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La storia di Hamdi: salvato dal Cpr, ora rischia l’espulsione

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Proprio in questo momento siamo riusciti a tirare fuori Hamdi dal Cpr di Potenza, ma si è solo tamponata la situazione: rimane ancora il decreto di espulsione, che impugneremo”. Alice Basiglini, vicepresidente e portavoce della ong Baobab experience, è battagliera e non si fermerà finché anche questo tassello non verrà risolto.  Hamdi è stato fortunato in un certo senso, perché aveva una rete di sostegno che si è mobilitata per toglierlo dal Cpr. Ma queste situazioni accadono spesso: erroneamente si pensa che nei Cpr ci siano persone criminali, ma non è così. In realtà si detengono ragazzini come Hamdi che hanno un presente e un futuro nel nostro Paese. Senza contare che questi centri hanno spesso condizioni igienico – sanitarie pessime e non solo. Hamdi ci ha raccontato di giovani rinchiusi lì da mesi che stanno impazzendo, senza nessun contatto esterno. Questo è un caso emblematico di come la legge e in particolare il Decreto Cutro abbiano peggiorato le cose”.

Ma qual è la storia di questo ragazzo e perché ora rischia l’espulsione? Hamdi, 21 anni, è arrivato in Italia nel 2019, irregolarmente, minorenne, dalla Tunisia. “Quando è arrivato in Italia aveva un braccio rotto ed era spaesato. Ha trovato fortunatamente aiuto e supporto presso un negozio, che lo ha messo in contatto con noi e in seguito è stato inserito in una Casa famiglia – continua la vicepresidente di Baobab -.  Il problema di queste strutture è che al compimento della maggiore età, non si può più stare, anche se non si ha un posto dove andare. Così questi ragazzi si ritrovano, da un giorno all’altro,  da soli, in una città che non conoscono, con una lingua che parlano poco e in una situazione pericolosa, con il rischio di cadere nelle mani della microcriminalità organizzata. Hamdi dopo essere stato buttato fuori dalla Casa famiglia, ha vissuto per strada sei mesi, in una situazione di gravissima marginalità sociale, prima di richiamarci e chiederci una mano. E’ proprio in questo periodo, durante i freddi mesi invernali, che ha rubato un cappotto”. 

Convalidato il decreto di espulsione per il furto di un cappotto di due anni fa

Ed è proprio il furto di questo cappotto, in una situazione di necessità, che è stato il “cartellino rosso” che lo ha portato al decreto di espulsione. Un reato minore che per la Questura denota la “gravissima pericolosità sociale del ragazzo”: “Dopo il periodo in strada, lo avevamo inserito in un programma di inclusione sociale. Ha studiato e imparato l’italiano con un’agilità sorprendente, lavorato come aiuto cuoco in diversi ristoranti di Roma. Era in attesa da due anni di ricevere una risposta alla sua domanda di conversione del permesso di soggiorno per attesa occupazione in permesso di soggiorno per lavoro subordinato”. Hamdi infatti si è sempre battuto per avere un lavoro dignitoso con un contratto regolare, nonostante diversi tentativi di sfruttamento da parte di ristoratori. La sua passione per la cucina lo ha portato ad essere selezionato alla Scuola di Fondazione Barilla “Saranno cuochi”, che aveva appena finito di frequentare, ed era in attesa di essere chiamato per lo stage: diversi gli chef, anche di ristoranti stellati, che avevano notato il suo profilo. 

Il rigetto del permesso di soggiorno avviene senza che neanche sia stato considerato il diritto di Hamdi alla protezione speciale, ovvero la profonda e sincera inclusione sociale di un ragazzo che considera Roma casa sua. La Questura ha violato l’art. 5 del Testo Unico sull’Immigrazione, non avendo trasmesso gli atti alla Commissione Territoriale perché valutasse l’esistenza dei presupposti al riconoscimento della protezione speciale per Hamdi. E’ stata un fulmine a ciel serbo che ha fatto precipitare la situazione in poco tempo. E, tra tutte le assurdità di questa faccenda, c’è anche sul fatto che lo abbiano mandato in un Cpr a Potenza e non a Ponte Galeria: sottolinea la volontà di rendere difficile per la rete sociale seguire il caso, ma ce l’abbiamo fatta lo stesso. I nostri avvocati sono corsi a Potenza: dopo aver ascoltato la difesa, il Giudice non ha convalidato il trattenimento in Cpr”. Hamdi era scappato dalla Tunisia perché il padre aveva abbandonato il tetto famigliare, e voleva aiutare economicamente la madre. “Hamdi ha fatto uno dei migliori percorsi di formazione che abbia mai visto fare nella mia esperienza a Baobab – aggiunge Basiglini -. I Cpr sono luoghi dell’orrore ed andrebbero chiusi. Non ci fermeremo qui: impugneremo la non conversione del permesso di soggiorno e presenteremo domanda di protezione. Hamdi aveva una comunità che lo seguiva: se fosse stato un altro ragazzo, sarebbe stato preso e trattenuto nei Cpr e nessuno avrebbe saputo nulla”.

Chiudere i Cpr, abominio giuridico ed umano

Per fare in modo che quanto accaduto ad Hamdi non si ripeta nei confronti di altri migranti, vi suggeriamo di seguire il profilo di Mai più lager – No ai Cpr, che ha recentemente anche lanciato una campagna di presa di coscienza dei medici sulla certificazione di idoneità delle persone migranti alla vita nei Cpr. Per maggiori informazioni: noaicpr@gmail.com:

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