzato dalla ong International Alert Tunisia.

Il documentario – in bianco e nero – si apre mostrando una donna e un uomo che riempiono delle taniche di acqua, che la donna trasporta poi sulla schiena, lasciando una bacinella in terra per dissetare gli animali erranti. Diverse le testimonianze che si susseguono, tra contadini e rappresentanti di associazioni a difesa dell’ambiente.

Fino a 25 km a piedi per procurarsi acqua potabile

La sorgente d’acqua più vicina si trova a tre chilometri da qui – racconta Ahmed Kasoumi -. Quando non c’è più acqua bisogna andare a Dheiana o Thalabet, a 25 chilometri”. Il paesaggio che compare davanti agli occhi è aspro, roccioso, gli alberi scarseggiano.

Raccoglievamo halfa grass (un’erba perenne che cresce nel Nord Africa, della famiglia delle Poaceae, ndr), ma dopo la siccità dello scorso anno non cresce più. Paghiamo 40 dinari per una tanica di acqua sporca – riferisce Tounes, una signora che viveva di questo lavoro a Khanguet El Jazia, El Kamour -. Chi può permettersela paga, gli altri restano assetati per tre o quattro giorni. Hanno installato dei rubinetti, ma poi sono andati via senza far nulla. Vengono dicendo che installeranno delle condutture, ma poi non realizzano niente”.

Una delle nostre principali preoccupazioni qui a Hassi el Farid, più precisamente nei villaggi di Khanguet El Jazia, è la mancanza di acqua potabile – dice Karim Hamdi di Khanguet El Jazia, El Kamour -. Camminiamo per 27 chilometri per avere l’acqua”.

L’inquinamento industriale: quarant’anni di utilizzo del mercurio e le conseguenze sull’ambiente

Nella regione di Kasserine ci sono quindici comuni dove le acque di scarico vengono smaltite nei fiumi. Ciò rappresenta un pericolo per la flora, la fauna e soprattutto gli esseri umani. La fabbrica nazionale di cellulosa e halfa paper è stata fondata nel 1958 – spiega Majed Hagui, rappresentante regionale dell’ambiente a Kasserine -. Ha iniziato la produzione nel 1962, usando diversi ingredienti chimici per sbiancare la carta, tra cui il mercurio, utilizato per quarant’anni. I suoi effetti persistono tuttora: ci sono cinque studi al riguardo, ma mancando i fondi, si sono fermati al livello di ricerca. L’ambizione della regione è di ottenere fondi per oltre 100 milioni di dinari per eliminare il mercurio dalle aree fuori dalla fabbrica”.

Stiamo monitorando l’inquinamento risultante da questa fabbrica dal 2014 – aggiunge Moez Gharsali, dell’associazione per la protezione dell’ambiente e del patrimonio -: abbiamo notato che il livello di inquinamento era alto, ma quest’ultimo è il risultato di più elementi. Il problema a Kasserine è che le autorità regionali hanno condotto delle ricerche solo su un elemento inquinante, il mercurio. Ma sono anche altri elementi inquinanti che hanno colpito la terra, la qualità dell’acqua e l’agricoltura, con conseguenze sulla salute delle persone che vivono in queste aree”.

Utilizzo dell’acqua potabile per irrigare con conseguenze su tutta la popolazione

Questa regione è marginalizzata, le acque di scarico della fabbrica ci hanno distrutto. Per circa quarant’anni queste ultime hanno continuato a scorrere attraverso le terre, non sono mai state contenute nei canali – testimonia Taoufik Medaini, contadino di El Arich -: Il luogo è rovinato e coperto di fango. Se piove, siamo in trappola. La terra è ormai rovinata: era fertile, con piccole foreste, ci approvvigionavamo per le nostre famiglie vivendo di agricoltura. Oggi non c’è più niente, non c’è più nessuno e le case sono deserte”.

Becher Nadar, presidente del gruppo di sviluppo dell’agricoltura di Oued Darb, mostra i canali dove l’acqua scorre: “Questo canale principale distribuisce l’acqua ai contadini. La prima divisione avviene qui: questa parte va al complesso di Oued Darb e ai contadini di Monguar, Bratlia e l’altra parte va a Laarich. C’è un progetto con l’ufficio regionale dell’agricoltura per riparare e rendere sicura questa spartizione, perchè utilizzano delle rocce per bloccare il flusso dell’acqua. Solo questa mattina ho trovato delle rocce, usate per bloccare l’acqua in una sezione per rinforzare il flusso di acqua nella sezione che raggiunge le loro acque. Non non si preoccupano degli altri contadini”.

Abbiamo bacini di acqua per bere, ma non per l’irrigazione – testimonia un altro uomo -. E così gli abitanti che vivono nelle aree rurali utilizzano l’acqua potabile quando vedono le loro piante e i loro alberi morire. Cominciano a rubare l’acqua potabile per irrigare i loro alberi. Ora la fattura dell’acqua potabile normalmente arriva a 15 o 20 dinari. Loro consumano più acqua, il costo aumenta e loro non pagano poi il complesso. Il complesso di conseguenza avrà problemi con la compagnia elettrica: quando non potranno pagare l’elettricità, la toglieranno. Questa è responsabilità dello Stato e dei contadini. Le regioni che soffrono della penuria delle risorse di acqua hanno bisogno di essere rifornite di acqua”.

Questo problema non riguarda solo Kasserine, ma tutta la Tunisia – conclude Moez Gharsali -. L’aspetto più importante è che le decisioni fondamentali accadono al centro, non nelle regioni interessate, nonostante Kasserine abbia persone con delle buone capacità che potrebbero lavorare su una gestione migliore delle risorse idriche”.

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Il documentario "Kasserine, water of dignity"

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